Requiem for an homepage: la tassa sul link non s'ha da fare!
23.05.2016 15:06
Era destino che prima o poi si sarebbe arrivati anche a questo?
Si chiama Link Tax l’ultima idea della Commissione europea per impedire agli aggregatori di notizie di postare news e informazioni rilevanti appartenenti ad altri siti. Per farla breve: quando un giornalista o un blogger scrive un articolo , l’editore detiene i diritti sul pezzo e ha la libertà di diffonderlo su altri mezzi. A loro volta, i classici siti di reindirizzamento dovrebbero pagare costi alti poiché pubblicano giornalmente frammenti di articoli protetti da copyright. Attenzione però. La proposta andrebbe a colpire anche il singolo cittadino, constringendolo a chiedere il permesso ogni volta che cita o pubblica il pezzo di un testo.
A chi servono gli ancillary rights? Alle piccole realtà editoriali che lottano quotidianamente per guadagnarsi la propria fetta di pubblico? No. Al massimo agli avvocati che si ritroveranno a gestire molte cause di denuncia a ladri di parole.
L’articolo è protetto dal diritto d’autore, ma non dovrebbe esserlo il frammento, l’estratto o il titolo collegato al link, con la specifica funzione di incuriosire il lettore e quindi portarlo comunque a leggere dalla fonte originale.
Tecnicamente gli aggregatori di notizie fanno comodo alle piccole testate. E allora perché molti editori sono d’accordo con l'applicazione del pagamento?
Scontro tra titani
La lotta è contro i pesci grossi più che volta ad affossare i pesciolini. L’obiettivo è far pagare a giganti come Google la visibilità dell’articolo, come già successo in Spagna. Se grazie alla pubblicità del colosso di Silicon Valley molta più gente "inciampa" sull' articolo, numerosi editor temono di perdere soldi dal momento che l’utente salta automaticamente l’homepage del sito, infarcita di banner. Cosa che, peraltro, con la diffusione di smartphone e social network, avviene comunque.
La Commissione europea è da poco passata al’azione attivando una consultazione pubblica tra cittadini, Stati ed editor. L’argomento potrebbe sembrare una questione da risolvere tra pezzi grossi ma la faccenda interessa tutti noi, poiché verrebbe limitato il diritto alla diffusione dell’informazione. È anche vero che, dal canto loro, gli editor sono stufi del depredamento selvaggio della notizia. Riflettendoci su, ecco le mie (opinabili) conclusioni.
Perché si
-Verrebbe riconosciuta maggiore autorità a blogger e giornalisti, troppo spesso relegati nel limbo del mestiere svalutato a causa della web democracy, croce e delizia degli autori.
-Si eviterebbero collage e copia incolla consentendo probabilmente una maggiore trasparenza e tracciabilità di informazione.
Perchè no
-Uno snippet ( frammento) non è un concetto. Introdurre una tassa del genere è rischioso perché aprirebbe un più ampio dibattito su citazioni e loro gestione. Quando si può parlare di furto di proprietà intellettuale? Quante frasi devono essere riproposte per essere considerate tassabili?
-È una legge poco pratica: si riuscirebbe, in concreto, a sviluppare un sistema che controlli un traffico simile? Ovvero se Google dovesse chiedere permesso e pagare gli editor per pubblicare gli articoli , tale diritto si trasferirebbe a tutto il web .Non solo. Gli stessi editor dovrebbero, per legge, chiedere il permesso e pagare altrettanto ogni volta ripubblicassero sulle loro pagine link e citazioni altrui.
.-Big G si prenderebbe davvero quest’incarico? Lo dubito. Penso piuttosto che indirizzerebbe il suo interesse verso altri contenuti. Perciò la decisione, se potrebbe far comodo sul breve periodo, in seguito andrebbe a discapito degli editor stessi.
-Il pagamento della tassa avverrebbe solo nei confronti dei grossi gruppi editoriali.
E i pesci piccoli, che fine fanno?
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