mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Non gli piaci abbastanza? Può essere comunque un nuovo inizio

Certe facce svaniscono nell’attimo stessi in cui escono da una stanza. Altre facce invece non svaniscono mai. Mai, mai

(Jonathan Coe)

AttrazioneNonCorrispostaFormicaArgentinaQuant’è alta la probabilità di risultare banali e/o retorici, parlando di attrazione, meccanismo sperimentato da tutti noi con sorti alterne? Inevitabile chiederselo, considerando l’impressionante quantità di contenuti che vertono sull’argomento. L’unico modo per tentare di sfuggire alla trappola dell’ovvio (e quindi inutile), ho pensato, sarebbe stato condividere qualche spunto scaturito da esperienze personali. Niente equazioni che promettono, infallibili, di far cadere ai tuoi piedi l’oggetto del desiderio. Più umilmente – e pragmaticamente – il tentativo di cavare qualcosa di buono anche da emozioni a senso unico, che potrebbero diventare frecce spuntate o, peggio ancora, armi conficcate nel nostro stomaco.

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L’attrazione, eterno valzer in cui a fare la differenza sono i ballerini

AttrazioneFormicaArgentinaNon importa che sia stato un conoscente comune a presentarvi, che abbiate iniziato a chattare in un gruppo di appassionati di fotografia o che, nella più classica delle tradizioni, il primo contatto sia avvenuto mentre tu eri in giro con le tue amiche e lui con i suoi.

Uno sguardo che suggerisce più di quanto le parole non dicano, un odore che ti stuzzica senza saziarti, un atteggiamento che ti sfida, evocando un mix di familiarità e differenze alla cui origine è difficile risalire. Ad accendere la miccia dell’attrazione può essere una o più di queste cose. E così, prima che sia chiaro se il feeling è reciproco o no, si innesca un pendolo che oscilla pericolosamente tra euforia  e sconforto, speranza e frustrazione.

 

Quando la “strategia” è un castello di carte che crolla al primo soffio di vento

AttrazioneDueFormicaArgentinaLambiccarsi il cervello cercando di decodificare il comportamento dell’altro, ammorbare le amiche per capire qual è la mossa “giusta” da fare dopo l’ennesimo messaggio imbevuto di narcisismo e autoreferenzialità. Prima di convogliare tutte (o buona parte) delle energie mentali in un vicolo cieco, dovremmo chiederci: “concretamente, cosa mi porterà questo? Che cosa ne verrà fuori di buono per me?”.

Evidentemente nulla, e anzi, dopo la cotta, potremmo non solo ritrovarci con un pugno di mosche, ma anche veder acuita la disillusione verso il genere umano.

Che fare, allora, quando ci ritroviamo in quel limbo agrodolce e confuso che caratterizza le prime fasi di una conoscenza? Tanto per cominciare, non aspettarci nulla. È assolutamente improduttivo, ai fini della nostra felicità, elaborare una qualunque ipotesi su una persona di cui sappiamo pochissimo e con cui abbiamo condiviso pochissimo tempo.

Smettiamo di inquinare la mente con pensieri del tipo: “se stessimo insieme, renderebbe migliore la mia vita” o anche solo: “chissà come andrebbero le cose, se fossi la sua ragazza?”. L’unico quesito che è in nostro potere (e dovere) porci, e a cui auspicabilmente provare a dare risposta è: “come posso provare a stabilire un contatto, partendo dalle cose che mi hanno attratta?”.

Devi comprarti un vestito nuovo e decidere come ti sta, canta De Gregori in Mayday. E il significato del titolo scelto per la canzone è inequivocabile. Tutto ciò che ci succede può essere pretesto e occasione per crescere,perfino un’attrazione irrealizzabile. L’importante è essere focalizzati sull'unica cosa che conta: prenderci cura della materia prima del nostro Io.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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Stanco di essere deluso dagli altri? Prova a cambiare panni...e punto di vista

“Se ha fatto X, avrà  pensato Y. Per me, al suo posto, sarebbe stato così"

DelusioneFormicaArgentinaInterpretare i comportamenti altrui attraverso i nostri schemi mentali è un’abitudine che probabilmente acquisiamo in modo inconscio, e che riproduciamo con la stessa naturalezza e la meccanicità con cui respiriamo. Cercare nei feedback provenienti dal mondo esterno elementi che rimandino al nostro modo di essere, che suggeriscano familiarità, serve a ridurre complessità e caos. Una bussola e un rimedio contro l’ansia da incognita, insomma. Solo apparentemente, però. 

Infatti, spesso questo approccio causa vere e proprie docce fredde emotive. Malintesi, delusioni, e nei casi peggiori la rottura della relazione, amicale o sentimentale che sia. Un pizzico di relativismo e prudenza nella formulazione di giudizi e nel coinvolgimento sono quindi indispensabili, per evitare di farsi travolgere dagli eventi.

Delusione e relativismo del punto di vista 

“Hai sbagliato. Io mi sarei comportato diversamente”. L’errore, sta nella pretesa/presunzione che ragionamenti e priorità su cui si basa il nostro comportamento siano infallibili, e quindi universalmente validi.

Ciascuno attraversa la realtà portando con sé un bagaglio che è il prodotto di molteplici fattori (carattere, storia familiare, esperienze pregresse). Un mix non replicabile. Nella migliore delle ipotesi potremo incontrare persone simili, affini a noi in alcuni frangenti, ma questo non significa che i moventi delle loro azioni siano sovrapponibili ai nostri.

 

Evita di deludere maneggiando con cura parole e gesti

AttesaFormicaArgentinaPresenza, attenzione, gentilezza, rappresentano qualcosa di desiderabile e gratificante, ma, per quanto sia sgradevole dirlo, non tutti attribuiscono loro la stessa importanza. Per noi possono essere segnali di una motivazione forte, del fatto di aver scelto una persona tra tante, ma non è assolutamente scontato che per altri siano elementi altrettanto esclusivi. Anzi, la tendenza ormai consolidata sembra essere quella di adottare con tutti uno stile familiare vuoto come un guscio. Lusingare l’interlocutore come gesto fine a sé stesso, svincolato dalla volontà e dalla curiosità di andare in profondità.

Come fare, quindi, per evitare ulteriori abbagli in futuro? In primo luogo, accettando che i nostri schemi mentali non sono le colonne portanti della realtà. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, la conoscenza di una persona è frammentaria, e richiede tempo. Buona fede e impulsività traggono in inganno, in quanto ci illudono di poter capire e formulare giudizi rapidamente e senza margine di errore.

Dunque, quando riceviamo gratificazioni inattese e fin troppo immediate, meglio tenere a freno entusiasmo e fantasia, e provare a decentrarsi dalla propria visione delle cose. Allenare la mente a considerare punti di vista alternativi al nostro può aiutarci a sviluppare l’empatia…e schivare colossali cantonate.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

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Come vivere bene ignorando le “sirene” del multitasking

Solo la mia giornata è fatta appena di 24 ore, otto delle quali passate dormendo?

StressMultitaskingFormicaArgentinaLa domanda risuona prepotente e vagamente ansiogena ogni volta che qualcuno mi racconta con euforia la sua quotidianità, in cui miracolosamente riesce a zippare il lavoro, una vita sociale tanto frenetica quanto appagante, e una quantità impressionante di hobby.

Quando parlo con queste persone mi torna in mente uno sketch di Angela Finocchiaro girato a fine Ottanta. La moglie perfetta, dopo aver snocciolato ogni singolo task della sua interminabile giornata, alla legittima domanda dell’interlocutore “ma come fa?”, rispondeva candidamente “io sniffo”.

Un inganno chiamato multitasking

Email, briefing, videochiamate. Il tutto ascoltando musica (o magari nel bel mezzo di una riunione di lavoro), senza dimenticare di rispondere ai messaggi del gruppo WhatsApp creato per organizzare i weekend con gli amici. Un’indigestione di cose da fare che produce una congestione dell’attenzione e della concentrazione. È il multitasking, bellezza. Uno dei più grandi bluff gentilmente offerti dal web 2.0.

Pensate che a farmi parlare sia un’incrollabile pigrizia? Forse, ma quello che nel mio caso potrebbe essere mero scetticismo epidermico e istintuale, è stato condiviso - e adeguatamente argomentato - da molti. Una ricerca dell’Università del Sussex ha evidenziato che nelle persone abituate a svolgere molteplici attività contemporaneamente l’area del cervello deputata all’espressione dell’empatia e alla gestione delle emozioni è meno sviluppata.

Earl Miller, neuroscienziato del Massachusetts Institute of Technology ha rilevato che un comportamento multitasking espone in misura amplificata ad errori e sviste. Questo perché, inconsciamente, inseriamo il pilota automatico, svolgendo in modo pressoché meccanico alcune attività. Peraltro, quando il cervello deve rimbalzare a mo’ di pallina da flipper da una parte all’altra in un breve lasso di tempo, incappa più facilmente in stress e malumore.

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Attenzione parziale continua: quando il cervello vive in un perenne stato di emergenza

StressMultitaskingTreFormicaArgentinaTale condizione, definita dall’acronimo C.A.P. (Continous Partial Attention) ha innumerevoli risvolti tossici a livello psicofisico. Dover “sminuzzare” la nostra concentrazione e investirne una piccola parte su ognuno dei compiti che vogliamo svolgere simultaneamente non ci rende più veloci, né ci fa risparmiare tempo. Semplicemente ci fa sprecare un sacco di energie e ci costringe a uno stato di ansia costante. Un vero e proprio assedio mentale.

Come sfuggire alla trappola dell’efficientismo, in cui i social, con la loro pervasività, giocano un ruolo chiave?

Tanto per cominciare, non guasterebbe ripristinare – a grandi linee – una suddivisione del tempo tra lavoro e vita privata. Dalle 9 alle 17 concentrarci sui compiti che ci sono stati assegnati, e magari dare una lettura veloce ai messaggi personali in pausa pranzo, per poi tornare a occuparci di hobbyrapporti interpersonali quando siamo sulla via di casa.

Una nuova e salutare abitudine sarebbe quella di ridurre al minimo le fonti di distrazione, all’interno di entrambe le sfere, lavorativa e privata. Siamo a cena con amici? Meglio lasciare in borsa o in tasca il cellulare, magari avendo cura di disattivare temporaneamente le notifiche. Inizialmente sarà difficile, perché dovremmo consapevolmente forzare il nostro comportamento in una direzione opposta a quella usuale, ma se non ci faremo sedurre dalle “lusinghe” del già noto, il percorso sarà in discesa.

StressMultitaskingDueFormicaArgentina

La concentrazione è in caduta libera? Stacchiamo la spina. Anche solo un quarto d’ora all’aria aperta e/o scambiare due chiacchiere con un collega sarà sufficiente per ossigenare la mente e rimetterci all’opera.

Devo essere rapido. Devo rispondere subito a quel messaggio, altrimenti il mio amico cosa penserà? Devo essere sempre reperibile, se voglio fare carriera.

Ci hai mai fatto caso? Il “devo” è spesso sinonimo di infelicità. Pensaci, la prossima volta che qualcuno vorrebbe – subdolamente – convincerti che il tuo compito è essere efficiente come una macchina. Non lo sei, sei un essere umano e in quanto tale essere in ciò che fai è un tuo diritto.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 
 

 

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