mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Disturbo Ossessivo Compulsivo: quando l’avvocato del diavolo è dentro di noi

Il dubbio può essere come un castoro

Rosicchia la polpa con maniacale costanza, scarnificando fino all’osso. Una voracità scatenata dall’ansia e dal bisogno di controllo, una morsa che azzera desideri e progettualità. Quando la probabilità si fa certezza il dubbio diventa malattia: il suo nome è Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).

L’immagine si fa realtà

Disturbo-Ossessivo-CompulsivoUn pensiero persistente, intrusivo ed angoscioso assume, nella quotidianità della persona affetta da DOC, la consistenza di un oggetto fisico. Qualcosa che si chiama ossessione. Ne consegue un bombardamento di domande che occupano un ventaglio potenzialmente vastissimo (“e se toccando la maniglia del bagno pubblico avessi contratto una malattia incurabile?”, “ e se quella mia distrazione causasse conseguenze irreparabili per il mio compagno? Come farei a perdonarmelo?”, “e se fossi omosessuale?”).

L’altra faccia del DOC è costituita dalle compulsioni, atti che l’individuo si sente costretto a ripetere continuamente, a mo’ di rituale, allo scopo di esorcizzare l’insorgere di quello che ritiene un pericolo. Tali comportamenti possono essere mentali o fisici (lavaggio delle mani, sistemazione degli oggetti in modo da rispettare criteri di ordine e/o simmetria).

Le persone affette da DOC sono convinte che, se non danno risposta certa ai dubbi che le logorano, le conseguenze saranno irreversibili e gravissime. Il senso di responsabilità, infatti, le sovrasta.

Ossessioni e compulsioni risucchiano il tempo, monopolizzano le energie e le giornate. La vita risulta doppiamente inquinata: pur essendo consapevoli dell’illogicità dei propri comportamenti, non si riesce a interrompere il circolo vizioso, in quanto nell’immediato questi danno un’illusoria sensazione di sollievo. Nel frattempo si perdono innumerevoli occasioni di felicità.

Come affrontare il DOC?

Disturbo-Ossessivo-CompulsivoLa terapia cognitivo comportamentale è lo strumento utilizzato più di frequente per affrontare questa patologia. L’Esposizione e Prevenzione della Risposta (Exposure Prevention Response), ad esempio, si articola in due fasi: la prima prepara il soggetto a fronteggiare le situazioni ansiogene. Durante la seconda lo si mette gradualmente nelle condizioni di confrontarsi con queste senza farsi paralizzare dal disturbo.

Quando ci si ammala di dubbi, la quotidianità diventa una cella. Accettare di non essere infallibili, comprendere che l’intero peso del mondo non è sulle proprie spalle costituisce il primo passo per affrontare il DOC. Solo così, infatti, si impedisce ad ossessioni e compulsioni di rubare il meglio di noi.

 

 
francesca garrisi
 

 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

Continua...

Cos'è il narcisismo conversazionale e come evitarlo

 Parlare tanto, ascoltare poco

narcisistaIl mondo ci urla ovunque:«Protagonismo!». I social sono una gara a chi pubblica la foto più glamour, una corsa a chi la spara più grossa, a chi trova il titolo più sensazionale.

Ma se tutti vogliono essere protagonisti, chi avrà il ruolo del pubblico? Un meraviglioso spettacolo non ha senso senza una platea  attenta e gremita.

Utilizzo questa metafora perchè purtroppo le conseguenze di un mondo che ci spinge a sgomitare per farci ascoltare da tutti è un mondo che scarseggia di chi ascolta davvero.

Io, io e ancora io

ragazza pensierosa

Normalmente mi considero una persona abbastanza attenta agli umori altrui. Ma è altrettanto vero che spesso tendiamo a  sopravvalutarci. 

Qualche tempo fa mi è capitato di parlare con un’amica che aveva subito un grave lutto. La prima cosa che pensiamo sia giusta da fare è parlare della nostra esperienza in relazione all’evento stesso.

Così ho cominciato a dirle che anche io avevo perso mia madre in maniera simile e che potevo capire come si sentisse. Lei laconicamente e in maniera un po’ brutale, mi ha risposto che no, non potevo  capirlo.

