Risacca, il laboratorio siciliano che ricicla le reti da pesca

L'invasione della plastica

risaccaSimbolo dell’estate, delle giornate di sole, ancora di salvezza dallo stress e dal traffico quotidiano. Il mare è spesso generoso con noi, e non si può certo dire che lo ripaghiamo con la stessa moneta.

I rifiuti di plastica presenti negli oceani equivalgono a otto miliardi di tonnellate, ovvero il doppio del peso totale degli animali terrestri e marini messi insieme (Report WWF).

Questo significa che il 90% delle specie sono entrate in contatto con questo materiale di scarto che, infine, torna come veleno per l’organismo direttamente sulle nostre tavole. 

Per questo motivo, quando sento parlare di progetti come Risacca, torna la speranza in mondo migliore. 

Risacca, creare per resistere

Non tutti sanno che nel 1997 è stata scoperta nell’Oceano Atlantico un’isola di plastica grande quanto un continente. Immaginate solo quanto possa essere cresciuta in 25 anni. 

Inoltre, dato il movimento continuo delle correnti, non avrebbe senso pensare a quella marea inquinante come a qualcosa di lontano da noi, di cui non è necessario curarsi.

È proprio da questa emergenza che prende il via Risacca, laboratorio di recupero e riciclo delle reti da plastica abbandonate o inutilizzabili, che costituiscono uno dei rifiuti di plastica più frequenti. 

Carlo Roccafiorita, Federica Ditta e Cristiano Pesca sono tre professionisti under 35 che risiedono a Mazara del Vallo, storico porto peschereccio che vive fondalmente di commercio ittico. Ormai da diversi anni Mazara vive una brutta crisi, tra disoccupazione e mancato ricambio generazionale. Come se non bastasse, gli oneri di smaltimento dei rifiuti sono purtroppo a carico dei pescatori, che, privi di tutele, finiscono per liberarsene illegalmente.

I tre giovani hanno deciso di non arrendersi all’attuale situazione ma di creare lavoro e tutelare l’ambiente grazie all’innovazione. Nasce quindi l’idea si recuperare la plastica delle reti e trasformarla in altri oggetti, così da creare posti di lavoro sostenibili.

Un crowdfunding per la comunità mazarese

Il laboratorio si è voluto specializzare nel riciclo delle reti da pesca, a generare un impatto positivo per la comunità. In pochi mesi infatti sono state riciclate una tonnellata di reti, trasformati in nuovi oggetti, attività che ha portato questo trio di giovani sognatori a vincere il premio europeo Green Impact MED.

Con una tonnellata di plastica, infatti, si possono ottenere 200 sedie, 2mila cover, 10mila bottoni e tanti altri oggetti, da quelli di uso quotidiano fino all’arredo urbano. 

Il crowdfunding su Produzioni dal basso si è appena concluso, con un ammontare pari a 35mila euro. Un importo che, grazie all’associazione con il progetto Impatto +, progetto di Banca Etica che promuove bandi ad alto impatto sociale, ha consentito un ulteriore finanziamento al progetto. 

Più plastica recuperata significa generare più lavoro e avere un impatto economico e ambientale positivo sulla comunità. Il primo laboratorio avrà sede a Periferica, parco culturale mazarese, ma i tre creativi siciliani vorrebbero diventasse un progetto attuabile in ogni porto italiano.

Chiaramente, come è tipico di tutti i progetti di “Produzioni dal basso”, a ogni donazione corrisponde un regalo, cha va dal coupon sconto per l’acquisto dei prodotti, fino alla partecipazione al workshop di tre giorni sul riuso delle reti da pesca e del tessuto recuperato, con annesso oggetto creato dalle mani dello stesso partecipante.

U’idea originale, creativa ed ecosostenibile che ci auguriamo possa prendere piede anche in altre città di mare, creando "reti" tutt'altro che tossiche. Anzi. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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