Non ho mai tempo, ma c’è tempo
Natale Saturnale
Siamo prossimi al Natale, un tempo di festa che un po’ ci libera e ci rallenta. Già la religione romana celebrava Saturno e la sua Età dell’Oro con dei festeggiamenti (I Saturnali) che per sette giorni (dal 17 al 23 dicembre) prevedevano banchetti vari e scambi di doni simbolici (le così dette strenne). Spirito e usanze d’altri tempi che coincidono con i nostri. Curioso sapere che durante queste festività anche gli schiavi potevano considerarsi, temporaneamente s’intenda, uomini liberi e avere dunque del tempo libero a disposizione. Forse non siamo molto lontani dalla Roma Domiziana.
Schiavi del tempo
Non abbiamo mai tempo, che scorre ineluttabile e irreversibile, eppure… eppure lo pianifichiamo al meglio per ottimizzarlo e non basta mai, tanto che per qualcuno ventiquattro ore non sono sufficienti per vivere. Il mio tempo è denaro cribbio! Per questo deve essere ben calcolato, investito, suddiviso, pianificato e, terribilmente, sfruttato. Tuttavia anche il miglior tempo cronometrato si consuma e nel mentre, scambio questa sopravvivenza per fugaci ticchettii d’esistenza.
Alla disperata ricerca del tempo ‘libero’ perduto
E se ‘c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole’, secondo il detto biblico, diamo tempo al tempo no? No, non si può. Questo tempo che ho, che appartiene alla sfera dell’avere perché ‘mio’ tempo, va gestito e pianificato. Cerco di organizzare tutto talmente bene che alla fine mi ritrovo a non avere tempo libero. Ma come? Il mio tempo mi appartiene, ne sono proprietario e poi non ne dispongo?
Tutti al gran palazzo del Tempo
Anch’io sicuramente, sto già perdendo tempo a cercare di spiegarmi e voi magari a provare a leggermi. Visto? Tempo perduto. Tempo scaduto. Cattiva pianificazione. Ecco proprio di piani si tratta forse. Pensiamo al tempo come a un edificio, dove alla base (pianterreno) ci sia il passato, al centro il presente, in alto il futuro. Prima di entrarci possiamo vedere da fuori il palazzo nella sua interezza. Giusto? Quindi il tempo sarebbe così indiviso e senza ritagli, un tutt’uno. Solo entrando nel palazzo e prendendo l’ascensore possiamo iniziare a vederne la strutturata pianificazione che noi stessi stiamo scadenzando. Possiamo iniziare a vagare tra i piani. Andiamo al passato, saliamo al futuro, passiamo per il presente e così via senza fermarsi per carità.
Siamo davvero esseri sempiterni, senza tempo, in viaggio su un ascensore
Ci lamentiamo spesso di non avere tempo ma dove ci siamo fermati poi veramente, a quale piano siamo adesso? Che senso stiamo dando al nostro tempo? Per convenzione abbiamo calendarizzato l’esistenza che ha un suo orologio biologico perfetto, e in questa routine ci perdiamo il tempo libero che ci spetta senza accorgerci in quale dimensione temporale stiamo trascorrendo l’attimo presente. Potrei scrivere ma essere tranquillamente nella nostalgia del passato o nella temuta ansia del futuro. Dappertutto ma quasi mai hic et nunc. I Greci avevano due parole per indicare il tempo, Cronos un tempo biologico, sequenziale e di semina e il Kairos, un tempo debito che rimette ciò che è giusto. Fantastici!
Cronos. Il tempo è Titano
Il tempo è davvero un gigante. Nella mitologia Cronos è figlio di Urano (’cielo stellante’, pianeta che continuamente distrugge e crea) e Gaia (terra). Lui è il Dio del tempo della vita, perché legato ai processi biologici. Nella storia per volontà di ora-colo, Cronos è fagocitante, ingoia i suoi stessi figli e fa capire come divori le cose da lui stesso create. Ecco dunque il tempo che (ci) consuma. Un tempo che, dispiega i cicli dell’anno agricolo e della fertilità, ma al tempo stesso, consuma e divora ciò che ha e colui che ha. Questo è il tempo dell’avere che tempo libero non ha. Qualcosa forse torna.
Kairos. Il tempo ‘libero’ di mezzo
Se Cronos ci ha dato e tolto il nostro legittimo tempo di vita (mai avuta), e ci ha fatto schiavi dell’agenda, per noi c’è Kairos. Un tempo debito che risarcisce e rimette quello che è giusto. Kairos significa proprio ‘momento giusto’ o ‘supremo’. Lui è un tempo opportuno e indeterminato, nel quale ‘qualcosa’ di speciale accade. A essere speciale è la sospensione che Kairos stesso realizza. Qualcosa accade, tempestivamente, come occasione. Le azioni sono autonome dal tempo, non tollerano ritardi né rinvii. È il tempo che sfugge al tempo. Siamo nella dimensione dell’essere, nel tempo che si adatta alle circostanze variabili. Il tempo perfetto che è il presente. Nel Nuovo Testamento questo è il tempo nel quale Dio agisce nella nostra vita e ci rimette i debiti.
Quando non ci sono calcolo né programma ma ritmo celeste, ecco davvero realizzato lo Spirito nel/del tempo che scorre in accordo con il nostro destino. L’unico tempo possibile forse è questo dell’essere perché è un tempo che libera, perché è libero di cambiare, perché è libero di essere ora e fuori programma. Certo sarà sempre il tempo che dedicheremo alla nostra rosa a renderla tale e stiamo pur certi che è sempre e solo adesso l’ora giusta per amare.