Quella forza egoista e creativa chiamata amore
Specchio, ponte, fonte di desiderio
Cosa rappresenta davvero per noi la persona amata?
Forse i sentimenti andrebbero attraversati e goduti senza porsi domande, né cedere alla tentazione di razionalizzarli. D’altra parte, quando l’esperienza diretta e i racconti altrui ti restituiscono l’immagine di un legame troppo spesso vissuto con intenzioni assai diverse dalle due parti, “chiamarsi fuori” dai giochi e fermarsi a riflettere è quasi inevitabile.
Né crocerossina né mamma
Non ci giro intorno. Anch’io ho fatto l’errore di sovrapporre inconsciamente l’amore frutto di un coinvolgimento epidermico e totalizzante con l’idea di cura, accoglimento, e ascolto costante.
A distanza di tempo ho realizzato che tali atteggiamenti, pur apprezzabili in linea di massima, fossero tuttavia riconducibili all’amore materno, l’unico sentimento davvero gratuito, disinteressato e granitico. Da qui il robusto sospetto che l’essere sempre presente e pronta ad anteporre il rispetto della libertà dell’altro ai miei desideri derivasse da un mio bisogno inconscio, più che dall’esperienza reale e consapevole delle caratteristiche del ragazzo da cui ero attratta.
Il mix letale tra amore e ricerca di approvazione
A volte capita che un libro, un film o una canzone facciano il loro ingresso nella tua vita nel momento esatto in cui sono necessari. Così, ti mettono faccia a faccia con le risposte – forse scomode, ma senza dubbio necessarie – alle domande che ti animano/agitano.
“Vestire” l’amore sentimentale con un atteggiamento materno è una stortura frequente. Un modo, credo, per sublimare, “nobilitare”, ciò che proviamo, nella convinzione che, se accogliamo interamente l’altro, quest’ultimo dovrà volerci al suo fianco. Magari è anche così, ma nel medio e lungo periodo il ruolo che avremo non sarà certo quello della compagna desiderata e rispettata.
Nei giorni scorsi mi sono capitate tra le mani le Riflessioni sull’amore (Mimesis Narrativa/Meledoro, 2013) di Lou Andreas Salomé, scrittrice e psicoanalista tedesca di origini russe che lasciò il segno nella vita e nelle opere di uomini quali il poeta Rainer Maria Rilke e il filosofo Friedrich Nietzsche. Non esagero se dico che questo libro è stato una sberla salutare a cui forse, inconsapevolmente, già da un po’ mi preparavo.
Amore è cercare in un altro qualcosa che parla di noi? Questo sentimento ha un’etica? Ecco la risposta lucida e disincantata di Lou Andreas Salomé.
“La passione amorosa è fin dal principio incapace di accettare oggettivamente un altro, di interessarsi a lui - ma in essa ci interessiamo piuttosto quanto più profondamente possibile di noi stessi. La passione è solitudine moltiplicata per mille, ma una solitudine che, come contornata da mille specchi scintillanti, pare ampliare se stessa e diventare un mondo che tutto comprende. Tuttavia l'oggetto amato vi ha solo il ruolo di un pretesto stimolante: forse come un suono o un profumo, che ci sfiorano nel sonno, ci inducono a sognare. […] L’amore erotico contiene così tutte le esagerazioni sia dell’egoismo che della benevolenza […] E come se nella nostra vita intima si producesse una sottile fessura attraverso la quale ci potessimo riversare, inebriati, su tutta l’esuberanza della vita fuori di noi, proprio mentre stiamo vivendo l’egoismo più appassionato”.
La vita contiene innumerevoli paradossi. Uno di questi è l’amore. Così, capita che mentre ci specchiamo, compiaciuti, nell’altro, investiamo la realtà circostante con febbrile e copiosa creatività. Che sia questo un modo inconscio per sdebitarci con il caso del sacro sortilegio offertoci?