«Torno a casa e produco cosmetici dai gusci di pistacchio». La storia di Kymia
La Sicilia, fonte inesauribile di risorse.
Da isolana fuori sede posso dire che, partendo verso lande lontane, spesso ci si rende conto che il vero tesoro si nasconde “in casa”.
L’esperienza fuori dai confini regionali o nazionali di frequente apre gli occhi su come valorizzare quel tesoro grazie a metodi organizzativi più efficaci, con quel plus di determinazione e concretezza che, purtroppo, non è tra i pregi principali del popolo della Trinacria.
La storia di Arianna Campione, odontoiatra, medico estetico e cosmetologa è simile a quella di molti e, nello stesso tempo, di pochi. L’intraprendente siciliana si trova a Londra per frequentare un master e, come lavoro conclusivo, vuole realizzare una tesi su un olio cosmetico ricavabile dal pistacchio di Bronte.
Un’impresa difficile, tanto da farla desistere per dedicarsi al più agevole studio del fico d’India. Ma Arianna non abbandona l’idea originaria.
Dopo aver preso parte alla raccolta del pistacchio di Bronte e resasi conto dell’enorme spreco dei gusci del frutto, comincia a documentarsi e a studiare duramente fino a creare il brevetto Pistactive, materia prima ottenuta dalla fermentazione del mallo, per uso cosmetico, nutraceutico e alimentare.
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Da quel momento pensa sempre a cosa poter ricavare dallo scarto, raccogliendolo e sperimentando diversi metodi per conservarlo. Nel frattempo, sono passati due anni ed è nata una squadra, è nata Kymia.
Il pistacchio, inesauribile oro verde
Al momento i soci fondatori sono Arianna Campione, Anna Cacopardo, e Stefano Paganini. In più, c’è anche una biologa che sviluppa il prodotto e una esperta di comunicazione.
Kymia ha già lanciato il suo primo prodotto, una crema viso a base di mallo fermentato che si contraddistingue per le qualità antiossidanti, il 40% in più rispetto alla vite rossa, disponibile sull’e-commerce. Presto però lo sarà anche in alcuni dei migliori alberghi di Catania e dintorni. A dicembre verranno diffusi nuovi prodotti della linea viso ma l’idea è estendere la produzione anche alla salute, magari con integratori e bevande.
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Inizialmente l’idea, come spesso succede con i siciliani a contatto con il nuovo, è stata accolta con diffidenza. «Ai loro occhi era incomprensibile attenzionare lo scarto di un frutto costosissimo» ha rivelato Arianna in un’intervista a L’Italia che cambia «Oggi cominciano a rendersi conto del valore e sono anche desiderosi di contribuire allo sviluppo e alla crescita di Kymia».
Riciclare al 100%
Chiaramente la visione aziendale è tutta basata sul riciclo dello scarto. «Stiamo cercando di fondare la nostra azienda sui principi della sostenibilità. Siamo molto attenti ai materiali che usiamo, ma non è semplice. I flaconi di plastica riciclata, ad esempio, non sempre si trovano o costano anche il triplo rispetto alla plastica normale. Abbiamo scelto di usare boccettine in vetro, mentre il packaging è in carta. Tutto è riciclabile».
Si sta cercando di lavorare anche sul materiale dei tappi, per rendere l’intera filiera ecosostenibile. Kymia vuole portare avanti il baluardo di una Sicilia diversa, che sappia dare valore allo scarto, puntando su una rinascita della coscienza collettiva e di sviluppo imprenditoriale del territorio.
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