Violenza sulle donne: se anche il Trentino Alto Adige decide di correre ai ripari…

Convivere con l’insicurezza. È questa l’amara necessità a cui devono far fronte le donne che, loro malgrado, per motivi professionali o privati, sono costrette a spostarsi da sole nelle ore notturne. È inevitabile, infatti, mettere in conto l’eventualità di incappare in un’aggressione a sfondo sessuale e/o in una rapina, sebbene neanche autolimitare la propria libertà personale evitando a prescindere di uscire salvaguardi in automatico la propria incolumità. 
Per quanto assurdo possa apparire, perfino un tema quale la violenza sulle donne viene approcciato e interpretato diversamente a seconda del punto di vista da cui si parte. 
“ Le donne non si toccano, però se metti una minigonna e vai in giro da sola proprio ingenua non sei”. Incredibilmente, c’è ancora chi, neanche troppo velatamente, colpevolizza le vittime di aggressione per il solo fatto di aver preteso di esercitare un loro diritto, ovvero uscire e svagarsi. Spiace dirlo, ma il maschilismo è tutt’altro che morto. E spesso si annida tra le pieghe delle categorie sociali da cui meno te lo aspetteresti. Purtroppo, i retaggi culturali tramandati per secoli e caratterizzati dallo stereotipo della figura femminile votata e vocata unicamente a sposarsi e mettere al mondo dei figli, passando dalla tutela paterna a quella coniugale, sono duri a morire.
Altri mettono in discussione l’esistenza stessa del fenomeno della violenza di genere, magari tentando di smussare la durezza delle loro affermazioni dichiarando che è il concetto stesso di femminicidio a “ghettizzare” la questione. Ancora una volta, le obiezioni a questo punto di vista vanno ricercate nell’immaginario collettivo, tutt’oggi colonizzato da figure femminili considerate poco più che oggetti sessuali, o comunque entità che perseguono i loro obiettivi sostanzialmente in un modo, ovvero seducendo l’incolpevole (?) uomo. La pubblicità attinge da decenni a questo genere di fantasie. 
Fortunatamente, a dispetto dei vari succitati tentativi di attenuare e smorzare la gravità della questione, l’attenzione e la sensibilità da parte delle associazioni e delle amministrazioni locali stanno aumentando. Così, sempre più spesso vengono messi a punto servizi ad hoc per le donne sole. 
Particolarmente significativa, in tal senso, è la situazione in Alto Adige. Sebbene nella regione ci sia stata una diminuzione degli episodi di criminalità, le donne percepiscono una condizione diffusa di insicurezza. Così, nei giorni scorsi si è tenuto un incontro, voluto da Martha Stocker, assessora provinciale alla Salute e alle Politiche Sociali, a cui hanno partecipato le rappresentanze dei vigili urbani, la presidente della Consulta Provinciale per le Pari Opportunità Ulrike Oberhammer, e la consigliera provinciale Ulli Mair.
Al centro dell’incontro è stata la discussione della proposta di istituire un servizio telefonico destinato alle donne che tornano a casa sole la sera. L’iniziativa non sarebbe la prima, in questa direzione: il 25 novembre scorso, infatti, in concomitanza con la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, la regione ha rilasciato l’app Consigli per la sicurezza delle ragazze/Gitsch – App. Questa contiene tutti i principali numeri di emergenza e permette di attivare un segnale luminoso e una chiamata al fuoco, prioritaria rispetto a una semplice richiesta di aiuto. In un mese i download sono stati più di mille. 
Tuttavia, come spesso succede in questi casi, le perplessità sono di natura organizzativa e pratica. I vigili urbani hanno fatto presenti problemi connessi a una carenza di organico, e hanno suggerito il coinvolgimento di Questura e Carabinieri. 
Quando si parla di sicurezza, quando si tratta dell’incolumità dei cittadini, le istituzioni dovrebbero garantire uno sforzo ulteriore e suppletivo. E se necessario, mettere in campo anche risorse utili a far fronte a nuove assunzioni. Tutti dovrebbero poter vivere la quotidianità sentendosi al sicuro, e le donne sole non dovrebbero essere vittime del fuoco incrociato dei pregiudizi e delle attenzioni indesiderate. 
La questione della violenza sulle donne interseca comunque piani diversi e quindi va combattuta attraverso molteplici strumenti. Prevenzione e sensibilizzazione dovrebbero, ad esempio, essere le parole d’ordine per le nuove generazioni, e quindi nelle scuole di ogni ordine e grado un tot di ore dovrebbe essere destinato proprio “all’educazione sentimentale”, non meno importante di matematica ed economia aziendale. 
Intanto, per fronteggiare l’emergenza contingente, le istituzioni dovrebbero promuovere corsi di autodifesa pensati per le donne in difficoltà, e stimolarne la partecipazione attraverso campagne di comunicazione mirate. 
Dire basta alle fiction patinate che strizzano l’occhio agli anni Cinquanta e contribuiscono a rafforzare stereotipi dannosi, e investire le risorse risparmiate per aiutare concretamente le donne a costruirsi un’esistenza fondata sulla consapevolezza di sé e sul senso di sicurezza. Perché anche – anzi, prima di tutto – gli strumenti con cui scegliamo di comunicare dicono qualcosa su ciò che intendiamo dire…
Convivere con l’insicurezza
È questa l’amara necessità a cui devono far fronte le donne che, loro malgrado, per motivi professionali o privati, sono costrette a spostarsi da sole nelle ore notturne. È inevitabile, infatti, mettere in conto l’eventualità di incappare in un’aggressione a sfondo sessuale e/o in una rapina, sebbene neanche autolimitare la propria libertà personale evitando a prescindere di uscire salvaguardi in automatico la propria incolumità. 
 
