Ortoterapia, quando la natura è la cura
Tornare alla terra
Chi di voi, immergendo le mani su un terriccio umido (magari da piccoli quando si giocava con la terra) non ha provato quel misto di piacere e benessere che deriva dal contatto diretto con la natura?
L’Ortoterapia non è solo un hobby ma uno strumento importante per la cura di malattie legate agli stati emotivi come lo stress.
Una realtà che si sta facendo spazio in tutto il mondo, dal momento che varie strutture che si occupano di malati, hanno cominciato a munirsi di giardini terapeutici per sostenere diversi tipi di pazienti: dai malati di Alzheimer a chi soffre di depressione, dagli autistici agli affetti dalla sindrome di Down.
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Ma quali sono i benefici dell’ortoterapia?
«I benefici possono essere fisici, perché stare nella natura migliora le capacità motorie, respiratorie e cardiovascolari; intellettuali, perché la cura di questi spazi consente di acquisire nuove competenze, abilità e conoscenze; di tipo emotivo, sviluppando l’autostima».
E infine sociali, perché il giardino migliora la comunicazione fra i diversi soggetti presenti nello spazio terapeutico, spiega Maria Cristina Cesana, docente presso la scuola agraria del parco di Monza.
L’ortoterapia può essere attiva o passiva. Nel primo caso, il paziente partecipa attivamente a annaffiare, piantare, raccogliere… mettendosi in gioco per assistere a risultati di cui è diretto “autore”.
In ballo c’è l’autostima, il miglioramento dell’umore e la capacità di imparare un mestiere green che in alcuni casi favorisce il reinserimento sociale.
L’ortoterapia passiva consiste invece nella “contemplazione” della bellezza paesaggistica, camminando o sedendosi all’interno di un giardino. Un tipo di attività che si unisce alle terapie basate sull’autocontrollo degli stati depressivi o aggressivi.
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A ciascuno il suo
Ma si può parlare di un giardino specifico per ogni paziente?
Assolutamente sì! Gli spazi devono tenere conto delle esigenze delle persone che ne dovranno usufruire. I giardini per i depressi o i malati psichiatrici non prevedono alcun tipo di pianta o oggetto con cui le persone potrebbero farsi del male, mentre quelli per chi è affetto da Alzheimer non devono utilizzare alcuni colori (in questa malattia vi è una compromissione visiva) e devono permettere la completa visuale dei pazienti agli operatori.
Insomma, è proprio il caso di dire che la natura ci dà soluzioni sempre a portata di mano.
A volte, basterebbe fermarsi a contemplare la bellezza che ci circonda, per trovare quelle risposte che potrebbero salvarci la vita.
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