Pagurojeans, la startup italiana che riduce gli sprechi della filiera tessile
I nostri amati jeans
Scuri, chiari, corti, lunghi, sono l’indumento più indossato nel mondo. Forse però non tutti sanno che per produrli si consumano enormi quantità d’acqua e, soprattutto, usando prodotti chimici dannosi per l’ambiente.
Una startup di Parma ha deciso di far fronte a questo spreco, creando pantaloni speciali , in denim riciclato al 40% e con filiera di produzione corta.
La Pagurojeans, che prende il nome proprio dal crostaceo che sfrutta le conchiglie vuote per farne la propria casa, ha infatti avviato una campagna di raccolta fondi per realizzare jeans in modo eco-sostenibile, riducendo al 60% l’uso di acqua e prodotti chimici e del 40% i consumi di energia elettrica.
Come?
I modelli vengono realizzati usando un denim riciclato e sfruttando un sistema innovativo: un algoritmo che riproduce in digitale la forma dei vecchi jeans, minimizzando gli sprechi.
La campagna di crowdfunding è riuscita a centrare l’obiettivo: si è conclusa il 20 gennaio scorso con 3335 euro raccolti sui 2500 previsti e necessari ad avviare il progetto.
Ottomila litri d'acqua per un solo jeans
L'idea è nata da due amici, l’ingegnere messicano Guillerno Hernandez e il fisico romano Andrea Scaparro, che hanno vinto il programma Greenhouse di Climate Kic, il più importante partenariato europeo riguardante questo tipo di progetti.
« La scintilla è scoccata dalla considerazione che il fashion è uno dei settori industriali più inquinanti. Per realizzare un singolo paio di jeans ci vogliono oltre 8 mila litri di acqua, senza considerare la quantità di agenti chimici e di energia necessari per la produzione e il trasporto»
L'obiettivo è dunque abbattere i consumi, realizzando jeans su misura, che, grazie al particolare algoritmo nel processo di produzione, è in grado di ridurre i metri di tessuto necessari per ogni singolo capo.
Il cliente non solo infatti può mandare le misure del suo jeans preferito per crearne una copia digitale ma avere il minimo spreco sul taglio del tessuto e una vestibilità perfetta.
PaguroJeans vanta inoltre una filiera corta ed etica che parte da Inveruno, nei pressi di Milano, dove ha sede la Italdenim, passando poi per Parma per personalizzare il modello del capo e arrivando Reggio Emilia, alla sartoria sociale Filo Rosa che offre un riscatto professionale alle donne in difficoltà. La startup è dunque particolarmente attenta anche alla correttezza delle condizioni di lavoro.
Sono sicura che tutti noi abbiamo un vecchio jeans nel cassetto che aspetta solo di tornare a nuova vita.
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