Perchè i giovani stanno tornando a fare i pastori?

Definire una persona “braccia rubate alla terra” non è un complimento

Solitamente l’espressione sottende l’auspicio che il proprietario delle suddette braccia possa assaporare la fatica ed il lavoro vero, a fronte di un’incapacità conclamata nello svolgimento di attività reputate nobili (in generale, si tratta di professioni intellettuali o artistiche).

Fare-il-pastoreNegli ultimi anni, però, il luogo comune secondo cui il lavoro manuale sarebbe un’occupazione di serie B perché coinvolgerebbe solo il corpo senza richiedere alcuno sforzo mentale (capacità di pianificare, mettere a punto strategie…) è stato ampiamente superato. Ed il merito è di quanti hanno deciso di recuperare un antico mestiere quale il pastore, abbandonando senza rimpianti esistenze più strutturate, comode ed, in proporzione, meglio retribuite.

Una storia particolarmente emblematica è quella di Daniele Mattera, 33enne di Marina di Campo (Elba) che ha smesso di lavorare come falegname quando è morto il pastore della vicina frazione di San Piero. Ne ha quindi raccolto sia l’eredità materiale (il suo gregge di capre) che quella immateriale, un bagaglio irripetibile e prezioso di tradizioni, consuetudini e conoscenze strettamente legate ai ritmi della natura.

Da artigiano a pastore valorizzando le eccellenze locali

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Daniele Mattera ha definito il lavoro di pastore impegnativo, sia dal punto di vista fisico che della conciliazione con la vita privata (la moglie Moira, che condivide con lui la nuova vita, sta per dargli un figlio), ma ricco di stimoli, scoperte, e gratificazioni. Alcune delle quali si possono letteralmente toccare con mano: nel suo laboratorio, infatti, sta sviluppando la ricetta di un formaggio ottenuto da tre ingredienti a chilometro zero: il latte ottenuto dalla mungitura del gregge, il miele dell’Elba (marchio Doc) e l’Aleatico, vitigno nero semi-aromatico.

E le soddisfazioni ottenute e attese da Daniele Mattera devono pesare molto sui piatti della bilancia, considerando che, come ha dichiarato, il lavoro di pastore non conosce ferie: bisogna essere operativi anche la domenica, e durante le feste comandate.

"Da grande voglio fare il pastore"

Fare-il-formaggioIntanto, a conferma delle prospettive di crescita del settore (e delle ripercussioni positive sull’economia), nel 2020 il Piemonte ha lanciato la scuola per diventare pastore. L’iniziativa, ideata da Coldiretti e dal comune di Paroldo (borgo medievale in provincia di Cuneo abitato da circa 200 persone), è stata promossa in collaborazione con l’Università di Torino e l’istituto caseario di Moretta.

Il corso, incentrato sull’allevamento ovocaprino, ma finalizzato anche ad aprire una "finestra” sulla gestione imprenditoriale dell’attività, è il primo nel suo genere in Italia. Il piano di studi è stato messo a punto dall’ente di formazione di Coldiretti e dall’ateneo del capoluogo; possono accedervi sia i giovani incuriositi dal settore che non hanno maturato pregresse esperienze correlate, sia chi, avendo operato già nel comparto agricolo, vuole rimettersi in gioco in quello zootecnico.

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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