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Mussolini non è affatto morto (purtroppo)

Benito Mussolini, Anke io ho il cuore nero, Benito Mussolini eterna passione.

Benito-Mussolini-1Indovinate qual è la parola chiave. A due giorni dall’approvazione del reato di apologia e propaganda di fascismo e nazismo (che punisce «chiunque diffonde le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco» nonchè la vendita di oggetti e memorabilia) è fantastico scoprire l’esistenza di un vasto sottobosco di pagine Facebook che inneggiano al Duce, alle sue magnifiche opere, e a quanto si stava bene quando c’era lui.

Fortunatamente, alcune di queste sono state bloccate. Altre sono vive, vegete e attivissime. Un pout-pourri di camerati, mani alzate, bufale xenofobe e razziste e chiaramente di dichiarazioni d’amore nei confronti del dittatore. Un tripudio di photobook di Benito in qualsiasi posa corredati da post di insulti agli sporchi comunisti e di ridate l’Italia agli italiani.

Benito-Mussolini-Facebook

Andate a dire a questi uomini e queste donne che comunismo e fascismo sono morti. A tale gente che fa ancora della dittatura una fede. Piccoli nuclei che emanano odio da angoli nascosti del web, che interagiscono poco con il resto del social, racchiusi nei loro piccoli bunker virtuali. Poi ogni tanto, qualcuno di loro sparisce per denuncia di apologia.

Un virus che serpeggia, talmente diffuso da essere stato addirittura identificato e ribattezzato nella categoria Fascio-Facebook. Dopo gli auto-elogi e qualsiasi tipo di fotomontaggio razzista sull'ex ministro Kyenge, sembra che l’ultima moda di questi bontemponi siano le dirette.

Dirette per modo di dire: vengono trasmessi discorsi del duce, che, per rimanere al limite del politically correct, sono tratti da documentari sul fascismo che potrebbero essere tranquillamente trasmessi su History channel.

 

gadget-fascistiOre e ore di smorfie di Benito che urla con la carotide palpitante. Pare che la pagina Rivoluzione fascista abbia trasmesso interamente una diretta della commemorazione fascista di Mussolini a Predappio fatta dal prete Don Giulio Tam (rabbrividiamo). Se siete dei novelli San Tommaso vi (s) consiglio la visione: esperienza alienante.

Il neo-fascismo però non si ferma a Facebook. L’anno scorso l’account Instagram Benito Mussolini emetteva sondaggi poco schierati quali “Vorresti il ritorno del duce?” o c’è persino chi sviluppa su tali pagine il proprio business, postando foto di portafogli con il faccione del dittatore, costumi da bagno con tanto di stampa Memento audere sempre e bandiere della Repubblica sociale, invitando gli interessati a contattare in privato se interessati all’acquisto.

Ma non era reato? È apologia anche questa. E il fatto che viaggi sul web non la rende né meno reale né tantomeno innocua.

 

di Irene Caltabiano

 

 

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Lotta agli influencer!

Tachipirina da 1000 mg tre volte al dì.

chiara-ferragniOppure? Spegnere i social. Non ci credo! Davvero continuiamo a credere di star pensando con la nostra testa dopo che passiamo ore connessi? Se è vero che il nostro cervello assorbe informazioni anche quando non ne siamo consapevoli, figuriamoci quando invece viviamo con una mattonella fra le mani.

L’invenzione di Facebook e simili è stata una vera rovina; soprattutto per chi ci sguazza dentro, dimenticandosi della realtà. Il numero di utenti è impressionante! Non voglio atteggiarmi a nichilista però è evidente che il modo di relazionarsi non riguarda palpitazioni fisiche ma piuttosto una connessione in banda larga.  

Su internet chiunque può dire la sua e chi ha il maggior numero di followers è considerato un influencer, ovvero il volto di informazione, verità e saggezza. Veniamo così manipolati dalla sua immagine e dai relativi consigli. Difatti diventiamo marionette nelle mani di burattinai.

Ma di che rappresentazione stiamo parlando?

 Attivisti: “Diventa vegano

Sono quelle persone che si mostrano combattenti spingendo il proprio pubblico a fare altrettanto. Esempio? Postano foto di animali maltrattati e incitano a non mangiare più carne. Ti sensibilizzano con immagini invitandoti a condividere.

 Celebrità

Francesco-TottiChe tu sia calciatore, attore o cantante poco importa. Se sei connesso fai parte di noi comuni mortali ed ogni tua parola diventa di notevole importanza. Basta pensare che se Francesco Totti avesse un profilo Facebook e si esprimesse su come migliorare le sorti della città di Roma, avrebbe molti più sostenitori di un perito esperto di nome Mario Rossi.  

