Torno a Messina e apro una galleria d'arte. La storia di Roberta
Tornare in Sicilia
Quando sento la storia di un giovane compaesano che, dopo aver girato in lungo e in largo, "ripassa dal via" per realizzare il proprio sogno e regalare un angolo di bellezza alla città, provo contemporaneamente un moto di orgoglio e ammirazione.
Non è mai facile dar vita da zero a una propria realtà, fronteggiando difficoltà pratiche e burocrazia. Se poi conosci bene anche i limiti del luogo in cui scegli di metterti in gioco, raggiungere l'obiettivo diventa un’impresa complessa e lodevole in maniera direttamente proporzionale.
Infine, se questa persona che abbraccia il ritorno come scelta di vita, oltre a essere un’artista coraggiosa, è anche un’amica, la gioia e la stima raddoppiano.
Oggi vi racconto la storia di Roberta, conosciuta negli anni dell’adolescenza proprio in quel di Ganzirri, dove oggi ha aperto con grande passione la sua galleria d’arte.
Da Londra a Messina
Dopo aver vissuto tre anni a Londra, Roberta Guarnera, classe 1988, ha inaugurato nel 2020 Foro G gallery, spazio fotografico, culturale e di incontro artistico in quel di via Lago Grande 43, con vista su uno dei panorami più pittoreschi della città.
Attraverso quel “foro” che dà il nome allo spazio, Roberta desidera che il pubblico osservi la realtà attraverso nuove prospettive. Ho voluto intervistarla proprio per dare risalto a questa agguerrita e creativa realtà, che merita di essere conosciuta e supportata.
Roberta, raccontaci un po’ la tua formazione e com’è nato il desiderio di aprire una galleria d’arte.
«Il mio vero approccio all’arte inizia nel 2007. Avevo terminato il liceo e dovevo intraprendere la strada universitaria. Quando un giorno ho saputo dell’esistenza di un’Accademia di Belle Arti nella mia città, non ho avuto alcun dubbio che quella fosse la strada da percorrere. Come sempre, quando un percorso finisce, un altro inizia. E così già nel 2011 avevo il desiderio di aprire uno spazio artistico. Tuttavia, come per tutti i grandi progetti, c’è bisogno di tempo e la mia idea è maturata fino a essere pronta per la realizzazione solo nel 2020.»
È stato importante svolgere un’esperienza all’estero?
«Assolutamente sì. Non sono il genere di persona che critica o si vanta di ciò che ha vissuto. La libertà sta anche in questo: confrontarsi con il mondo, coglierne pregi e difetti. Uscire dalla comfort zone mi ha aiutato a capire i miei limiti e, a volte, superarli.»
Quali difficoltà hai riscontrato nell’aprire Foro G Gallery nella tua città natale?
«La difficoltà più grande che sto riscontrando al momento, che è sicuramente quella di molti, è organizzare gli eventi in piena pandemia, ostacolo che non permette ancora di poter svolgere le attività come si vorrebbe. Inoltre, ho scelto di aprire uno spazio d’arte in un luogo che ancora è allo stato "embrionale". Ganzirri è fondamentalmente un villaggio legato alla vita di mare, la cui economia è basata principalmente sulla pesca. Vorrei quindi che il nome di questo paese venisse associato anche ad attività artistiche, a qualcosa di più.»
Stai avendo un buon riscontro? Qual è la filosofia tramite la quale porti avanti la tua attività?
«Sì, devo dire che gli stessi abitanti del villaggio mi sono di grande supporto in questo progetto. Alcuni hanno abbracciato con grande piacere e orgoglio la presenza della galleria. Come dice lo stesso slogan: “Attraverso quel foro, osserviamo un nuovo punto di vista”. L’idea è consentire allo spettatore di fruire la contemporaneità, instaurando con l’arte un nuovo approccio, un dialogo più profondo.»
Quali sono gli attuali e i prossimi progetti?
« Attualmente in galleria è visitabile fino al 26 febbraio la mostra “We have something to say. We leave a sign-Hypnosia", realizzata in collaborazione con il musicista messinese Francesco Pirrone. La mostra è interattiva, fotografia e musica si connettono in un unico dialogo, lo spazio diventa luogo di riflessione interiore in cui ognuno è chiamato a rielaborare e dare una propria interpretazione a ciò che vede e ascolta.
Ci sono però tanti altri progetti sia personali/professionali e altri che riguardano la galleria. Sicuramente continuare a scrivere (ricordiamo anche che Roberta ha pubblicato da poco con la casa editrice romana Re Artù Edizioni il saggio breve “Il dedalo dell’archivio”) e organizzare workshop inerenti alla fotografia. Mi piacerebbe anche creare uno scambio internazionale. Dopo essere stata all’estero mi sembra giusto, come dicono gli stessi inglesi, “keeping in touch”.»
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