Violenza_donnePer quanto assurdo possa apparire, perfino un tema quale la violenza sulle donne viene approcciato e interpretato diversamente a seconda del punto di vista da cui si parte. 
 
“ Le donne non si toccano, però se metti una minigonna e vai in giro da sola proprio ingenua non sei”. Incredibilmente, c’è ancora chi, neanche troppo velatamente, colpevolizza le vittime di aggressione per il solo fatto di aver preteso di esercitare un loro diritto, ovvero uscire e svagarsi. Spiace dirlo, ma il maschilismo è tutt’altro che morto. E spesso si annida tra le pieghe delle categorie sociali da cui meno te lo aspetteresti. Purtroppo, i retaggi culturali tramandati per secoli e caratterizzati dallo stereotipo della figura femminile votata e vocata unicamente a sposarsi e mettere al mondo dei figli, passando dalla tutela paterna a quella coniugale, sono duri a morire.
 
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Altri mettono in discussione l’esistenza stessa del fenomeno della violenza di genere, magari tentando di smussare la durezza delle loro affermazioni dichiarando che è il concetto stesso di femminicidio a “ghettizzare” la questione. Ancora una volta, le obiezioni a questo punto di vista vanno ricercate nell’immaginario collettivo, tutt’oggi colonizzato da figure femminili considerate poco più che oggetti sessuali, o comunque entità che perseguono i loro obiettivi sostanzialmente in un modo, ovvero seducendo l’incolpevole (?) uomo. La pubblicità attinge da decenni a questo genere di fantasie. 
 
Fortunatamente, a dispetto dei vari succitati tentativi di attenuare e smorzare la gravità della questione, l’attenzione e la sensibilità da parte delle associazioni e delle amministrazioni locali stanno aumentando. Così, sempre più spesso vengono messi a punto servizi ad hoc per le donne sole. 
 
Violenza_donneParticolarmente significativa, in tal senso, è la situazione in Alto Adige. Sebbene nella regione ci sia stata una diminuzione degli episodi di criminalità, le donne percepiscono una condizione diffusa di insicurezza. Così, nei giorni scorsi si è tenuto un incontro, voluto da Martha Stocker, assessora provinciale alla Salute e alle Politiche Sociali, a cui hanno partecipato le rappresentanze dei vigili urbani, la presidente della Consulta Provinciale per le Pari Opportunità Ulrike Oberhammer, e la consigliera provinciale Ulli Mair.
 
Al centro dell’incontro è stata la discussione della proposta di istituire un servizio telefonico destinato alle donne che tornano a casa sole la sera. L’iniziativa non sarebbe la prima, in questa direzione: il 25 novembre scorso, infatti, in concomitanza con la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, la regione ha rilasciato l’app Consigli per la sicurezza delle ragazze/Gitsch – App. Questa contiene tutti i principali numeri di emergenza e permette di attivare un segnale luminoso e una chiamata al fuoco, prioritaria rispetto a una semplice richiesta di aiuto. In un mese i download sono stati più di mille. 
 
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Violenza_donneQuando si parla di sicurezza, quando si tratta dell’incolumità dei cittadini, le istituzioni dovrebbero garantire uno sforzo ulteriore e suppletivo. E se necessario, mettere in campo anche risorse utili a far fronte a nuove assunzioni. Tutti dovrebbero poter vivere la quotidianità sentendosi al sicuro, e le donne sole non dovrebbero essere vittime del fuoco incrociato dei pregiudizi e delle attenzioni indesiderate.
 
La questione della violenza sulle donne interseca comunque piani diversi e quindi va combattuta attraverso molteplici strumenti. Prevenzione e sensibilizzazione dovrebbero, ad esempio, essere le parole d’ordine per le nuove generazioni, e quindi nelle scuole di ogni ordine e grado un tot di ore dovrebbe essere destinato proprio “all’educazione sentimentale”, non meno importante di matematica ed economia aziendale. 
 
Intanto, per fronteggiare l’emergenza contingente, le istituzioni dovrebbero promuovere corsi di autodifesa pensati per le donne in difficoltà, e stimolarne la partecipazione attraverso campagne di comunicazione mirate. 
 
Dire basta alle fiction patinate che strizzano l’occhio agli anni Cinquanta e contribuiscono a rafforzare stereotipi dannosi, e investire le risorse risparmiate per aiutare concretamente le donne a costruirsi un’esistenza fondata sulla consapevolezza di sé e sul senso di sicurezza. Perché anche – anzi, prima di tutto – gli strumenti con cui scegliamo di comunicare anticipano qualcosa su ciò che intendiamo dire…
 

 

 
 
 

 

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