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Come evitare che l'ego diventi un nemico

Alzi la mano chi è convinto di conoscere il significato di ego.

ego-1Difficile darne una definizione univoca. Psicologi, filosofi, mistici hanno sempre cercato di intrappolarne la vera essenza. 

 Per essere semplici, possiamo dire che l’ego è l’immagine che abbiamo di noi stessi. Chi siamo fisicamente, mentalmente e caratterialmente?

Tante volte mi hanno accusato di avere un ego spropositato, molto probabilmente perché mi esponevo al mondo con sapienza, convinto di aver doti che non mi appartenevano. Laddove mi sentivo un leone, non ero che un uccellino in gabbia.

 Questo distaccamento dalla realtà, apparentemente positivo, è sintomo del contrario. Non mancano per tanto situazioni psicologiche di fondo problematiche. Esempio? Poca autostima corrotta da spocchia e arroganza, oppure un forte narcisismo che, se intaccato, potrebbe costringerci a metterci a confronto con la versione reale di noi stessi.

Che fare?

autoanalisiAnzitutto è opportuno fare autoanalisi. Che rapporto abbiamo con il nostro ego? Possiamo basarci su due step principali:

1.     Riconoscere chi siamo

2.     Ristrutturare l’ego.

Identità

È semplice: siamo ciò che facciamo. Bisogna chiedersi: che traguardi hai raggiunto con le tue azioni? Quali sono state le conseguenze?

Solo in questo modo e con l’aiuto di chi espone il proprio giudizio privo di malizia su di noi possiamo incominciare ad avere maggior consapevolezza del nostro essere.

 

Ristrutturazione

ego-4A questo punto anziché pensare ai traguardi raggiunti riflettiamo sulle azioni svolte nell’ultima settimana. Quelle concrete e non immaginate.

Ad esempio: avete aiutato una persona anziana con la spesa o avete cordialmente salutato qualcuno quando siete entrati e usciti da un bar? Queste azioni rappresentano, per esempio, la gentilezza. Ecco apparire perciò una qualità concreta su cui fare attenzione e ricostruire pian piano il vostro “io” reale.

Agire

Come si è dedotto, l’ego è la condizione psicofisica del risultato delle nostre azioni. Una volta tornati alla realtà se si vuole essere una persona migliore e accrescere positivamente la propria immagine, c’è da fare una sola cosa. Fissare obbiettivi e agire.

 Tutto si trasformerà nel miglior modo possibile, dettato dai propri desideri realizzati. E le persone, a questo punto, ci vedranno individui autentici e da cui prendere ispirazione

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di Luca Mordenti  

Blogger filosofo

 

 
 

 

 

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Non rassegniamoci, ma impariamo l'arte dell'accettazione

Accettare: consentire ad accogliere, a ricevere.

Rassegnarsi: riconsegnarsi, rimettersi all'altrui volontà rinunciando alla propria.

rassegnazioneSe nell'uso comune il significato di questi due verbi può essere facilmente equivocato, il dizionario ci può venire in aiuto.

Già nella definizione infatti possiamo rintracciare  la differenza nella coppia di termini. Accettare presuppone un'azione, rassegnarsi rimanda invece alla totale passività.

Quante volte ci è capitato di gettare la spugna, vivere una situazione fastidiosa, sopportando semplicemente ciò che ci tocca? Questo significa abbandonarsi completamente allo scorrere delle cose senza cercare minimamente di cambiarle.

Accettare invece significa accogliere, essere in pace, non opporsi agli eventi che a prima vista possono sembrare negativi ma trarne giovamento per nuovi insegnamenti di vita, cercando invece altre strade per la felicità.

L'energia che si impiega nella negazione della realtà torna a essere libera e disponibile nel momento in cui si cerca una soluzione creativa al pantano nel quale ci si ritrova.

Fino a quando si rimane dentro il rifiuto si sarà prigionieri di un circolo vizioso.

Qualche esempio?

macchinaUna situazione classica che possiamo ritrovare nella vita quotidiana è essere in ritardo ad un appuntamento.

Magari ci troviamo in mezzo al traffico, bloccati in coda, e continuiamo a innervosirci pur sapendo che il nostro cambiamento di umore non farà svanire per magia la fila di macchine.

Se ci si confronta con una situazione meno “quotidiana”, il confine tra accettazione e rassegnazione è molto sottile se parliamo del lutto di una persona cara.

Quando scompare siamo arrabbiati con il mondo e daremmo qualsiasi cosa per riaverla con noi, pur sapendo che è impossibile. La rassegnazione senza la piena accettazione influenzerà per sempre la nostra vita, perchè la rabbia, la tristezza e il senso di impotenza continueranno a permanere.

Potremmo costruirci un'identità senza le nostre gioie ma non senza le nostre sofferenze

Accogliere con serenità rappresenta invece la fase finale di un dolore, in cui, nonostante tutto, si impara a vivere e non a sopravvivere.

L'accettazione è un processo fondamentale anche nelle relazione con le persone: è infatti necessario accogliere una persona così com'è, senza avvertire  il desiderio di cambiarla.  Quest'ultimo infatti è uno dei fondamenti delle relazioni di coppia, in cui si può comunque cercare di migliorare insieme riconoscendo pregi e limiti dell'altro.

