Ti assicuri più volte al giorno di aver chiuso la valvola del gas?
Il disturbo ossessivo compulsivo.
«Magda per l’amor di Dio fermati! Non si dispongono i bagagli dentro una macchina così. Quando compi questa operazione devi sempre tener presente di dover comporre un mosaico: ogni cosa deve combaciare con l’altra. Deve essere come un puzzle, né più né meno.»
Quante volte abbiamo visto questa sequenza esilarante tratta dal film “Bianco, rosso e Verdone”? Ebbene, a quanto pare non è solo il povero Furio a soffrire del famigerato disturbo ossessivo compulsivo (alias DOC). Sono oltre un milione, infatti, gli italiani affetti da questa patologia psicologica del comportamento.
Il DOC è caratterizzato da ossessioni (pensieri, immagini e idee ricorrenti) che creano stati ansiosi la cui entità può essere lieve o grave. Ciò comporta la manifestazione delle cosiddette compulsioni, ossia la ripetizione maniacale di comportamenti volti a ridurre tale livello d’ansia o paura.
La continua sensazione di aver lasciato la valvola del gas aperta, ad esempio, è un pensiero ossessivo che genera ansia e paura per la propria incolumità e quella dei familiari. Pertanto è un’ossessione che martella chi ne fa esperienza. Il meccanismo di difesa della mente è quello di ordinare il controllo attraverso un impulso irrefrenabile chiamato, appunto, compulsione.
C’è chi è assalito continuamente dal dubbio di non aver chiuso la porta di casa o dell’auto, chi si lava le mani in continuazione, chi non sopporta il disordine ed è ossessionato dalla simmetria… Il campionario dei pensieri assillanti è davvero molto vasto e variegato.
Chi soffre di questi disturbi si rende perfettamente conto di avere idee prive di senso, ciononostante non riesce a prendere il controllo della situazione e puntualmente cede ai propri istinti.
Il problema è che le compulsioni non sono affatto risolutive, benché inizialmente diano la sensazione di alleggerire il peso dei pensieri ripetitivi. Esse, infatti, alimentano le ossessioni in una sorta di circolo vizioso “ossessione-compulsione-ossessione”.
Il cortocircuito mentale.
Proprio così: nel cervello di chi è affetto da DOC si manifestano dei cortocircuiti. Ciò è stato dimostrato attraverso la Pet (tomografia a emissione di positroni). Le aree cerebrali delegate alla funzione di allarme manifestano una particolare iperattività e continuano a segnalare pericoli imminenti anche laddove non ce ne sono. È come trovarsi intrappolati all’interno di un labirinto.
Al pari della depressione, il disturbo ossessivo compulsivo sembra essere legato a una riduzione dei livelli cerebrali di serotonina. Spesso, peraltro, gli stati depressivi accompagnano il DOC in quanto le compulsioni e il senso di impotenza che si avverte di fronte alle ossessioni generano un forte stato di stress e angoscia.
La patologia insorge prevalentemente in giovane età, di solito tra i 15 e i 25 anni, e colpisce indistintamente uomini e donne. Per quanto non sia stata ancora definita con precisione, all’origine del disturbo si riconosce una base genetica.
L’evidenza dimostra, infatti, una certa predisposizione familiare al disturbo che si tramanda di generazione in generazione, a livelli di gravità via via crescenti.
Le forme di DOC conosciute sono numerosissime, tuttavia quelle riscontrate con maggior frequenza sono 6: i controlli ripetuti (vedi esempio del rubinetto del gas), la pulizia esasperata (timore irrazionale di entrare in contatto con germi e sostanze tossiche), cabala (convinzione che compiere o meno determinate azioni abbia un’influenza sul futuro), simmetria (vedi Furio), numeri (fissazione di dover contare tutto ciò che ci circonda), accumulo (mania di raccogliere e conservare oggetti spesso inutili).
Come si cura il DOC?
Nelle forme di media ed elevata gravità si consiglia una terapia farmacologica mirata. Nel 10% dei casi si assiste alla remissione totale dei disturbi, mentre nel restante 90% si ha comunque un miglioramento significativo.
Inizialmente le cure erano a base di antidepressivi, ma i farmaci di seconda generazione detti “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina” hanno dato risultati migliori e ridotto sensibilmente gli effetti collaterali.
Anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale si è rivelata molto utile nel trattamento del DOC, tuttavia se non affiancata a quella farmacologica risulta poco efficace.
È inoltre possibile adottare delle strategie di contenimento che consentono di gestire il picco d’ansia iniziale che accompagna il manifestarsi del pensiero ossessivo. Sostanzialmente si tratta di rompere lo schema “ossessione-compulsione-ossessione”, evitando di agire in risposta allo stimolo mentale ricevuto.
Un soggetto che, ad esempio, riceve il messaggio “controllare la portiera dell’auto”, anziché provvedere immediatamente a verificare la cosa può ripetersi che l’input ricevuto non è reale ma dovuto a un’alterazione del proprio modo di essere. Fatto ciò è opportuno che si distragga facendo qualcos’altro. In questo modo gli episodi futuri sono destinati a ridursi.
autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"