Surf in Madagascar: come Marco ha cavalcato l'onda del cambiamento

Le storie di chi molla tutto per vivere all’estero hanno quasi tutte un punto in comune: il momento di crisi.

marco-dianinQuel periodo in cui non ti riconosci più nella vita che fai, sempre di corsa, senza nemmeno il tempo di capire dove stai andando e se ti piace l'esistenza che stai conducendo. Domande che si è posto Marco Dianin, quarantunenne di origine padovane, ex agente di commercio del settore cosmetico e farmaceutico. Nel 2000 scopre ciò che lo aiuta a superare la depressione in cui era caduto a causa dei ritmi troppo serrati, mettendolo a contatto con la sua vera passione: il surf. Percorre così l’Italia in lungo e largo per trovare un mare adatto alla sua voglia di sfidare le onde. «Mi chiamavano Marco il mattoNon sono bravo ma l’acqua mi dona una serenità interiore a cui non sono riuscito a rinunciare per inseguire fatturati, obiettivi e carriera in nome di aziende per cui sei solo un numero».

Così, spinto da questa passione, inizia la ricerca del posto in cui creare un' attività legata a tale interesse, un luogo in cui finalmente avrebbe potuto vivere al caldo e vicino al mare. In Madagascar trova clima mite e ventoso quanto basta per praticare windsurf ma, soprattutto, la giusta soglia economica per dar vita a un proprio esercizio. «La mia idea era  un resort per surfisti e kiter che volevano venire qui a provare lo sport a prezzi ragionevoli. Oppure chi, dovendo partecipare a competizioni, aveva bisogno di soggiornare in Madagascar per sostenere periodi di allenamento».

Si stabilisce infine Diego Suarez, anche detta Perla del Nord, alla sommità dell’isola. L’attività concepita da Marco non surfingrana, ma lui, insieme alla compagna, non si perde d’animo: acquista una porzione di spiaggia dove inizia la costruzione di un piccolo resort eco-sostenibile. Conosce poi Nello Benedetti, amministratore dell’associazione italiana Amici del parco, che consente a molti bambini adottati a distanza di vivere con un euro al giorno. Nasce così l’idea di creare corsi di taliano, dal momento che è una lingua molto usata nel settore turistico grazie alla vicinanza con Nosy Be, meta prediletta degli abitanti del Bel Paese.

Marco è talmente entusiasta della sua nuova vita da provare ben poca nostalgia per l’Italia. «Direi che la cosa che più apprezzo è il Madagascar nella sua interezza, i molteplici scenari naturalistici le spiagge bianche, il mare turchese, gli altipiani, le foreste. Qui il consumismo non esiste, si cambia completamente ottica. Gli oggetti, i vestiti, i telefonini, le automobili tornano ad avere senso in funzione dell’uso per cui sono create, e non in funzione della moda. Le cose non si cambiano perché imboniti dalla pubblicità ma per necessità».

La gente è semplice, molto socievole ed espansiva. La situazione di povertà, dice Marco, non ha ancora stimolato quel senso di rivalsa sociale che sfocia nell’aggressione. Gli italiani inoltre sono molto graditi perché affiancano attività commerciali a iniziative socialmente utili, che per il Paese rappresentano un buono spunto di crescita, soprattutto dove manca l’amministrazione locale. La lingua, il malagascio, può rappresentare un ostacolo iniziale, anche se grammaticalmente è molto legato ad inglese e francese.

marco-dianin-2L’ex agente di commercio, se dovesse cambiare qualcosa, accrescerebbe  l’ attenzione all’ambiente, per consentire di preservare al meglio le bellezze naturali di questo Paese. «Nella loro cultura, essendo stati abituati a utilizzare prodotti naturali, quindi reinseribili nell’ambiente senza causare alcun danno all’ecosistema, l’introduzione di oggetti quali sacchetti e bottiglie di plastica, senza un sistema di raccolta, smaltimento e riciclaggio, sta creando non pochi problemi all’ecosistema». Ulteriore pecca è la mancanza di informatizzazione: la burocrazia è ferma a cinquant’anni fa, tutto cartaceo, zero mail e per quello l’approvazione del permesso di soggiorno ( che non sia quello di tre mesi per fini turistici)  è piuttosto complicata. Superati gli ostacoli iniziali però, può diventare un vero paradiso.

Marco torna in Italia molto poco, giusto per un buon bicchiere di prosecco accompagnato da qualche gustosa fetta di salame. Ma godersi la vita con più relax facendo il pieno di sole e mare riesce a riempire di gran lungo questo piccolo vuoto. 

 

di Irene Caltabiano

 
 
 

 

 
 

 

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