mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Ecco come ho imparato a chiedere favori

Chiedere un favore non è affatto semplice.

chiedere-favoriHo sempre trovato numerose difficoltà. Non so il motivo, forse il fatto si sentirmi nelle mani di qualcun altro che avrebbe o meno accettato di aiutarmi. Non mi è mai piaciuto dipendere da terzi ma nella vita è impossibile non aver bisogno di qualcuno, che si tratti di lavoro o di badare al cane.  

Ho imparato che il linguaggio,in questo caso, è importante come non mai. Sapersi porre nella giusta maniera è alla base delle relazioni e la chiave vincente per chiedere aiuto e essere sicuri – o quasi - di riceverlo.

Preparazione

Le tre regole principali sono: impostare la frase, dare una ragione e salvarsi in corner. Faccio un esempio: supponiamo di aver bisogno di qualcuno badi al cane perché dobbiamo andare a un matrimonio. Cosa diremmo al nostro vicino?

«Scusami Mario, non è che sabato puoi badare al cane?»

Quante probabilità ci sono che lui dica sì? Se pensiamo a quant'è difficile convincere un parente figuriamoci il primo Mario di turno. Quindi le probabilità si riducono all’osso.

chiedere-un-favore

Impostare la frase e dare una ragione.

«Ho un favore da chiederti»

È banale ma implica il sottotesto: “Se mi aiuti ora, sarò in giusto debito con te”. In questo modo si tratta di un vero e proprio favore che verrà colto dall’interlocutore come la possibilità di creare un rapporto basato sulla fiducia e sul dare e avere. Ma forse questo non è sufficiente. Infatti, suonerebbe meglio così:

«Mario, ho un favore da chiederti. Potresti dare un occhio al cane sabato? Ho un matrimonio di un caro amico»

Fornendo una spiegazione dettagliata (vera o falsa), non solo si avranno più probabilità positive di ottenere un aiuto ma così facendo Mario è consapevole, nel caso accetti, di farsi ricambiare il favore. Inoltre un pizzico di persuasione non guasta mai. Andiamo sul sicuro.

 

Salvarsi in corner

scambiarsi-favoriSe è vero che si trova più piacere nel dare che nel ricevere (e ci siamo posti in maniera adeguata) il gioco è fatto. Ma siamo davvero sicuri che ci aiuteranno?

È importante porre Mario nelle condizioni anche di non accettare. Non bisogna mai chiedere un favore imponendosi perché verrà percepito come un comando. Bisogna essere furbi, porsi in maniera rassicurante, delicata e profonda.

«Se non puoi aiutarmi, non preoccuparti. Sabato avrai senz’altro da fare. Ho provato a chiedertelo perché mi fido di te»

In questo modo mostriamo gratitudine e il nostro vicino senz’altro apprezzerà. Se dice che non può, molto probabilmente è davvero impossibilitato. Una cosa è certa: senz’altro si ricorderà di come ci siamo posti. Questo è molto importante, soprattutto perché da quel momento si sarà innescato un rapporto di fiducia.  

Ultimi consigli

Ricordatevi che questi trucchetti fanno la differenza e le probabilità di essere aiutati aumentano, ma solo se si è davvero umili e gentili. Sforzarsi di esserlo può funzionare quante volte? Forse una. Poi il vicino Mario non aiuterà più. E quando chiederà indietro il favore, nascondersi non servirà a nulla: il rapporto è rovinato. 

luca-mordenti

 

di Luca Mordenti

 
 
 
 

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Sindrome dell'impostore: cos'è?

Un filosofo sul punto di morte disse: «L’unica cosa che ho imparato è non aver imparato nulla»

sindrome-dell'impostoreDietro a queste ultime parole si percepisce un messaggio di elevata saggezza. Eppure, nonostante avesse contribuito ad arricchire la conoscenza dell’uomo, lasciò questo mondo convinto di non aver capito niente.

Una persona che si pone degli obbiettivi e li raggiunge con successo dovrebbe sentirsi realizzata. Invece no, spesso personaggi importanti si sono espressi: “È stata solo fortuna”, “Devo tutto a qualcun altro”, etc.  Questo modo di pensare si chiama sindrome dell’impostore.

Quel che può sembrare un atteggiamento modesto, se repentino, diviene un disturbo psicologico in grado di condizionare la propria vita.

