Vaia, la startup che fa rinascere le Dolomiti dopo la tempesta
Molto di quello che succede ogni giorno, è indipendente dalla nostra volontà
Basti pensare alle eruzioni vulcaniche, ai maremoti, agli uragani.
Per migliorare la nostra vita (e non solo), sarebbe quindi utile ridurre le energie spese per controllare/prevedere tutto, e utilizzarne una parte per modificare il nostro modo di (re) agire. Focalizzandoci sull’individuazione di soluzioni efficaci e sostenibili. Vi sembra impossibile, o “più facile a dirsi che a farsi?” È perché non conoscete (ancora) l’esperienza della startup Vaia.
Ottobre 2018. Tutto è iniziato con una tempesta
A fondare Vaia sono stati Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, imprenditori under 30 accomunati dal desiderio di riscattare gli alberi falcidiati da un destino crudele e improvviso, facendoli rinascere a nuova vita sotto forma di accessori tecnologici green.
Di cosa si occupa la startup?
Vaia recupera il legno degli alberi vittima della tempesta del 2018 e lo utilizza per realizzare Vaia Cube (amplificatore naturale per smartphone), Vaia Cube Imperfetto (amplificatore caratterizzato da imperfezioni naturali), e Vaia Focus (amplificatore visivo per smartphone).
Tirando le somme, finora sono stati piantati 30mila alberi, a fronte di un obiettivo di 100mila.
Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo hanno riassunto il motto della startup con il claim Face what matters. Sottolineano così l’intento intento di rovesciare il significato della parola Vaia, sfidando il concetto di morte attraverso un innovativo progetto all’insegna della bellezza e della ripartenza feconda della natura, e dell’economia.
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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