Osservatorio Immagino: come “fotografare” i consumi degli italiani attraverso le etichette dei prodotti
07.06.2017 17:31
Il mercato si caratterizza sempre più per una pioggia di prodotti offerti. Cibo, abbigliamento, tempo libero: il cosiddetto imbarazzo della scelta rischia di rovesciarsi in una condanna, per chi si trova davanti allo scaffale di un negozio e deve scegliere cosa comprare. La scelta si gioca spesso in una manciata di secondi, e questo ha contribuito ad amplificare considerevolmente la fame di informazioni da parte del consumatore. Scelta consapevole sembra diventato il motto.
Dal canto loro, le imprese hanno fatto di necessità virtù: per essere competitive hanno infatti dovuto adeguarsi al doppio imperativo dell’esaustività e dell’appetibilità. Bollini, loghi e tabelle nutrizionali si sono così moltiplicati, dapprima soprattutto per dimostrare la propria diversità dai concorrenti, e successivamente per soddisfare il bisogno di storytelling insito nell’animo umano, che si è rivelato anche leva particolarmente utile in termini di marketing. Quale mezzo più efficace e immediato per far giungere un messaggio al consumatore, se non la confezione stessa del prodotto?
Le etichette costituiscono quindi un patrimonio informativo prezioso, e consentono di ricostruire i diversi target di consumatori evidenziando i fattori che orientano le loro scelte. Ma come mettere a frutto l’enorme mole di dati a disposizione sulle varie confezioni? Il lavoro, certosino e complesso, viene svolto oggi dall’Osservatorio Immagino, nato dalla collaborazione tra GS1 Italy e Nielsen.
Qual è il metodo adottato dall’Osservatorio Immagino?
Questo attinge alle informazioni presenti sulle etichette di un campione dei circa 80mila prodotti di largo consumo digitalizzati da Immagino di GS1 Italy; tra gli elementi presi in considerazione, gli ingredienti, le tabelle dei valori nutritivi, eventuali certificazioni e le istruzioni di utilizzo. Tali dati sono stati incrociati con i risultati delle indagini condotte da Nielsen in riferimento a consumi, vendite e fruizione dei media (Tv- Internet).
Osservatorio Immagino evidenzia quindi in che modo le informazioni raccolte dagli utenti determinano i risultati di mercato, fornisce spunti utili a ottimizzare questa relazione in ambo le direzioni, e individua le tendenze di consumo emergenti.
I numeri dello studio
La prima indagine è stata condotta sui dati dello scorso anno relativi a circa 60mila prodotti di largo consumo che hanno generato 30 miliardi di euro di vendite, pari al 74% del totale proveniente da ipermercati e supermercati. GS1 Italy e Nielsen mirano ad ampliare gradualmente il campione esaminato.
L’identikit dei consumi
Tra gli elementi messi in luce dall’Osservatorio Immagino si rileva l’impiego crescente di prodotti free from: quelli senza glutine, senza sale, e senza grassi saturi, ad esempio, hanno registrato i risultati più incoraggianti. Domanda e offerta sono infatti andate di pari passo, a differenza degli alimenti senza olio di palma o a basso contenuto calorico, che hanno ottenuto risultati tiepidi sul piano dei consumi.
Contestualmente, sono risultati particolarmente apprezzati i prodotti arricchiti: sono tornati di moda quelli integrali, che si sono rivelati i best performer dell’anno, grazie a un aumento delle vendite del 23% circa.
Parallelamente a quanto accade nella società, hanno assunto un rilievo crescente i consumatori vegani, e quelli costretti a convivere con intolleranze alimentari. Le persone mature sono poi quelle più affezionate alla tradizione, come dimostra il massiccio impiego di prodotti DOP.
Insomma, l’Osservatorio Immagino registra un bisogno diffuso di salute e benessere, accompagnato da una consapevolezza sempre più estesa dell’importanza di uno stile di vita sostenibile. Ciò spiega perché, per quanto riguarda i prodotti legati alla cura della persona, quelli cruelty free, made in Italy o contenenti noce di cocco, calendula e soia riscuotono un apprezzamento crescente.
In quanto consumatori, esercitiamo un’attrazione indiscussa sulle aziende. Tuttavia, l’attenzione di queste rimane, sostanzialmente, focalizzata sui numeri raggiunti. Il quanto risulta decisamente più importante del come: veg e bio piacciono, perciò bisogna spingere, sfruttare il più possibile la nuova nicchia di mercato. Poco o nulla si fa invece per combattere i prezzi spesso proibitivi, che rendono tali prodotti degni di un’élite. Così, resta incollata addosso la sgradevole sensazione di essere minuziosamente profilati per essere spremuti come limoni, nell’ottica di replicare la “sorte” del maiale”. Ovvero, quello di cui non si butta via niente.
