Non ci pensare più, c’è la raccolta differenziata …

Hai mai fatto veramente attenzione a dove butti i tuoi rifiuti?
 
Siamo onesti: quanti di noi possono dire di essersi posti questa domanda? 
Io no, quattro volte su cinque, se in mano oltre a una bottiglietta di plastica ho anche un pezzo di carta accartocciata, butto tutto nel medesimo sacchetto. E poi chi ha la voglia di mettere la mano nel cestino  per recuperare un misero pezzo di carta, magari unto con l’olio della scatoletta di tonno che - rigorosamente - ha dimenticato di sciacquare? 
 
“È solo un pezzetto di carta, che sarà mai”, ma cosa succede se a dirlo siamo in dieci, se non in venti? 
Ecco, io comincerei a temere. Pensateci: la prossima volta nel posto sbagliato potrebbe esserci la bottiglietta di plastica, “abbandonata” nel sacchetto della carta da cui abbiamo dimenticato di toglierla prima di buttare il tutto in quei cassonetti gialli che ci sono simpatici solo perché non ci uccidono con temibili  “sfiatate” ogni volta che li apriamo.
 
Probabilmente l’unico sacchetto che non puoi confondere è quello del biologico, (o dell’umido, o come volete chiamarlo). Tutti sappiamo che lì dentro ci vanno i filtri del caffè della buona vecchia moka, i gusci delle uova, i resti delle verdure – a meno che tu non abbia da sfamare il pollame- e tutto quello che tecnicamente deriva da Madre Natura. 
Ecco, definirei il biologico la redenzione della raccolta differenziata:  se sbagli la raccolta dell’umido, o sei disattento, oppure non lo fai, molto semplicemente. 
 
Poi ammettiamolo: chi come me vive in campagna probabilmente è, in un certo senso, facilitato in quanto, ad esempio, può buttare i torsoli di mela e le bucce delle arance nella fossa del compost in quanto biodegradabili. In città, a Siena per esempio, il colore del sacchetto invita all’attenzione: non dico che ci siano borse di plastica con colori fluo o fosforescenti oltremodo appariscenti, ma il violetto, il verde e il rosa favoriscono l’attenzione. 
 
Si parla solo di questo: attenzione. E magari anche una sana dose di rispetto per l’ambiente e per il resto dell’umanità, perché l’inquinamento nuoce a tutti, in un modo o nell’altro. 
È bene essere attenti a non produrre quantità eccessive di rifiuti, perché comunque la difficoltà di smaltimento permane, così, dobbiamo darci al “riciclaggio fai da te”. A Roma, nell’atrio della Stazione Termini, mi ha colpita l’immagine di una bottiglietta di plastica che diceva: «anche dopo che mi avrai svuotata, continuerò a essere una risorsa». Per quanto mi riguarda, io continuo a utilizzarla finché l’acqua che c’è dentro non sa di plastica, a quel punto forse posso ritenere il caso di smaltirla, ma solo allora, non prima.
 
La buona volontà del cittadino - perché alla fine è anche di questo che si parla -  nei confronti della raccolta differenziata, deriva anche dalla complicità della città o del comune di residenza. Lo scorso anno Legambiente ha premiato i comuni detti “ricicloni”, cioè quelli che hanno raggiunto il 50% nella raccolta differenziata, o perfino superato il 65%, tetto stabilito dal decreto legislativo 152 del 2006. Naturalmente ci sono regioni particolarmente virtuose: Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Quest’ultimo è presente nella “Top 100”  delle località con il più alto tasso di raccolta differenziata e la più bassa produzione di rifiuti pro-capite non solo con i piccoli comuni, ma anche con i capoluoghi. Intanto, anche le Marche stanno scalando la classifica, a seguito della decisione di imporre un tributo di 20€/tonnellata per tutti i rifiuti urbani destinati alla discarica. (Fonte Legambiente)
 
 
 
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