mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Non siamo il nostro curriculum, siamo esseri umani

La celebre scrittrice J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, ha raccontato nel suo discorso ai laureati di Harvard nel 2008 di come i suoi genitori avrebbero voluto che scegliesse studi diversi. La sua era una famiglia di umili origini che voleva risparmiare alla figlia l’esperienza della povertà, spingendola a intraprendere un percorso che potesse garantirle un lavoro sicuro. Una famiglia che considerava la sua fervida immaginazione come una “deliziosa e personale stranezza”. 
Nella società di oggi, che vede i giovani gli uni contro gli altri in una competizione folle per essere promossi con i voti più alti, per frequentare le università migliori e per laurearsi e trovare lavoro prima dei compagni, sono molte le famiglie, come quelle della Rowling, che spingono i propri figli a voler diventare qualcuno. 
Immagina di essere – magari lo sei, o lo sei stato – un giovane con una passione particolare, tanto forte da farti pensare di non voler fare nient’altro nella vita. Scrivere, dipingere, suonare uno strumento, giocare a basket. Non importa cosa. 
Alcuni genitori ti incoraggerebbero a seguire le tue inclinazioni, sostenendoti in tutti i modi possibili. Altri, invece, preoccupati dalla società in cui viviamo, ipercompetitiva e al tempo stesso avara di occasioni, ti consiglierebbero di scegliere un percorso di studi che ti avvii a una carriera professionale, perché solo così potrai permetterti di avere una casa in futuro e di mantenere una famiglia. 
Così, per paura di deludere le aspettative della famiglia, molti giovani scelgono strade che non fanno per loro, ritrovandosi dopo qualche anno a cambiare università o a lasciare il lavoro perché non era realmente quello che volevano. O, al contrario, non ascoltano i consigli dei genitori e scelgono la strada che più li appassiona, ma dopo la laurea i risultati tardano ad arrivare. E allora iniziano i sensi di colpa e i rimorsi per aver fatto una scelta che si crede sbagliata, per essere caduti in qualcosa che si fa fatica ad ammettere a se stessi.
Come superare la paura del fallimento?
Fallimento è una parola che fa paura. Si ha vergogna anche solo a pronunciarla. Per liberarsi da questa frustrazione è necessario abbandonare le etichette e i giudizi che minano la nostra autostima. Come spiega padre Anthony De Mello, psicoterapeuta indiano, noi non siamo i nostri abiti, il nostro lavoro, il nostro curriculum. Siamo esseri umani. 
È importane, quindi, che i genitori trovino il giusto equilibrio nell’educazione dei figli. Farli vivere sotto una campana di vetro è sbagliato, come il voler programmare ogni loro passo. Ogni tanto è importante che i ragazzi sbaglino con la propria testa, che scoprano la propria forza di volontà e di cosa sono capaci, che dopo essere caduti imparino a rialzarsi. Perché il fallimento non è la fine, ma può essere l’inizio di un percorso di crescita che li porterà lontano. 
Rosa Cambara

Fallimento. Un parola che fa paura!

J. K. Rowling
La celebre scrittrice J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, ha raccontato nel suo discorso ai laureati di Harvard nel 2008 di come i suoi genitori avrebbero voluto che scegliesse studi diversi. 
 
La sua era una famiglia di umili origini che voleva risparmiare alla figlia l’esperienza della povertà, spingendola a intraprendere un percorso che potesse garantirle un lavoro sicuro. Una famiglia che considerava la sua fervida immaginazione come una “deliziosa e personale stranezza”.
 
Nella società di oggi, che vede i giovani gli uni contro gli altri in una competizione folle per essere promossi con i voti più alti, per frequentare le università migliori e per laurearsi e trovare lavoro prima dei compagni, sono molte le famiglie, come quelle della Rowling, che spingono i propri figli a voler diventare qualcuno. 
 
Immagina di essere – magari lo sei, o lo sei stato – un giovane con una passione particolare, tanto forte da farti pensare di non voler fare nient’altro nella vita. Scrivere, dipingere, suonare uno strumento, giocare a basket. Non importa cosa. 
 
Alcuni genitori ti incoraggerebbero a seguire le tue inclinazioni, sostenendoti in tutti i modi possibili. Altri, invece, preoccupati dalla società in cui viviamo, ipercompetitiva e al tempo stesso avara di occasioni, ti consiglierebbero di scegliere un percorso di studi che ti avvii a una carriera professionale, perché solo così potrai permetterti di avere una casa in futuro e di mantenere una famiglia. 
Così, per paura di deludere le aspettative della famiglia, molti giovani scelgono strade che non fanno per loro, ritrovandosi dopo qualche anno a cambiare università o a lasciare il lavoro perché non era realmente quello che volevano. O, al contrario, non ascoltano i consigli dei genitori e scelgono la strada che più li appassiona, ma dopo la laurea i risultati tardano ad arrivare. 
 
E allora iniziano i sensi di colpa e i rimorsi per aver fatto una scelta che si crede sbagliata, per essere caduti in qualcosa che si fa fatica ad ammettere a se stessi.
 

Come superare la paura del fallimento?

Fallimento è una parola che fa paura. Si ha vergogna anche solo a pronunciarla. Per liberarsi da questa frustrazione è necessario abbandonare le etichette e i giudizi che minano la nostra autostima. 
 
Come spiega padre Anthony De Mello, psicoterapeuta indiano, noi non siamo i nostri abiti, il nostro lavoro, il nostro curriculum. Siamo esseri umani. 
 
È importane, quindi, che i genitori trovino il giusto equilibrio nell’educazione dei figli. Farli vivere sotto una campana di vetro è sbagliato, come il voler programmare ogni loro passo. Ogni tanto è importante che i ragazzi sbaglino con la propria testa, che scoprano la propria forza di volontà e di cosa sono capaci, che dopo essere caduti imparino a rialzarsi. Perché il fallimento non è la fine, ma può essere l’inizio di un percorso di crescita che li porterà lontano. 
 
Rosa Cambara
Blogger umanistica
 
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Come smettere di fare gli eterni incompresi

Un mondo di incompresi

bambino-arrabbiatoSapete qual è una delle lamentele più ricorrenti? “Nessuno mi capisce”.

La domanda sorge spontanea: di chi è la colpa? Senz’altro chi frigna la attribuisce a “tutti gli stupidi” che gli stanno attorno. Gli altri, dal canto loro, risponderanno: «Quello è proprio strano».

Da che parte pende la bilancia?

Il problema è principalmente di chi tende a lamentarsi. Questo atteggiamento non fa che alimentare tensioni, inadeguatezze relazionali e a lungo andare si può tradurre in solitudine e senso dell’abbandono.

A loro volta queste situazioni si portano appresso una marea di sintomi o impulsi a farsi del male. Bisognerebbe intervenire subito per evitare questa condizione. Come? Andando al nocciolo del problema.

Se “nessuno ti capisce” faresti bene a continuare a leggere l’articolo …

lamentarsiRegola 1. Lamentarsi è un modo per chiedere attenzione o, meglio ancora, aiuto. Non hai più sei anni e devi avere il coraggio di confrontarti col mondo degli adulti.

Regola 2. Chi non ti capisce? O sei tu che non ti capisci fino in fondo? Nel primo caso individua le persone con le quali non riesci ad esprimerti e trova il modo di farlo. Spiegagli cosa dovrebbero capire di te.

La paura non è altro che un buco nero nel quale crediamo di cadere ma che, in fondo, se ci buttassimo senza guardare non faremo altro che sprofondare in un bel sofà caldo. Nel secondo a caso incomincia a metterti in discussione e a riflettere che magari potresti essere tu il problema.

Regola 3. Nel momento in cui prendiamo coraggio e andiamo a parlare con il diretto interessato è facile – visto che abbiamo riflettuto a lungo – lasciarsi andare ad un atteggiamento scortese. Non c’è nulla di più sbagliato. Se c’è un problema di comunicazione o incomprensione la soluzione migliore è affrontare tutto con la maggior chiarezza possibile. E se la persona sembra ostile, l’importante è mantenere i nervi saldi.

 

incompresiRegola 4. Condividere il problema di “non essere capito” con gli amici più intimi, con le persone che ti ascoltano. Se per loro, le tue, sono tutte seghe mentali e non c’è niente di cui preoccuparsi, non lasciare perdere. Spiegagli quanto questa situazione sia fastidiosa e influisca negativamente giorno dopo giorno. Cerca sostegno e consigli su come farti star meglio.

