PIÙ FI*A PER TUTTI
16.09.2015 10:20
Di Alessandra Buffa
Esperimenti social: perché parlare è ancora la forma di comunicazione più efficace
Se gli italiani credono ancora di primeggiare nell’abitudine del “prendere un caffè” da soli o accompagnati, dai paesi nordici arriva la ufficiale smentita: il caffè va gustato lentamente, meglio se in compagnia!
La Svezia ha addirittura dato un nome a questa diffusa pratica: si chiama “Fika” ed è un’usanza così conosciuta, da primeggiare sulle insegne dei Coffee Bar e da fungere come richiamo per l’apertura di eventi o congressi. La parola, di puro stampo scandinavo, è all’incirca traducibile con “incontrarsi per una tazza di caffè e di un dolcetto”.
Fin qui nulla di nuovo forse, a parte lo scetticismo degli amanti dell’espresso nel leggere “tazza” e non il suo diminutivo, ma quanto sta dietro a questa pratica va ben oltre l’idea tricolore del bersi un rapido caffè in compagnia. Ciò che è straordinario di quest’usanza, estesa anche in altri paesi nordici ma senza uno specifico titolo, è che pur mancando di orario standard, si tratta in primis di un’attività sociale. Si può infatti condividere coi colleghi di lavoro, con gli amici e persino in famiglia: non esiste l’idea regolare di farlo velocemente o in solitaria!
Via dalla mente quindi, il frettoloso concetto di “un espresso al banco!” o dei “cinque minuti di pausa caffè”, perché nei freddi paesi del Nord anche il momento del relax diventa un’occasione per scambiarsi un particolare tipo di calore: quello umano. Si possono condividere idee, problematiche o semplici chiacchiere, disconnettendosi davvero per un po’ di tempo dalla frenesia delle attività quotidiane.
Fin qui nulla di nuovo forse, a parte lo scetticismo degli amanti dell’espresso nel leggere “tazza” e non il suo diminutivo, ma quanto sta dietro a questa pratica va ben oltre l’idea tricolore del bersi un rapido caffè in compagnia. Ciò che è straordinario di quest’usanza, estesa anche in altri paesi nordici ma senza uno specifico titolo, è che pur mancando di orario standard, si tratta in primis di un’attività sociale. Si può infatti condividere coi colleghi di lavoro, con gli amici e persino in famiglia: non esiste l’idea regolare di farlo velocemente o in solitaria!
Via dalla mente quindi, il frettoloso concetto di “un espresso al banco!” o dei “cinque minuti di pausa caffè”, perché nei freddi paesi del Nord anche il momento del relax diventa un’occasione per scambiarsi un particolare tipo di calore: quello umano. Si possono condividere idee, problematiche o semplici chiacchiere, disconnettendosi davvero per un po’ di tempo dalla frenesia delle attività quotidiane.
Ecco perché la proposta di “Fika” in Svezia viene mantenuta visibile a tutte le ore del dì: non ci sono né limiti culturali né mentali per praticarla.
Traendo dunque le fila: nella calda penisola mediterranea, la gelida idea dell’espresso in piedi è davvero la migliore? Costituisce una valida cura per diminuire la pesante percentuale rilevata nel 2013 dall’European Opinion Poll, a proposito della diffusione dello stress derivato dal lavoro nei paesi dell’UE? Con una percentuale del 55%, l’Italia supera infatti la media degli stati membri e si posiziona in cima alla classifica dei “lavoratori maggiorenni più stressati” in Europa. Sarà quindi marginale come proposta, ma se è vero che occorre partire dalle piccole cose, perché non considerare anche l’idea di rilassarsi sul serio, in un momento casuale della giornata, magari sorseggiando caffè e scambiando quattro chiacchiere in compagnia?
Se ci riescono “lassù”, dove luce e calore scarseggiano parecchio, soprattutto nelle stagioni autunnali ed invernali, allora noi già partiamo avvantaggiati. Armiamoci quindi di coraggio e… sediamoci! Il caffè, che per i più ostinati può rimanere striminzito in tazzina, merita di più di un semplice contatto “bancone-palato”: merita una serenità e predisposizione mentale che non può fare altro che donarci tranquillità, apertura e ricchezza che, pazienza per le tasche, risulterà interiormente vantaggiosa.
Di Alessandra Buffa
Esperimenti social: perché parlare è ancora la forma di comunicazione più efficace
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