Se gli evasori fiscali ci guadagnano dalla chiusura di Equitalia…
«Siamo stufi del Fisco vampiro. È arrivato il momento di cambiare rotta»
A pensare, o meglio, a pronunciare questa frase stavolta non è stato un cittadino perseguitato da cartelle esattoriali “seriali” o colpito da un avviso di pagamento come un fulmine a ciel sereno. Le dichiarazioni sono del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che, in un’intervista a Radio 105, ha rimarcato quanto annunciato sabato scorso in occasione della presentazione della Legge di Stabilità. Si starebbe preparando la strada per la chiusura di Equitalia, che verrebbe sostituita, nella riscossione delle imposte, dall’Agenzia delle Entrate, la quale peraltro ne detiene il controllo. Ecco di cosa si tratta, e quali sono gli elementi di perplessità suscitati.
L’abolizione dell’Agenzia di Riscossione, preannunciata da Renzi a luglio («la proposta è di sei anni fa e arrivò dalla Leopolda» ha precisato), dovrebbe compiersi per la fine del 2016. Secondo stime del Governo, il provvedimento dovrebbe accompagnarsi, nel 2017, a un gettito di circa 4 miliardi nelle casse dello Stato, frutto della rottamazione di milioni di cartelle. Questa misura comporterebbe il pagamento da parte dei cittadini della sola imposta originaria: gli interessi di mora e – si suppone – l’aggio sarebbero cancellati.
Insomma, alla base della decisione del Governo, ci sarebbe la voglia di fare cassa, prima ancora che il proposito di venire incontro alle migliaia di cittadini angosciati da cartelle e avvisi di pagamento
L’idea di chiudere Equitalia, in realtà, non è nuova. Il Movimento Cinque Stelle, da tempo attivo a sostegno dei contribuenti sul territorio contro il proliferare delle cartelle esattoriali, si è apertamente schierato anche in Parlamento. D’altra parte, a febbraio scorso era stato lo stesso Presidente dell’Ente, Ernesto Maria Ruffini, a evidenziarne gli elementi di criticità: su circa 1.000 miliardi richiesti in sedici anni infatti, solo il 5% è recuperabile. Un’ulteriore quota è invece inesigibile, in quanto il contribuente non deve effettivamente pagare.
Simone Cosimi, su Wired ha evidenziato alcuni aspetti per cui il contribuente dovrebbe aspettare prima di esultare. Tanto per cominciare, non è stato specificato se - e quale sarà - il limite massimo degli importi oggetto della sanatoria. Il che significa mettere nello stesso calderone il cittadino che per una disattenzione ha pagato con una manciata di giorni di ritardo, l’imprenditore soffocato dalle scadenze, e l’evasore fiscale incallito
Un altro elemento che fa riflettere è il metodo con cui dovrebbe essere reclutato il personale da assumere. Parliamo di 8mila dipendenti della Pubblica Amministrazione che non hanno vinto alcun concorso pubblico. Non si rischia, procedendo in modo poco chiaro, di creare ulteriori – e inutili – sacche di personale poco qualificato, e magari assenteista?
Equitalia è un soggetto capace di condizionare pesantemente la vita degli italiani, e proprio per questo qualunque misura presa nei suoi confronti rischia facilmente di assumere una connotazione populistica e dalla blanda efficacia. Un approccio più equilibrato e complessivo si sarebbe potuto attuare coinvolgendo anche altri “attori” (associazioni dei consumatori, tributaristi, Ambulatori Anti Equitalia). Non resta quindi che augurarsi che tale provvedimento, sbandierato mediaticamente a destra e manca, non sia solo l’ennesima boutade che precede la chiamata al voto degli italiani.
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