Inizialmente mi sono risentita di tale comportamento. In fondo stavo solo cercando di aiutarla! Rimasi un po’ lì a riflettere sul da farsi. Rendendomi conto che l'errore avrebbe potuto essere mio.

Spesso quando le persone condividono le proprie emozioni proviamo una sorta di disagio.Forse perché non succede spesso; per aprirsi su questioni molto intime bisogna sempre abbattere un muro di riserbo e pudore. Quindi, per rompere la patina di silenzio, ci viene spontaneo parlare di noi. Quando non ci rendiamo conto che, la maggior parte delle volte, le persone hanno semplicemente bisogno di essere ascoltate.  

Condividere le esperienze?

Fateci caso. Pensiamo che la condivisione delle nostre esperienze sia la via migliore da prendere. Quando Mario ci parla della sua ricerca disperata di un lavoro parliamo di quanto sia stato difficile per noi trovare e mantenere il nostro. Oppure quando Silvia inveisce  contro Francesco e su quanto sia stato bastardo a lasciarla in quel modo le ricordiamo della volta che Paolo ci ha mollate con un sms.

Insomma, tutte le volte che ci troviamo in situazioni del genere dobbiamo resistere alla tentazione di impadronirci di una conversazione.

Narcisismo conversazionale

narcisismo-conversazionaleIl sociologo Charles Derber, autore del libro The Pursuit of attention, chiama appunto questo comportamento narcisismo conversazionale e identifica due tipologie di risposta. Una deviante e una di supporto.

Un esempio di risposta deviante? Un amico ci rivela di essere molto stressato. Noi rispondiamo con: "Non dirlo a me! Anche la mia settimana di lavoro è un delirio!” E cominciamo a sciorinare tutti i nostri impegni.  Una risposta di supporto potrebbe essere , ad esempio, chiedere il perché si senta così.

Da quel momento ho cominciato a fare più caso a come mi ponevo durante le conversazioni, ponendomi in una condizione di ascolto attivo. Anche quella si allena. E, alle volte, potremmo renderci conto che apprendiamo molto di più porgendo l’orecchio che esercitando la nostra parlantina.

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

 

 

Continua...

Per spiegare l'empatia non serve parlare. Parola di Bruno Bozzetto

«Raccontare l’empatia è stata una delle sfide più complicate della mia carriera»

bruno-bozzettoE quella di Bruno Bozzetto non è proprio quella dell’ultimo arrivato. Questo simpatico signore è considerato il padre dell’animazione italiana. Ma, alla bellezza di ottant’anni, ha affrontato una delle sfide più importanti della sua vita.

Come riuscire a rappresentare l’empatia, senza parole né dialoghi? Magari per qualcuno potrebbe risultare una sfida troppo difficile. Ma un maestro con molta esperienza alle spalle sa perfettamente come trasmettere emozioni senza bisogno del linguaggio verbale.

Un mondo che da grigio diventa colorato.

 bruno-bozzettoCome? Grazie alla capacità di mettersi nei panni del prossimo. Che sia un bambino  che ha perso il suo palloncino rosso, un senzatetto che chiede spiccioli per strada o un’anziana signora seduta su una panchina.

Un mondo senza empatia è un mondo grigio, come l’universo di partenza del nostro protagonista. Quando non riesci a sintonizzarti con i sentimenti altrui ti chiudi in te stesso e non riesci più a percepire “i colori del mondo”. Che essenzialmente, nascono dagli incontri e dalla condivisione.

La sfida è stata lanciata dalla nuova fondazione Empatia Milano di Giannantonio Mezzetti, nata nel mese di luglio esattamente con la mission di diffondere l’empatia. Che significa riuscire a sentire ciò che l’altro prova dentro di sé, senza giudicare.

«Dopo aver parlato a lungo con i membri della Fondazione abbiamo capito che all’idea di partenza, quella di mettersi nei panni degli altri, serviva uno sviluppo “cinematografico”: dovevamo riuscire a mostrare l’effetto straordinario di quello scambio empatico che incontro dopo incontro ti arricchisce, ti rende diverso, ti fa guardare il mondo anche attraverso gli occhi degli altri. Il tutto in un minuto e mezzo».

Bozzetto ha chiesto aiuto al linguaggio dei colori, il tutto coadiuvato dalla musica di Roberto Frattini.

Godetevi questa piccola perla.

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci