mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Quando a parlare è l'inclusione non serve la voce

Vince la maggioranza.

bambina-sorda

Ci si deve sempre basare sulla percentuale più alta, assestarsi e allinearsi su ciò che è universalmente condiviso . Ma se, per una volta, fosse il gruppo ad adattarsi al singolo?

È ciò che è successo a Tonadico, nella provincia autonoma di Trento. Una realtà minuscola sulle Dolomiti dove hanno creato una situazione più unica che rara.

Il potere dell'integrazione

bambini

Julia è sordomuta dalla nascita. Ma percezioni e sentimenti non passano certo solo dalle orecchie.

Chissà perché siamo abituati a pensare che chi vive la diversità in prima persona non avverta i bisogni di tutti: sentirsi inclusi, accettati, accolti, amati.

Perciò quando la bambina è arrivata alla scuola dell’infanzia Fuganti i genitori erano spaventati dall’accoglienza che l’Istituto le avrebbe riservato. Non hanno tardato molto a capire che quella scuola era speciale: maestre e compagni si sono subito messi in moto per rendere l’esperienza didattica della bambina indimenticabile, ma soprattutto inclusiva al 100%. Il sogno delle insegnanti era infatti che, in nessun momento, la piccola si sarebbe dovuta sentire esclusa a causa della sua condizione.

 

All’inizio è partito tutto come un gioco. Ciascuno si è ribattezzato con un segno o un simbolo. Chi il nome di un gioco, chi con qualcosa legato ad una sua passione. Oggi è normale vedere Julia che dialoga con i compagni attraverso la LIS, lingua italiana dei segni, ma è stato un percorso lungo e articolato.  

«Il canale visivo è molto importante per Julia e noi avevano il dovere di dare spazio alle immagini per rendere tutto più facile alla bambina. Abbiamo perciò deciso di intrecciare la lingua dei segni con la gestualità, modificando spazi e metodologie educative»

La diversità come risorsa

bambini-sordiQuesto sogno dunque non doveva coinvolgere solo i compagni ma anche preside, insegnanti, operatori scolastici. 

Nessuno ha la bacchetta magica ma con l’aiuto dei genitori della bambina e gli esperti  dell’ente nazionale sordi, alunni, maestri e personale hanno imparato qualcosa che va al di là della didattica classica: la diversità come risorsa educativa  e opportunità di confronto, conoscenza di nuovi linguaggi e sviluppo dell’empatia.

«Abbiamo da subito organizzato una formazione specifica» afferma Daniela Dalcastagnè, direttrice scolastica. «Per arrivare a parlare il Lis ci vogliono anni;  noi siamo riusciti ad apprendere ciò che è necessario per dialogare con la bambina. E quando dico noi penso ai cuochi, agli operatori d’appoggio che si sono messi in gioco insieme ai docenti. Il facilitatore non è mai stato colui che traduce ma che crea un ponte con i bambini» . 

Comunicazione continua

mattarella-sordiAdesso tutti riescono a comunicare senza un intermediario. «Abbiamo insegnato ai bambini a richiamare l’attenzione toccando Julia. Ora sanno le basi della lingua. Non è complicato intrecciare delle relazioni con una bambina sorda. Il nostro intento è stato quello di non interrompere mai la comunicazione con lei»

Le insegnanti le stanno preparando il terreno anche per la scuola primaria. «Ci sembrava importante in vista del passaggio alle elementari creare un incontro tra i bambini delle sei scuole del comprensorio da dove usciranno i suoi futuri compagni. Abbiamo organizzato un percorso trasversale con dei momenti dove i bambini si ritrovano, partendo da un riconoscimento attraverso un segna-nome, come fatto in precedenza».

I bambini dell’asilo Fuganti sono stati nominati alfieri della Repubblica, titolo che viene dato a chi si distingue per doti eccezionali nel campo dello studio o con singoli atti ispirati all’altruismo e alla solidarietà, che possano essere d’esempio anche ad altre generazioni.