Cambiare le nostre reazioni

donna-sotto-la-pioggiaLa differenza fra dolore e sofferenza è il risultato del nostro livello di accettazione. “Non possiamo cambiare quello che ci accade, ma possiamo cambiare la nostra reazione”.

Erin Olivo, psicologa e assistant clinical professor of medical psychology alla Columbia University spiega come affrontare l'accettazione nel libro “Wise Mind Living” (Vivere con una mente consapevole, ), già grande successo nelle librerie americane.

Un concetto fondamentale nel libro della Olivo è l'accettazione come strategia di vita.

«Accettare non significa che ci debba andar bene qualsiasi cosa succeda o che dobbiamo gettare la spugna».

Al contrario, l’accettazione è una strategia pratica. «È un’attitudine, uno stato mentale che ci permette di fare i conti con le cose difficili che ci capitano e che non possiamo cambiare. L''accettazione permette di rispondere consapevolmente anziché, semplicemente, reagire ad una situazione».

Nel valutare le difficoltà della vita, infatti, le emozioni giocano un ruolo fondamentale. «I sentimenti non ci accadono semplicemente, ma seguono un percorso ben preciso: c’è un innesco, cioè un evento scatenante, un’interpretazione di quest’avvenimento, un bisogno di agire, un’azione e le conseguenze dei questi atti che, spesso, generano emozioni di ritorno».

Ad esempio si può cercare di ridurre le situazioni che scatenano un'emozione negativa cambiando la risposta a questi fatti.

Come l'autoironia è ancora uno dei migliori strumenti di relazione

Come si pratica

donna-accettazioneLa buona notizia è che l’accettazione è una capacità che tutti possono imparare, prendendo sempre in considerazione pochi, semplici, passi, consigliati anche nel libro della dr.ssa Olivo.

1) Fermarsi

Quando vi sorprendete in un atteggiamento antagonista rispetto alla realtà, cercate di non reagire immediatamente e cambiate postura. Raddrizzate la schiena, aprite le spalle, respirate profondamente.

2) Prestare attenzione

Individuare i momenti di non-accettazione. Tutte le volte che vorreste che le cose vadino diversamente si tratta di occasioni per  scegliere l'accettazione.
Tutte le volte in cui, durante la vostra giornata, vi trovate in modalità di non-accettazione, guardate la situazione con cui avete a che fare e ripetevi la frase: “È quello che è”. La tensione comincerà subito ad allentarsi.

3) Prendersi cura di sè stessi

Siate pazienti con voi stessi e ricordatevi di esserlo con frasi del tipo: “Non mi piace questa situazione, ma ci posso convivere, passerà. Devo essere paziente con me stesso, mentre vivo questo momento”.

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di Irene Caltabiano

 

 

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Ti senti bloccato o giù di morale? Ascolta rap!

Probabilmente non tutti apprezzano Fedez e simili. 

FedezTuttavia, mesi fa scrissi un articolo sui benefici della musica classica e le assidue ricerche mi hanno portato a scoprire che non ci si può fermare a Mozart. Sono passati troppi secoli. Qual è la medicina di adesso? Il rap!

Forse non lo sapete, ma questa tipologia di musica è uno speciale carburante per la nostra mente: sembra infatti che incrementi le capacità cerebrali

Per cui, abbandoniamo per un attimo l’idea di cambiare stazione radio ogni qualvolta ci investe i timpani la voce di Fabri Fibra. In realtà, senza saperlo, stiamo facendo un'opera di bene. 

Se è vero che in America si sparavano in nome del rap e i versi riguardavano spesso minacce, droga o violenza, è altrettanto vero che oggi personaggi “analoghi” della musica italiana fanno venire tristezza. In ambo i casi, non corriamo nessun pericolo;  possiamo ascoltarli concentrandoci sul ritmo piuttosto che sulle parole.

L’hip-hop, toccasana per il cervello

hip-hopChiunque ascolti un brano rap o chi, direttamente, lo canta, sappia che si attivano determinate aree cerebrali quali: emozioni, linguaggio, motivazioni e funzioni motorie

 

Se Chopin o Brahms abbassano la pressione o aiutano anche le persone che soffrono di Alzheimer, nessuno aveva ancora immaginato che la musica rap aiutasse, ad esempio, i malati di Parkinson. La musica è un ottimo modo per esprimersi e tanti pazienti con problemi di comunciazione verbale sfruttano il suo potere.

La giusta scuola

hip-hop-6Vi siete mai chiesti perché alla scuola elementare o media ci siano lezioni di musica? Un’unica risposta non sarebbe sufficiente. 

Tuttavia, dall’altra parte dell’oceano, si sono spinti oltre. A New York, poco più di un anno fa, diverse scuole hanno inserito un programma dal nome “hip-hop therapy”. Cosa fa? Favorisce l’espressione dei ragazzi e aiuta a prevenire problemi come eccessi di paura o depressione.

Pensate che gli antichi saggi affermavano che qualsiasi tipo di arte fosse figlia della melodia: pittura, scrittura, la filosofia stessa.

Insomma, il mio auspicio non è che voi ascoltiate per forza Fedez per star bene. Ma augurarmi che in fondo, dopo un assidua ricerca e magari aver trovato un’artista dalla personalità interessante, non abbiate timore di ritagliarvi un po’ di tempo per il rap. Aiuta a vivere meglio.

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di Luca Mordenti

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