Scuole: se la souzione fosse tornare alla natura?

Questo non è l’ennesimo articolo sul Covid.  

magritteMa se trasliamo il concetto alla base della famosa pipa di Magritte ovvero che dipingere non è affermare, possiamo dire che in parte anche scrivere non lo sia. 

O meglio, il Covid in questo caso diventa spunto per parlare di qualcos altro. 

In questo periodo mi sono spessa ritrovata a riflettere, vivendo con chi la scuola la frequenta ogni giorno o comunque avendo diversi amici insegnanti, sulle condizioni che stanno vivendo bambini, ragazzi, e, assieme a loro professori, personale scolastico e tutta la folta mole di persone che ruota attorno a questo campo professionale a causa della pandemia.  

Se a oggi stare in aula equivale a sei-sette ore con le finestre aperte, distanziati o peggio, in un’oscillazione continua tra didattica in aula e a distanza, tanto varrebbe fare lezione direttamente all’aperto. Dal momento che, se l'effetto Covid non viene annullato al 100%, viene fortemente ridotto. Così, nel frattempo, si rafforza anche il sistema immunitario. 

Scuole all'aperto, una realtà più diffusa di quanto si pensi

Questo preambolo, tra il serio e il faceto, era per sottolineare la sempre maggiore diffusione delle scuole all’aperto, che esistevano già pre-pandemia ma che, proprio in questo momento storico così particolare, potrebbero brillare di nuova luce.  

Innanzitutto, guidata da quest’idea, ho fatto un giro per il web e ho scoperto che esiste un sito chiamato Scuole all’aperto, una vera e propria comunità di scuole pubbliche che praticano l’educazione outdoor e riscoprono il contatto quotidiano e il legame duraturo con natura e territorio.  

L’obiettivo? Rispondere ai bisogni delle nuove generazioni, raggiungere gli obiettivi di ecosostenibilità di città e comunità entro il 2030, valutare l’ambiente esterno come privilegiato per l’apprendimento e, last but not least, sviluppare una forma mentis critica ed ecologica.  

 Ovviamente esiste un protocollo ben preciso da rispettare ma potrebbe valerne la pena, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, ripotenziando il rapporto tra bambini e natura.

 Esempi virtuosi 

scuole all'apertoOggi voglio apportare un esempio relativo alla mia terra d’origine, la Sicilia, che in questi anni ha regalato, insieme ovviamente a tante altre regioni, molti esempi positivi in questo senso. 

Uno di questi è l’asilo Piccoli Passi, che si trova tra Noto e Pachino, in provincia di Siracusa, all’interno della riserva naturale di Vendicari, con attività rivolte ai bambini dai 2 ai 6 anni. 

 Inizialmente ospite dell’agriturismo Terra di Pace, Piccoli passi si è poi evoluto in una vera e propria esperienza didattica basata sul contatto diretto e quotidiano con la natura. Niente aule, né sale professori o misure sempre più restrittive. 

Barbara Avola ha avviato insieme al compagno questo lungimirante progetto, partendo da una semplice osservazione. «La riflessione è nata dall’osservazione degli Asili nel bosco del Nord Europa. Se in Nord Europa riescono a farlo con le temperature che hanno, non possiamo farlo noi in Sicilia?».  

Un metodo diverso

Tutte le attività sono rivolte a bambini/e dai due ai sei anni e si svolgono rigorosamente all’aperto. La differenza sta anche nel metodo pedagogico utilizzato, quale la relazione paritaria tra adulto e bambino. 

Non si trasmettono nozioni ma viene favorito un percorso di autonomia, consapevolezza e scelta.  L’ascolto empatico viene accolto per permettere la costruzione di una relazione educativa significativa. 

Insieme a Piccoli Passi, sono veramente tante le realtà che stanno abbracciando questa strada.  

E in un periodo come questo, dove sembriamo immersi nella negatività e nel conflitto vischiosi come un secchio di melassa, lo stravolgimento delle regole comuni e il cambio di prospettiva, potrebbe portare a nuove strade, nuovi modi di vivere la società, a partire da ciò che dovrebbe ancora rappresentarne le fondamenta: l’educazione e la scuola. 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

 

 

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