Pecora Dolly & friends: in Cina menu di bistecche clonate
27.11.2015 10:08
Una fabbrica di carne clonata? Succede a Tianjiin, porto a poche centinaia di km da Pechino. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua , l’accordo da trenta milioni di euro tra Sinica, azienda cinese che produce staminali, e Teda, area per lo sviluppo tecnologico cittadino, sarebbe già stato firmato. L’industria dovrebbe aprire i battenti a giugno 2016, con ricca produzione di carne di ( ahìme) cavallo e cane (rigorosamente sdoppiati). Il vero fiore all’occhiello sarà però il vitello giapponese.
L’iniziativa all’apparenza bislacca non sarebbe uno sfizio qualunque per gli abitanti del Sol Levante, ma un tentativo di abbassare i prezzi del manzo di qualità, in terra orientale così raro e costoso. La notizia sta rimbalzando velocemente sui media cinesi, assieme all’intervista a Xu Xiaochun, presidente e amministratore delegato di Boyalife, gruppo a cui fa capo Sinica.
« Stiamo creando qualcosa di unico » ha dichiarato il leader cinese dell’azienda al Guardian. Tuttavia l’affermazione non è esattamente veritiera. Negli USA infatti già clonano animali da macello in scala ridotta , mentre in Europa è rigorosamente vietato (nonostante la Scozia sia patria della pecora Dolly, primo esemplare di animale sdoppiato).
La fabbrica-fattoria-macello ci ha preso gusto e non ha più smesso di “fotocopiare”. La cooperazione tra Sinica e Sooam, fondazione sudcoreana di biotecnologie, ha infatti già aperto le porte a nuovi business. Sembra infatti che stiano spopolando doppioni di razze canine domestiche ( come il mastino, particolarmente ricercato), che si possono richiedere previo pagamento. A parte l’estetica però, non c’è nessuna garanzia che carattere e abilità dell’esemplare originale vengano trasferiti ai cloni.
Grandi passi avanti o fenomeni inquietanti? Forse è presto per rispondere. Tuttavia la fedina delle aziende protagoniste dell’operazione non è esattamente pulita. Nel 2004 Hwang Woo-suk, presidente della Sooam, aveva dichiarato di essere stato il primo a ricavare cellule staminali da un embrione umano clonato. Notizia che fu successivamente smentita.
La controparte cinese Boyalife non lavorerà solo su animali da allevamento, ma influirà anche sulla ricerca medica. Verranno infatti clonati animali malati per sperimentare nuovi farmaci (manovra poco rassicurante). Un’azienda di Shenzen produce già 500 esemplari di cavie l’anno. L’intenzione di Xu è lasciare un segno nella storia: vorrebbe perfino riprodurre specie in via d’estinzione.
La Cina al momento detiene il monopolio di tale attività. Nonostante la leadership però, sarà difficile convincere i consumatori di un Paese già devastato da scandali alimentari a mangiare una bella bistecca di carne clonata. Specie se il prodotto proviene da luoghi vicini all’impianto chimico esploso lo scorso agosto, che ha provocato la morte di 165 persone.
Cari orientali, visto che ci siete, 2 o 3mila copie di Johnny Depp? Non è proprio la carne che intendete, ma vi assicuro che si tratta comunque di un bel manzo.
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