La società. Perché l’impostore colpisce tante persone?     

impostoreSecondo gli studi, almeno il 70% ha vissuto la sensazione di sentirsi inadatto e buono a nulla Vogliamo crederci o no, a influenzarci è il virus della società. Viviamo in contesti competitivi, privi di sentimento e pieni di corruzione. Basta pensare, ad esempio: “Quell’attore è lì perché è raccomandato da qualcuno”. Per non parlare della politica. Perché pensiamo a questo? La verità è che siamo costantemente circondati da informazioni di questo genere e il nostro inconscio le ha assorbite. Se prendete a campione dieci persone e gli chiedete: 

 Come si fa ad arrivare in politica?». Otto su dieci risponderanno: «Per raccomandazione».

Se la colpa fosse del carattere?

sinrome-dell'impostore-ragazzaPrima di incolpare la società, è opportuno rendersi conto della personalità che abbiamo. Se non siamo in grado di guardarci dentro, facciamocelo dire dagli amici più intimi. In genere, questo tipo di sindrome nasce da un senso ( profondo, forse troppo) di umiltà nei confronti di noi stessi. La tendenza ad essere eccessivamente umili però è dannosa e la linea di confine conl’insicurezza è ad un ( fatale) passo.

Anche essere perennemente critici è un segnale pericoloso. La tendenza è vivere in uno stato ansioso che, nonostante sia di frequente dovuto a un forte senso del dovere, è connesso  alla paura di essere giudicati. Proteggersi con la corazza è a dir poco plausibile ma sbagliato.

Strategia per essere all’altezza! Sei pronto?

autostima1.     Serenità. A Roma direbbero: “Scialla” (relax, non pensarci). La perfezione non esiste, smettila di prenderti troppo sul serio. Ti senti teso, nervoso? Vai a correre e fatti una bella doccia calda. Incomincia a cambiare abitudini di vita e vedrai come pian piano la tua condizione psicofisica cambierà. Ti sentirai più energico.

2.     “Io valgo”. Impara a ripeterlo ad alta voce. Se  ti trovi in alto e sei partito dal basso, sei stato tu a salire fino alla vetta. Voltati e guarda il cammino che hai percorso. Ti pare poco? Sapresti elencare tutte le situazioni e il processo che ti ha cambiato e portato al successo? Chissà quanti momenti bui, quanta fatica. Ma ci sei riuscito, te lo meriti …  fattelo un applauso.

3.     Sbaglia. Mettiti in gioco, sempre. L’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori, scriveva O. Wilde. Ed è per mezzo di essa che possiamo scalare la montagna del successo. Se aspetti il momento giusto, non arriverà mai.

4.     Liberati delle paure. Prendi un diario e appunta i pensieri negativi. Non solo verranno in un qualche modo “esorcizzati” ma liberandoli potrai approfittarne per riempirti di positività. Infatti, la sindrome dell’impostore non è altro che un processo psicologico.

5.     Pensa alla morte. Tutti dobbiamo farci i conti. Per cui è meglio una vita di rimpianti e desolazione o di crescita e successo meritato?

Quel che credo è che il passato è il passato mentre il futuro è oggi: il presente. Ogni azione anche apparentemente la più banale rappresenta la direzione che vogliamo dare alla nostra vita.

Per cui guardati allo specchio e ripetiti: «Io sì che valgo!!»

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di Luca Mordenti

 

 

 
 
 
 

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Il panico? Una pantera che ha bisogno di carezze

È marzo, sono a letto.

attacco-di-panicoUna forte palpitazione: è il cuore? Mi alzo per bere un po’ d’acqua. La testa inizia a girarmi come se fossi sbronzo. Mi rimetto a letto, cosa sta succedendo? Qualcosa di brutto, lo so. La mia ragazza sta andando a farsi la doccia, decido di seguirla. Non mi sento al sicuro. 

La testa continua a girare vertiginosamente, la paura è alle stelle. Improvvisamente sento balzare il cuore al petto: 180 battiti al minuto? Forse anche più. Inizio a tremare, chiamo il 118. È il cuore, il cuore! Dico la via di casa ma mi sento completamente assente. Non capisco nulla, mi ritrovo steso sul divano. I battiti non calano, sono come paralizzato, non riesco a muovermi nemmeno di pochi centimetri. Arriva l’ambulanza, non mi rendo conto del tempo che è passato. Il medico sorride, controlla tutto e mi dice:

 «Non è il cuore, nemmeno un problema neurologico». 

«Allora cos’è?»

«Panico»

Dopo circa mezz’ora e qualche goccia di ansiolitico, riesco a sedermi. Ma non è finita: iniziano le scosse di adrenalina. Sono traumatizzato.

È stata l’esperienza più brutta e più giusta che mi sia capitata. Giusta? Si l’ho detto. Per fortuna esistono gli attacchi di panico.

Cosa ci dicono?

attacco-di-panico-6Qualcosa non va, è ora di cambiare vita, carattere, lavoro, passioni. Sono campanelli d’allarme del tutto innocui e carichi di significato. Il nostro cervello rivela una situazione di pericolo e ci mette in guardia. Siamo completamente vittime, l’inconscio prevale sul conscio.

Per rendere l’idea, immaginiamo di esserci persi in mezzo alla foresta. All’improvviso un ruggito. Che creatura è? Una pantera? Forse sì. Sale il terrore. Immobili, non sapendo dove scappare, ci guardiamo intorno. Solo alberi e cespugli.  Vediamo arrivare il felino, ormai è tardi, si ferma e ci guarda. Ha la bava alla bocca. Ora veniamo sbranati.

Siamo davvero sicuri di essere un buono spuntino? Magari vuole due carezze.

La prima volta non si scorda mai

“Quando la paura ti bussa alla porta vai ad aprire, vedrai che non c’è nessuno”.

Facile a dirsi ma quando si è in preda al panico, che si fa? Gli esperti dicono che si può controllare ma bisogna lasciare che faccia il suo corso. In genere dura dai 15 ai 30 minuti. I sintomi sono tantissimi e non sempre gli stessi.  In genere, il comune denominatore è la paura di impazzire o morire, accompagnato da nodo alla gola, formicolio agli arti, oppressione al petto e via dicendo. Conoscere e sperimentare gran parte della sintomatologia da disturbo di panico, afferma quanto espresso nell’aforisma. Non c’è nulla da temere se sappiamo che dietro alla porta non c’è nessuno.

Come vincerlo nell’immediato

panicoDopo numerosi "infarti" non ne potevo più, avrei preferito morire. Una mattina, affacciato alla finestra dopo aver fatto colazione, mi sento le gambe cedere. Ho l’ennesimo terrore che possa succedere qualcosa di brutto ed ecco che puntualmente il cuore inizia a battermi fortissimo. “Sai che c’è?” ho pensato “ora mi metto a sedere e se devo morire, morirò”. 

È iniziato il formicolio al braccio destro e poi al sinistro. Il petto oppresso e le immancabili vertigini. Mentre mi preparavo a morire mi viene in mente un aforisma di Emil Cioran: “L’unico modo per superare il panico è pensare alla propria sepoltura”. E così ho fatto. Il risultato? In meno di cinque minuti tutto era finito. Così come i muscoli si sono irrigiditi improvvisamente si sono distesi. Così come ho avuto paura di perdere un’altra volta. Ho vinto! La sensazione? Paragonabile ad un orgasmo.

Quando il panico persiste?

felicitàSe il disturbo è frequente e diventa invalidante, bisogna intervenire al più presto. Anzitutto, una rassicurazione: non è mai morto nessuno per l’ansia o il panico.

Bisogna però imparare a conoscerlo, gestirlo e se è necessario ricorrere ad un percorso terapeutico. Se sarà necessario bisognerà intervenire anche in parallelo con qualche medicinale. Perciò non abbiate paura se ve lo consigliano, io non ho voluto prendere farmaci durante il primo mese di disturbi ma rimpiango di non averlo fatto. Sarete seguiti e non succederà assolutamente nulla. Non abbiate ad ogni modo fretta di guarire, ogni percorso è soggettivo. Io ho impiegato sei mesi prima di conoscere e accettare il panico.

Consigli di lettura

Un libro che vi invito ad acquistare perché mi ha cambiato la visione del disturbo, e che senz’altro può essere davvero d’aiuto è: “Come vincere il panico” di R. Morelli e V. Caprioglio. Grazie a questo piccolo manoscritto ho imparato tutto quello che c’è da sapere.

Notate bene: Il panico viene per salvarci, sempre. Impariamo ad accoglierlo senza paura e non dimentichiamoci di dirgli grazie per averci fatto visita.

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di Luca Mordenti

 

 
 
 
 

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