Olimpiadi di Rio: se la povertà è antiestetica

Dal francese deport : portarsi lontano, uscire fuori dalle mura della città. 
 
L’etimologia positiva della parola sport è ormai un lontano ricordo. Rio de Janeiro, sede delle prossime Olimpiadi, è dilaniata da un terribile fenomeno: los ninos de rua, i bambini di strada, vengono uccisi o fatti sparire. Perché? La povertà è antiestetica. La miseria delle favelas mal si sposa con l’opulenza e il giro di soldi legati all’evento mondiale.
 
Il Brasile non vuole mostrare l’altra faccia della medaglia. Mette le mani sugli occhi e rifiuta qualsiasi tentativo di sfiducia. Né le condizioni di inquinamento delle spiagge, né la diffusione del virus Zika, né tantomeno i gravi danni alle popolazioni indigene sono riusciti a far desistere il governo dall’organizzazioni della manifestazione sportiva. E non si ferma nemmeno di fronte all’innocenza di un bambino.
 
Il crudele genocidio non è sfuggito al Comitato sui diritti dei fanciulli , organismo delle Nazioni Unite che si occupa del rispetto delle leggi sui minori.  La relazione periodica dell’organo internazionale evidenzia le continue violenze nei confronti dei mimori meno fortunati, picchiati, tenuti prigionieri e, nel caso peggiore, uccisi. Dati confermati anche dall’ONG Amnesty international.  È stata perciò lanciata una petizione su Change. Org,  Witnesses not Accomplices ( testimoni, non complici), con cui si vogliono rendere i giochi olimpici un’occasione  per raccogliere fondi per i bambini di strada. La proposta è di destinare il 3% di ogni transazione effettuata per pagare l’enorme macchina commerciale a los ninos de rua.  In caso contrario, l’intenzione è chiedere ai governi del mondo di  boicottare l’evento sportivo. 
 
«Le Olimpiadi sono simbolo di universalità e fratellanza, un'occasione per promuovere i valori della solidarietà e della cooperazione fra i popoli. Non possiamo fingere che siano Olimpiadi normali, non possiamo rimanere in silenzio » recita il testo della petizione. Fermiamo questo gravissimo fenomeno. Non si può essere uccisi perché  non si appartiene a uno status sociale. 
Dal francese deport : "portarsi lontano, uscire fuori dalle mura della città".
 

 Ma anche svago, divertimento, distrazione. L’etimologia positiva della parola sport è ormai un lontano ricordo. Rio de Janeiro, sede delle prossime Olimpiadi, è dilaniata da un terribile fenomeno: los meniños de rua, i bambini di strada, vengono uccisi o fatti sparire. Perché? La povertà è antiestetica. La miseria delle favelas mal si sposa con opulenza e giro di soldi di un evento di tale portata.

 Il Brasile si rifiuta di mostrare l’altra faccia della medaglia. Mette le mani sugli occhi e allontana qualsiasi tentativo di sfiducia. Né le condizioni di inquinamento delle spiagge, né la diffusione del virus Zika, né tantomeno i gravi danni alle popolazioni indigene sono riusciti a far desistere il governo dall’organizzazione della manifestazione sportiva. E non si ferma nemmeno di fronte all’innocenza di un bambino.

Il crudele genocidio non è sfuggito al Comitato sui diritti dei fanciulli ,organismo delle Nazioni Unite che si occupa del rispetto delle leggi sui minori.  La relazione periodica dell’organo internazionale evidenzia le continue violenze nei confronti di minori meno fortunati, picchiati, tenuti prigionieri e, nel caso peggiore, uccisi. Dati confermati anche dall’ONG Amnesty international.  È stata perciò lanciata una petizione su Change. Org,  Witnesses not Accomplices (testimoni, non complici), con cui si vogliono rendere i giochi olimpici un’occasione per raccogliere fondi da devolvere ai bambini di strada. La proposta è destinare il 3% di ogni transazione effettuata a sostegno dell’enorme macchina commerciale a los meniños de rua.  In caso contrario, l’intenzione è chiedere ai governi del mondo di  boicottare l’evento sportivo.

«Le Olimpiadi sono simbolo di universalità e fratellanza, un'occasione per promuovere valori di solidarietà e cooperazione fra i popoli. Non possiamo fingere che siano Olimpiadi normali, non possiamo rimanere in silenzio», recita il testo della petizione. Fermiamo questo gravissimo fenomeno. Non si può essere uccisi perché si ha la sfortuna di stare dalla parte "sbagliata" della barricata

 

di IRENE CALTABIANO

 

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