Perché i bambini a cui si insegna rispetto e solidarietà saranno gli adulti di domani.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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Cos'è il pensiero computazionale e perchè serve a trovare lavoro

Il progresso tecnologico viaggia alla velocità della luce. 

stress-pcNon si fa in tempo ad imparare un software che già è in arrivo la versione 2.0. Avete sviluppato il tipo di skills necessarie per ottenere quel posto di lavoro tanto anelato? Peccato, dovete già mettere l’arte da parte e rimboccarvi le maniche per acquisire altre competenze. 

Come giostrarsi in un mondo in cui è davvero difficile prevedere quali abilità vengono richieste da un anno all’altro? Dal momento che ancora nessuno di noi ha sviluppato doti divinatorie, la soluzione c’è: sviluppare competenze non tecnologiche bensì metodologiche.

Cos’è il pensiero computazionale

computational-thinkingIl termine è stato introdotto per la prima volta nel 2006, dalla scienziata informatica Jeanette Wing, che ha espresso il concetto in maniera approfondita nella pubblicazione scientifica “Computational thinking”.

Il pensiero computazionale è un processo mentale che potrebbe risultare utile in molti campi: lettura, scrittura, aritmetica sviluppo dell’abilità analitica. In questo caso il computer diventa il mezzo, non il fine per un'approccio alle difficoltà di campi differenti.

 Per capire meglio di cosa stiamo parlando, ecco uno spezzone del film Apollo 13 che potrebbe chiarivi meglio le idee sul concetto di pensiero computazionale. 

Mediante il pensiero computazionale si definiscono infatti procedure (istruzioni da seguire) attuate da un esecutore  ( il soggetto che realizza), in un contesto prefissato (cosa ha a disposizione il soggetto) e obiettivi assegnati ( qual è il risultato prefissato).

Leggi anche:  "Con il coding insegno alle ragazze il coraggio di essere imperfette"

La chiave è dunque costruirsi meta-competenze, ovvero sviluppare impostazioni mentali che aiutino ad acquisire altre capacità.. Il pensiero computazionale si basa dunque su potere e limiti dei processi di calcolo, indipendentemente dal fatto che siano eseguiti da un uomo o da una macchina. La differenza è che, grazie all’intelligenza, gli uomini hanno la capacità critica di individuare punti fallaci o mancanti nello sviluppo della soluzione.

Il coding come processo mentale

coding-10Il contesto operativo in cui si può  imparare al meglio questa competenza è il coding, ovvero la programmazione informatica, materia che è stata ultimamente inserita nei programmi didattici di molte scuole europee.

 

Attenzione, non significa certo che tutti dobbiamo diventare programmatori. L’informatica ha ormai inciso sullo sviluppo cognitivo delle persone e va appresa per lo stesso motivo per cui, almeno in Italia, vengono insegnate tutte le materie dal latino alla fisica; sviluppare un approccio metodologico efficace che possa risultare utile in qualsiasi campo professionale.

ragionamentoUna comprensione dei concetti base dell’informatica è ormai fondamentale. Esattamente com’è accaduto nel secolo passato per la matematica, la fisica, la biologia e la chimica, sviluppare il pensiero computazionale significa elaborare una metodologia di ragionamento, affrontare problemi complessi, valutare le diverse fasi del lavoro in collaborazione con altri collaboratori e immaginare una descrizione precisa di cosa fare e quando farlo.

Leggi anche: Inventare un'app a ottant'anni. La storia di Masako

Pensate che già nel 1968 George Forsythe, uno dei padri della formazione universitaria in informatica, aveva scritto: «Le acquisizioni più valide nell’educazione scientifica e tecnologica sono quegli strumenti mentali di tipo generale che rimangono utili per tutta la vita. Ritengo che il linguaggio naturale e la matematica siano i due strumenti più importanti in questo senso, e l’informatica sia il terzo».