Il mercato si caratterizza sempre più per una pioggia di prodotti offerti
Cibo, abbigliamento, tempo libero: il cosiddetto imbarazzo della scelta rischia di rovesciarsi in una condanna, per chi si trova davanti allo scaffale di un negozio e deve scegliere cosa comprare. La scelta si gioca spesso in una manciata di secondi, e questo ha contribuito ad amplificare considerevolmente la fame di informazioni da parte del consumatore. Scelta consapevole sembra diventato il motto.
Dal canto loro, le imprese hanno fatto di necessità virtù: per essere competitive hanno infatti dovuto adeguarsi al doppio imperativo dell’esaustività e dell’appetibilità. Bollini, loghi e tabelle nutrizionali si sono così moltiplicati, dapprima soprattutto per dimostrare la propria diversità dai concorrenti, e successivamente per soddisfare il bisogno di storytelling insito nell’animo umano, che si è rivelato anche leva particolarmente utile in termini di marketing. Quale mezzo più efficace e immediato per far giungere un messaggio al consumatore, se non la confezione stessa del prodotto?
Le etichette costituiscono quindi un patrimonio informativo prezioso, e consentono di ricostruire i diversi target di consumatori evidenziando i fattori che orientano le loro scelte. Ma come mettere a frutto l’enorme mole di dati a disposizione sulle varie confezioni? Il lavoro, certosino e complesso, viene svolto oggi dall’Osservatorio Immagino, nato dalla collaborazione tra GS1 Italy e Nielsen.
Qual è il metodo adottato dall’Osservatorio Immagino?
Questo attinge alle informazioni presenti sulle etichette di un campione dei circa 80mila prodotti di largo consumo digitalizzati da Immagino di GS1 Italy; tra gli elementi presi in considerazione, gli ingredienti, le tabelle dei valori nutritivi, eventuali certificazioni e le istruzioni di utilizzo. Tali dati sono stati incrociati con i risultati delle indagini condotte da Nielsen in riferimento a consumi, vendite e fruizione dei media (Tv- Internet).
Osservatorio Immagino evidenzia quindi in che modo le informazioni raccolte dagli utenti determinano i risultati di mercato, fornisce spunti utili a ottimizzare questa relazione in ambo le direzioni, e individua le tendenze di consumo emergenti.
I numeri dello studio
La prima indagine è stata condotta sui dati dello scorso anno relativi a circa 60mila prodotti di largo consumo che hanno generato 30 miliardi di euro di vendite, pari al 74% del totale proveniente da ipermercati e supermercati. GS1 Italy e Nielsen mirano ad ampliare gradualmente il campione esaminato.
L’identikit dei consumi
Tra gli elementi messi in luce dall’Osservatorio Immagino si rileva l’impiego crescente di prodotti free from: quelli senza glutine, senza sale, e senza grassi saturi, ad esempio, hanno registrato i risultati più incoraggianti. Domanda e offerta sono infatti andate di pari passo, a differenza degli alimenti senza olio di palma o a basso contenuto calorico, che hanno ottenuto risultati tiepidi sul piano dei consumi.
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Contestualmente, sono risultati particolarmente apprezzati i prodotti arricchiti: sono tornati di moda quelli integrali, che si sono rivelati i best performer dell’anno, grazie a un aumento delle vendite del 23% circa.
Parallelamente a quanto accade nella società, hanno assunto un rilievo crescente i consumatori vegani, e quelli costretti a convivere con intolleranze alimentari. Le persone mature sono poi quelle più affezionate alla tradizione, come dimostra il massiccio impiego di prodotti DOP.
Insomma, l’Osservatorio Immagino registra un bisogno diffuso di salute e benessere, accompagnato da una consapevolezza sempre più estesa dell’importanza di uno stile di vita sostenibile. Ciò spiega perché, per quanto riguarda i prodotti legati alla cura della persona, quelli cruelty free, made in Italy o contenenti noce di cocco, calendula e soia riscuotono un apprezzamento crescente.
In quanto consumatori, esercitiamo un’attrazione indiscussa sulle aziende. Tuttavia, l’attenzione di queste rimane, sostanzialmente, focalizzata sui numeri raggiunti. Il quanto risulta decisamente più importante del come: veg e bio piacciono, perciò bisogna spingere, sfruttare il più possibile la nuova nicchia di mercato. Poco o nulla si fa invece per combattere i prezzi spesso proibitivi, che rendono tali prodotti degni di un’élite. Così, resta incollata addosso la sgradevole sensazione di essere minuziosamente profilati per essere spremuti come limoni, nell’ottica di replicare la “sorte” del maiale”. Ovvero, quello di cui non si butta via niente.