Passi da Ciclope: il degrado è una questione di pregiudizio

Il Ciclope: il cattivo, il nemico da sconfiggere.
Pochi sanno però che, secondo la leggenda, i mostri provvisti di un solo occhio erano anche abili lavoratori del ferro. Ma spesso è più semplice etichettare che cercare di conoscere.
 
 L’associazione Passi da Ciclope deve il suo nome alla creatura omerica e invita ad andare oltre le apparenze poco rassicuranti di una persona o di un luogo. Simbolicamente infatti, la ciclofficina  del quartiere San Paolo, nel cuore delle periferia di Bari , vuole rivalutare ciò che viene considerato irrecuperabile o pericoloso. La zona al limitare della capitale pugliese per anni è stata infatti oppressa da delinquenza e criminalità e per questo isolata a livello urbanistico. 
 
 L’obiettivo di Melita Messina, Michele Giovinazzo e Corrado Rosato, tre giovanissimi vincitori del bando regionale Principi Attivi 2012- Giovani Idee per una Puglia migliore, è riqualificare la mentalità, prima di ruote, catene e pedali. «Il progetto Rivoluzioni contro-vento: bici e città rappresenta tutto questo: l’inizio di un percorso che, da un lato, coniughi la passione per il lavoro artigiano all’utilizzo di materiali innovativi, dall’altro rivoluzioni l’idea della bicicletta, non più vista come semplice mezzo di trasporto, ma come forza motrice di cambiamento sociale e culturale» . Il  mezzo a due ruote diventa così  strumento di socialità e integrazione, un ideale ponte tra quartiere e centro città che rappresenta un punto di aggregazione e coinvolgimento giovanile in attività artigianali. 
 
I ragazzi hanno così lanciato una campagna sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal basso  con l’intenzione di raccogliere 2500 euro necessarie alla produzione di biciclette. Se raggiungono l’obiettivo sarà infatti possibile:
 
  • costruire una dima, ossia una struttura che permette l’assemblaggio su misura dei tubi della bici;
  • acquistare materiale specifico per la realizzazione dei due telai in bambù (resina epossidica, fibre di canapa, ecc.);
  •  comprare la componentistica necessaria a completare le biciclette (ruote, manubri, catene, ecc.).
In questo percorso hanno scelto di affidarsi a chi ha già sfruttato il fare impresa come modalità di sviluppo sociale in contesti disagiati.  La Social Enterprise Ghana Bamboo Bikes Initiative , nella figura dell’ingegnere Amos Agyapong.,insegnerà alla combriccola tecniche di lavorazione artigiana per la costruzione di telai di bici in bambù. Il progetto è volto a includere categorie disagiate come  migranti, persone che vivono in condizioni di povertà o individui con problemi mentali. 
 
Perché il bambù
Nel corso del tempo questa pianta si è guadagnata il nome di  acciaio vegetale, grazie alla sua straordinaria resistenza meccanica alla compressione e alla trazione. Ulteriori punti a suo favore? Non arruginisce, rende la bici dieci volte meno pesante e regala un design elegante e originale! Un etto di bambù consente inoltre di risparmiare circa 12 ettari di foresta dal disboscamento.
 
Grazie al bassissimo impatto ambientale, le biciclette in bambù rappresentano una scelta etica e responsabile per i ciclisti più attenti: organico, riciclabile e, a differenza del metallo, non richiede alti livelli di energia durante l’estrazione e la fabbricazione
 
Non solo bici
Corsi di ciclomeccanica, laboratori creativi, escursioni ma anche caccie al tesoro, tutto rigorosamente in bici. L’associazione collabora anche con le scuole per promuovere l’importanza della  mobilità sostenibile, spostandosi anche dai confini baresi. Laboratori sul riciclo sono stati infatti realizzati in alcune scuole elementari di Molfetta . Obiettivo dell’associazione è anche la rivalutazione di diversi luoghi, come la vecchia metropolitana o i giardini abbandonati,  per farli diventare ciclabili o per creare nuovi spazi di gioco. 
 
Se è vero che il Ciclope faceva passi da gigante, auguriamo un futuro simile anche a questa realtà attiva e solidale.
 
 
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