Qualche esempio nella quotidianità?

bambino-zainoTua figlia va a scuola al mattino mettendo nello zaino esattamente tutto ciò che le servirà durante la giornata, valutando anche eventuali imprevisti e perdite di tempo. Nel linguaggio informatico questa competenza è il prefetching, ovvero una tecnica utilizzata dai microprocessori per  accelerare l’esecuzione dei programmi e ottimizzare i lavori. 

Oppure  se perdi i guanti e torni indietro in tutti i posti in cui potresti averli scordati stai facendo back tracking, un algoritmo per trovare soluzioni a problemi in cui devono essere soddisfatti dei vincoli, scartando automaticamente tutte quelle che non li esaudiscono. 

Forse, sotto questo punto di vista, capire i processi informatici non diventa più una cosa insormontabile e di settore, bensì una metodologia che applichiamo ogni giorno senza nemmeno accorgercene. Un affascinante patrimonio comune per cui i processi mentali e informatici sono perfettamente integrati e integrabili.

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

 

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Effetto Zeigarnik contro Procrastinazione: chi la spunterà?

Domani è un altro giorno

procrastinare-1Un altro giorno in cui potrò organizzare le cose al meglio, riuscirò a far la spesa, andare a quella prima lezione di Tai-chi, informarmi per le vacanze estive, pulire la casa, andare dal parrucchiere, cucinare per le cinquanta persone del pranzo della domenica.

Chissà perché ho sensazione che molti di noi sappiano come andrà a finire questa storia.  Maratona di serie su Netflix dalle dieci del mattino…ed è subito sera.

Anche voi siete vittime della procrastinazione? Forse spiegarvi l’effetto Zeigarnik potrebbe giovarvi…

Cos’è l'effetto Zeigarnik?

bluma-zeigarnikNo, non si tratta del nuovo nemico di Spiderman ma è il nome della psicologa lituana Bluma Zeigarnik.

Cosa c’entra questa simpatica e interessante giovane con il nome da fumetto con la procrastinazione?  Ha teorizzato l’ominimo effetto che ci viene in aiuto quando pigrizia e demoni auto-sabotatori stanno prendendo il sopravvento.

 

L’esperimento

Bluma, seduta in un ristorante di Vienna all’inizio del secolo scorso, notò uno strano comportamento da parte dei camerieri. Ognuno di loro sembrava ricordare perfettamente gli ordini da servire, dimenticandosene immediatamente dopo che i piatti erano stati portati ai tavoli. 

camerieri

Tale strano comportamento stimoló la curiosità di Mrs Zeigarnik,spingendola a chiedersi perchè avvenisse e realizzando un esperimento simile e contrario in laboratorio. La psicologa russa chiese ai suoi partecipanti di svolgere una ventina di semplici compiti: risolvere puzzles, cruciverba, realizzare collanine, attività poco complicate.

La dottoressa distraeva ogni tanto i suoi partecipanti, scrivendo sul taccuino i compiti che stavano svolgendo quando li interrompeva. Alla fine risultò che il campione di individui coinvolto ricordava meglio gli incarichi che era stato costretto a sospendere che quelli portati a termine. 

Cosa c’entra la procrastinazione? 

procrastinazionePensate alla vostra serie preferita. Non vedete l’ora che esca la seconda stagione per sapere come va a finire, giusto? Oppure: avete mai pensato che a fine giornata tendiamo a ricordare  le attività che ancora dobbiamo terminare piuttosto che il contrario?

Bluma ha voluto dimostrare come essere tenuti sulle spine funzioni sempre. Quando una persona inizia una determinata attività, è molto più propensa a portarla a termine.

Quindi? Non stare troppo a pensare al perché e per come. Semplicemente inizia. Sennò potresti diventare vittima della procrastinazione statica, l’infame tendenza a rimandare sempre e non cominciare mai.

Vedrai che a poco a poco, anche nei giorni in cui si è meno motivati e svogliati, si va avanti, un passo alla volta. Ogni grande storia in fondo…parte sempre dall’inizio.

di Irene Caltabiano

 

 

 
 

 

 

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