Sapresti riconoscere un kamikaze pronto a farsi esplodere?
Il terrorismo, sempre più spesso, è una questione di camaleontismo
Riesce ad attecchire e prosperare nella misura in cui si mimetizza e adegua al contesto circostante. È quindi fondamentale captare e decifrare i segnali disseminati da kamikaze e aspiranti tali per neutralizzarli. Così, negli ultimi anni, giornalisti e psicologi si sono concentrati nello studio di questi, arrivando a tracciare veri e propri vademecum.
«Un attentatore si muove con l’obiettivo di trasmettere l’impressione che lui non ci sia. Se si facesse un time lapse di un ambiente in cui è presente un kamikaze, si noterebbe come all’interno della massa le persone si muovano velocemente, mentre l’attentatore al contrario si muove lentamente e in modo adinamico». Così Dietmar Heubrock, Direttore dell’Istituto di Brema per la psicologia legale, che si occupa di formare le forze dell’ordine, per aiutarle a riconoscere i terroristi.
Heubrock ha inoltre sottolineato che, spesso, la figura del kamikaze è costituita da stereotipi, anche estetici. L’opinione comune vuole che gli attentatori siano barbuti e perennemente intenti a pregare. Nella realtà, invece, sono sbarbati, vestiti con cura ed eleganti.
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