Regola 5. Dulcis in fundo, può capitare davvero di non essere capiti. Questo però non deve essere un segnale preoccupante. Anzi, può essere manifestazione di ignoranza altrui.

Personalmente, di persone ne ho incontrate tante, alcuni mi hanno capito, altri meno …

Ho sempre riflettuto se potessi essere io il problema o chi mi stava accanto. Non creandomi mai un ruolo da inetto sono sempre stato sereno e ho scelto di stare con persone speciali. In cui la regola generale consisteva in “stima reciproca”.

luca-mordenti

 

di Luca Mordenti

 

 
 

 

 

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Il seme dei nostri sogni? La motivazione

Non temete di sognare

sogni“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni!”. Non importa che abbiate letto Shakespeare, ve lo dico io: se non inseguite i vostri desideri vi spegnerete lentamente. 

Rinchiusi in una vita misera, a guardare le persone che ce l’hanno fatta mentre voi vi addormentate sul divano quando un domani è uguale all' altro. 

Nessun allarmismo. Oggi vi insegnerò a danzare fra le stelle! Impossibile? No.  

Vivere e sognare? Yes, you can!

sognare

Trovare il tesoro della nostra vita non è impresa facile, lo ammetto! Ma esiste ed è dentro di noi.

 Non da molto mi sono avvicinato al pensiero buddhista e sapete cosa dice? Non c’è un unico Buddha ma ognuno di  noi ha dentro di sé la sua "buddhità", ovvero la sua felicità!

 

Con un po’ di pratica e pensiero strategico la vostra vita prenderà una direzione del tutto nuova. 

Dove sta il segreto di tutto? Essere motivati. Come si può raggiungere questa motivazione? In maniera molto semplice.

Obbiettivi

Prendere l’abitudine di scrivere è un passo fondamentale. Appunta i tuoi obbiettivi e soprattutto il perché vuoi perseguirli

La foto dell’anima

motivazioneSe siamo causa e effetto in un universo che ci ospita e aiuta, in alternativa alla lista puoi fissare il tuo obbiettivo con un’ immagine o un punto di riferimento esterno. Il cosiddetto ideale. Se vedi che perde la sua forza motivazionale, non fare altro che sostituirla con un’altra.

Condivisione

Parlare dei tuoi progetti alle persone che ti stanno a cuore non può che giovarti. È un rischio perché può succedere che, dinnanzi alla tua nuova forza, provino invidia. Non farti abbattere, perché mentre sei impegnato a perseguire gli obbiettivi che ti cambieranno radicalmente la vita, le altre persone si addormenteranno sul divano.

Nessuna fretta

pazienzaChi va piano, va sano e lontano. Mai nulla di più vero è azzeccato. Spesso quando nuovi impulsi e forme di energia si risvegliano in noi la tendenza è voler tutto e subito. Invece occorre avere pazienza, fallire, perfezionarsi.

Procrastinare è reato

Va bene non aver fretta ma occorre anche fissarsi delle scadenze. Per esempio: volete mettervi in forma? Stilate azioni quotidiane da compiere, consultate le motivazioni che vi spingono a tanto sforzo ma soprattutto, fissate un traguardo. O, se vogliamo, piccoli step.

1.Entro la fine del prossimo mese avrò perso cinque chili.

2.Entro la fine di quello successivo avrò scolpito gli addominali

3. Entro tre mesi sarò in perfetta forma!

La testa sposa il corpo

motivazione-5Uno dei primi compiti che ti danno gli psicoterapeuti degni di merito è il seguente: “Dimmi come vorresti essere a fine percorso”. Una questione apparentemente semplice. Eppure, è in grado di risvegliare dentro il paziente, in ogni istante, la forza che lo spinge a diventare ciò che vuole.

Naturalmente questi sono solo alcuni consigli su come si possa imparare a cambiare la propria vita ma quel che mi viene da dire con maggior premura è una sola cosa.

Abbiamo un corpo e una mente, siamo esseri umani, e non siamo nati per lavorare e soffrire ma per realizzarci lavorando come più ci piace.

 

luca-mordenti

di Luca Mordenti

 

 
 

 

 

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