Sognare ad occhi aperti: come capire se è diventato un disturbo psichico

I capelli si arruffano e gonfiano, come mi succede sempre quando sono al mare. Ma baciare la sua pelle intrisa di salsedine rende sopportabile tutto, anche la paura di apparire brutta ed in disordine

Dlin dlon. Il campanello che suona riporta Alice alla realtà. È nel monolocale umido e buio che condivide con l’odiosa sorella. Fuori dalla porta, ad aspettarla, c’è solo il postino che deve consegnare (l’ennesima) multa, oltre alla nebbia vischiosa e soffocante gentilmente offerta dalla pianura padana.

Una frazione di secondo prima di schizzare sulla sedia ed andare ad aprire la porta, Alice dà un’occhiata all’orologio a muro. Sono le undici e trenta. La musica – ed il viaggio mentale che ne è conseguito – sono iniziati un’ora fa…

Questo breve racconto sintetizza ciò che succede ogni giorno, più volte al giorno, a chi soffre di maladaptive daydreaming (MD), il fantasticare invalidante che assorbe tante e tali energie psichiche, da impedire di impegnarsi in qualunque altra attività. Si va incontro così ad un distacco sempre più marcato dagli aspetti reali, concreti, della propria quotidianità, ed al rischio di compromettere i propri rapporti interpersonali (lavorativi, familiari, sentimentali).

Cosa sappiamo del maladaptive daydreaming

Maladaptive-daydreamingQuesta patologia è stata individuata recentemente, e quindi gli studiosi non sono ancora riusciti ad analizzarne tutti gli aspetti. Il primo, fondamentale, contributo è dovuto allo Eli Somer (psicologo clinico dell’Università di Haifa), che ha provato a definirlo, spiegando che per maladaptive daydreaming si intende la tendenza a sognare ad occhi aperti in modo disadattivo. Vale a dire che il fantasticare assume un ruolo preponderante, sostituendo l’interazione umana, e lo svolgimento corretto delle attività professionali, familiari, e la cura richiesta dai rapporti privati.

Ciò che differenza il maladaptive daydreaming dall’innocua, anzi fisiologica, immaginazione è l’assenza di controllo. Fantasticare su ciò che non è ma che potrebbe essere (o meglio, vorremmo che fosse) diventa una compulsione. Un comportamento che ci si sente costretti a compiere, poiché è fonte di dipendenza al pari di fumo, alcol e droga.

I principali sintomi del maladaptive daydreaming

Maladaptive-daydreamingDare sfogo alla propria immaginazione assume una connotazione patologica e disfunzionale quando abbiamo bisogno di indugiare sui più piccoli dettagli, costruendo uno scenario perfetto ma virtuale in cui rifugiarci per evitare problemi e difficoltà della vita reale. Tornare a quest’ultima, inoltre, è faticoso, così, si ha la tendenza a procrastinare il più possibile, crogiolandoci in fantasie altamente personalizzate.

A innescare il maladaptive daydreaming è solitamente un elemento definito trigger (letteralmente: grilletto). può trattarsi di una canzone, una frase, una scena di un film che “apre le danze” della mente.

Il fantasticare disfunzionale è accompagnato da gestualità rituale (camminare avanti e indietro, o in circolo, come soggetti ad una sorta di autoipnosi), e profondo senso di vergogna. All’origine di questo c’è spesso un trauma che non si riesce ad affrontare e metabolizzare.

Maladaptive daydreaming: parlarne per capire cos’è e come uscirne

A raccogliere e mettere a frutto i risultati degli studi di Eli Somer è stata Valeria Franco, counselor relazionale nonché presidente dell’associazione Maladaptive Daydreaming Italia. Avendo sperimentato in prima persona la gravità del disturbo, e la solitudine mista a confusione che questo comporta, ha deciso di offrire una rete di supporto/condivisione ed un punto di riferimento a chi si ritrova oggi a vivere ciò che lei ha passato a 20 anni.

Il confronto e scambio di esperienze è fondamentale per fare chiarezza e ottenere una diagnosi attendibile (il maladaptive daydreaming viene spesso confuso con ansia e depressione, e comunque può presentarsi in concomitanza con altri problemi psicologici). E solo da questo snodo può partire il processo di cura, finalizzato a trovare la propria centratura settandosi sul qui ed ora.

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 


 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci