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Mangiare? Ma scherzi?

“Come sei magra. Beata te!”
Ancora una conferma.
Stiamo andando nella direzione giusta.
Il nostro corpo occupa sempre una superficie minore.
E si nota!!!
Che sensazione di onnipotenza.
Che gratificazione.
Che vittoria.
 
Che INCREDIBILE VUOTO!!!
Una frase così semplice, pronunciata magari da chi in quel momento sta addentando un bel pezzo di dolce o pizza o quel che sia (che tu hai precedentemente prontamente rifiutato)… nella più ingenua ammirazione per la nostra forma fisica.
Costui/costei ignora quale sia l’eco che queste 5 semplicissime parole possano generare in chi sta giorno per giorno abbassando il proprio cielo di qualche mm.
Non sono mai per fortuna arrivata tanto oltre; ho capito che, nel mio caso specifico, il sintomo non rappresenta la malattia; tuttavia ogni qualvolta mi siedo a tavola è un lotta schizofrenica entro Dr. Jekyl and Mr. Hyde.
Ho una passione reale per la cucina e un forte senso del gusto. Ma non basta a cancellare il senso di colpa SE mi lascio andare al piacere del mio palato.
Subito dopo lo specchio diventa il nemico e i numeri su quella bilancia il terrore: a volte controllati ossessivamente a volte del tutto fuggiti come fossero la peste.
 
Non lo riesci a spiegare a chi ti sta accanto, non lo racconti quanto, il non ingerire cibo, proceda di pari passo alla velocità con la quale i giorni divorano il tuo senso dell’esistenza.
Solo in Italia (e così similmente nei paesi industrializzati) circa 10 persone su 100 soffrono di disturbi di tipo alimentare; la percentuale più alta è femminile (ma si stanno accorciando sempre più le distanze).
In linea generale si può parlare di disturbo alimentare nel caso di disfunzioni del comportamento alimentare che abbiano come finalità l’ossessivo controllo del peso tali da compromettere seriamente lo stato di salute fisica e/o psichica. Possiamo riscontrare tre macro-categorie all’interno delle quali esistono molteplici variabili. In generale parliamo di: anoressia, bulimia e disturbi da alimentazione incontrollata.
 
I fattori che accompagnano all’entrata di questo tunnel quasi senza fine (non immaginate quel quasi quanto faccia la differenza) non sono facilmente definibili; non si tratta di una relazione biunivoca di causa-conseguenza. Ciascuno con la propria storia, ciascuno con la propria sofferenza, ciascuno con il proprio tentativo di autoaffermazione, ciascuno con la propria sfida, ciascuno con il proprio silente urlo di presenza…
 
Ciascuno ha la propria ‘’corsia preferenziale’’ per addentrarsi in questo ciclo vorticoso.
Ciò che è certo è che la nostra cara società fatta di bombardamenti mediatici continui non è di supporto. Gli inni alla perfezione corporea, il pubblicizzare senza sosta il bello (dando per scontato che bello corrisponda a magro), definire armonico solo ciò che sottostà a determinati standard, lo spostare l’epicentro dalla salute all’esteticamente impeccabile a tutti i costi… 
Tutto questo e molto altro ancora, non fa altro che far aumentare quei maledetti numeri raccolti nelle statistiche.
Così ci ritroviamo a rincorrere il mito di scheletri sulle passerelle mentre le nostre menti si appiattiscono attimo per attimo.
Non più interessati a ciò che è ma a ciò che appare.
La tavola è da sempre sinonimo di convivialità e, in un mondo in cui il cibo diventa nemico, anche la relazione con l’altro subisce forti conseguenze. 
 
Sempre più isolati, sempre più virtuali, sempre più silenziosi nel caos. 
Il convivium resta vuoto.
La tavola nemmeno apparecchiata.
Il cibo lavato via da uno sciacquone.
I sogni ‘’ ruminati’’.
I giorni accorciati.
 I sorrisi cancellati.
 
 
 
 

  

 

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Elliott for Water: guadagnare donando acqua a chi ne ha bisogno si può

Si chiama Andrea Demichelis, ha 21 anni e ha tanta energia e voglia di fare. 
 
E’ lui l’ideatore e fondatore di Elliot for Water. Parliamo del primo motore di ricerca che dà la possibilità a tutti di aiutare le persone che hanno bisogno di acqua potabile.
Andrea è nato in Italia e dopo gli studi scolastici si è trasferito a Parigi dove ha proseguito specializzandosi nel campo dell’imprenditoria, della finanza e dello sviluppo sostenibile. Ma la sue esperienze si estendono anche a città come Milano e Londra ed Paesi come l’Africa.  
 
Il progetto è nato dalla considerazione che nel mondo muoiono ogni giorno seimila persone per carenza di acqua e che possiamo tutti contribuire al fabbisogno di queste popolazioni anche senza versare denaro. Ma come?
 
Semplicemente navigando in rete! Così facendo, Elliot for Water utilizza i suoi  proventi pubblicitari nella misura del 70% per acquistare Solwa Technologies e cioè prodotti energetici solari che purificano l’acqua sporca o inquinata attraverso la desalinizzazione, l’irrigazione di terreni aridi e la disidratazione del cibo. 
 
Elliot For Water garantisce trasparenza e affidabilità poichè tutti gli aspetti relativi al progetto  vengono messi a disposizione del pubblico attraverso la pubblicazione dei risultati finanziari, la quantità dei modelli acquistati, le foto, e la documentazione relativa alla realizzazione di ogni progetto.
L’iniziativa, oltre a essere innovativa, ha il pregio di unire tecnologia, innovazione, solidarietà e necessità.
Concludiamo ricordando che nel caso in cui volessero collaborare al progetto anche le società, lo potranno fare senza dover pagare per essere viste e nominate tra i partner.
 
Simona
 

 

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Compiti delle vacanze: “sentitevi felici”. Ecco come un prof di liceo è diventato una star del web

I compiti delle vacanze che il professor Cesare Catà ha assegnato ai suoi alunni del liceo Don Bosco di  Fermo si aggiudicano il premio della settimana come “viral post” di Facebook. Il docente raccomanda ai suoi studenti lunghe passeggiate sulla spiaggia, la frequentazione di veri amici, l’allegria, la danza. Sono passati tanti anni dall’ultima volta in cui mi furono assegnati dei compiti per le vacanze estive. Ricordo il malloppo di fotocopie fitte di esercizi, problemi, capitoli da studiare, letture imposte dall’insegnante e finalizzate all’analisi del testo, mai consigliate come arricchimento personale. A parte il secchione di turno, era chiaro che nessuno avrebbe aperto libro fino ai primi di settembre, quando ormai la temperatura si abbassava, le giornate si accorciavano e l’ansia da rientro iniziava a farsi sentire sotto forma di mal di pancia costante.

Escludendo gli esercizi di tedesco e la lettura dei romanzi, attività che svolgevo per mio interesse, il pensiero di mettermi a risolvere equazioni di matematica o di studiare interi capitoli di chimica era fuori questione. Molto comodo appioppare agli studenti l'incombenza di imparare autonomamente gli argomenti che il professore non riusciva a spiegare durante l’anno. Bel modo di pulirsi la coscienza e far finta di rispettare la tabella di marcia imposta dal programma scolastico.

Circa due settimane prima dell’inizio della scuola, la dinamica era questa: prima partiva un concitato tam-tam di telefonate con i compagni per suddividere il lavoro, poi ci si incontrava a casa di qualcuno e si copiava tutto il possibile, con una frenesia che manco i monaci amanuensi.

Chi non avrebbe voluto ricevere una lista di compiti come quella assegnata dal professor Catà? I miei insegnanti erano, a parte rare eccezioni, perlopiù frustrati, insoddisfatti di loro stessi, di noi alunni e del loro lavoro. Probabilmente, in un epoca che lo permetteva, avevano ripiegato sulla via dell’insegnamento perché era una strada sicura e non avevano altre prospettive, arrivando così a scaldare cattedre che oggi dovrebbero essere occupate da altri giovani come Catà.

Ecco la lista dei compiti che il prof in questione ha assegnato ai suoi (fortunati) ragazzi…la riportiamo per intero, perché abbiamo bisogno tutti di un ripassino:

1. Al mattino, qualche volta, andate a camminare sulla riva del mare in totale solitudine: guardate come vi si riflette il sole e, pensando alle cose che più amate nella vita, sentitevi felici.
2. Cercate di usare tutti i nuovi termini imparati insieme quest'anno: più cose potete dire, più cose potete pensare; e più cose potete pensare, più siete liberi
3. Leggete, quanto più potete. Ma non perché dovete. Leggete perché l'estate vi ispira avventure e sogni, e leggendo vi sentite simili a rondini in volo. Leggete perché è la migliore forma di rivolta che avete (per consigli di lettura, chiedere a me).
4. Evitate tutte le cose, le situazioni e le persone che vi rendono negativi o vuoti: cercate situazioni stimolanti e la compagnia di amici che vi arricchiscono, vi comprendono e vi apprezzano per quello che siete.
5. Se vi sentite tristi o spaventati, non vi preoccupate: l'estate, come tutte le cose meravigliose, mette in subbuglio l'anima. Provate a scrivere un diario per raccontare il vostro stato (a settembre, se vi va, ne leggeremo insieme)
6. Ballate. Senza vergogna. In pista sotto cassa, o in camera vostra. L'estate è una danza, ed è sciocco non farne parte.
7. Almeno una volta, andate a vedere l'alba. Restate in silenzio e respirate. Chiudete gli occhi, grati.
8. Fate molto sport.
9. Se trovate una persona che vi incanta, diteglielo con tutte la sincerità e la grazia di cui siete capaci. Non importa se lui/lei capirà o meno. Se non lo farà, lui/lei non era il vostro destino; altrimenti, l'estate 2015 sarà la volta dorata sotto cui camminare insieme (se questa va male, tornate al punto 8).
10. Riguardate gli appunti delle nostre lezioni: per ogni autore e ogni concetto fatevi domande e rapportatele a quello che vi succede.
11. Siate allegri come il sole, indomabili come il mare.
12. Non dite parolacce, e siate sempre educatissimi e gentili.
13. Guardate film dai dialoghi struggenti (possibilmente in lingua inglese) per migliorare la vostra competenza linguistica e la vostra capacità di sognare. Non lasciate che il film finisca con i titoli di coda. Rivivetelo mentre vivete la vostra estate.
14. Nella luce sfavillante o nelle notti calde, sognate come dovrà e potrà essere la vostra vita: nell'estate cercate la forza per non arrendervi mai, e fate di tutto per perseguire quel sogno.
15. Fate i bravi

Vale

Continua...

 

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