Prima di proseguire è importante capire il rapporto fittizio che si instaura con gli pseudo filosofi del web.  A far da gancio è senz’altro un sentimento di fiducia. Ad es. “Io mi fido di Totti perché è una persona che mi ha regalato emozioni e lo porto nel cuore da decenni. Per me rimarrà l’unico capitano”. Questo è un punto evidente che sbandiera la nostra limitatezza e l’arrivo dell’influenza.

Non siamo in grado di pensare con la nostra testa? Che c’entra un giocatore di calcio con il sistema idrico di Roma? Niente. Eppure è sui social, è uno di noi e ne siamo discepoli.

Blogger

blogger-uomoPersonaggio pubblico o meno, puoi ad ogni modo diventarlo col tempo. Se apri un sito, scrivi tutti i giorni e ti prendi cura dei tuoi lettori, il gioco è quasi fatto. Loro si affezioneranno a te e ogni tuo scritto sarà legge. Li rimorchierai. Un giorno a settimana gli manderai una mail e loro saranno contenti. Oltre al senso di fiducia si instaurerà un rapporto illusoriamente umano. Ci sarà scambio di messaggi, proposte e argomenti di cui parlare e via dicendo.

 

Farsi influenzare dai blogger è come alzarsi di scatto la mattina, un cristallino si sposta ed ecco puntualmente le vertigini che ti tormenteranno ogni giorno.   

  Politica

leoni-da-tastiera

Matteo Renzi promosse i social, il M5S pure. La malaria per eccellenza è la rivoluzione online. Non che io voglia farepropaganda rivoluzionaria ma mi vien da ridere pensando a quante migliaia di persone si esprimono in campo politico, partecipano ad un movimento e se chiamati a protestare in piazza, non escono di casa.

Penso che questo ultimo punto possa essere il più importante cui prestare attenzione. I valori umani, così come le azioni politiche, vanno vissute per strada, mettendoci la faccia e il cuore, e non dietro ad uno schermo. Solo in questo modo l’autenticità del nostro essere e le sorti dei valori e del paese potranno prendere una piega viva e senza giga.  

luca-mordenti

 

di Luca Mordenti
 

 

 
 
 
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10 curiosità sui voli di linea: più consapevolezza, meno paura

Dolcemente viaggiare.

Girare il mondo è il sogno di tutti. Perfino i più pigri e pantofolai sarebbero disposti a gettare lo stretto necessario in valigia e filare via, se qualcuno gli regalasse un biglietto per Parigi o New York.

Spesso, però, bisogna fare i conti con la paura di volare. A chi soffre di questo male basta poco per andare in paranoia, una volta salito a bordo di un aereo. Qualsiasi dettaglio apparentemente fuori posto o poco chiaro può scatenare una crisi d’ansia, quindi forse è meglio documentarsi per non cadere in trappola.

 

Chi invece si sente sempre a proprio agio, quando viaggia a una decina di chilometri da terra, troverà comunque interessante conoscere la risposta ad alcune domande che i passeggeri sono soliti porsi.

Domande e risposte.

1. Perché in fase di decollo e atterraggio le luci all’interno dell’abitacolo vengono spente?
Si tratta di una misura precauzionale per far sì che gli occhi dei passeggeri si adattino al buio più rapidamente e gli consentano di individuare al meglio le uscite di sicurezza nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto. Decollo e atterraggio, infatti, sono le fasi più delicate del volo.

2. Perché su alcune file di posti il personale appone un nastro, affinché nessuno ci si possa sedere?
Ufficialmente le compagnie dichiarano che quando l’aereo non è pieno occorre bilanciare il peso per garantire un volo più sicuro. A tal fine, si preferisce riempire prima il centro del mezzo e quindi si prosegue verso i lati. In realtà, questa distribuzione dei passeggeri consente unicamente di risparmiare carburante.

3. Perché in fase di decollo e atterraggio le tendine dei finestrini devono essere tirate su?
In situazioni d’emergenza, la luce naturale che proviene dall’esterno può aiutare i passeggeri a mettersi in salvo. Inoltre, in caso d’incendio a bordo ciò consente al personale a terra di localizzare meglio le fiamme e intervenire con maggior efficacia.

4. Da dove viene l’aria che respiriamo a bordo?
Si tratta di aria compressa proveniente direttamente dai motori. Una larga porzione di questa (dal 25% al 50%) è dirottata nella cabina di pilotaggio, mentre il resto è per i passeggeri.

5. L’acqua dei bagni presenti in aereo è potabile?
Teoricamente sì. Tuttavia si sconsiglia di berla poiché le porte di accesso per lo smaltimento dell’acqua sporca e il rifornimento dell’acqua potabile sono molto vicine tra loro, e l’operazione è eseguita quasi contemporaneamente dalla stessa persona.

6. I piloti mangiano lo stesso cibo dei passeggeri, durante il volo?
No, consumano pasti differenti e non possono condividere il cibo. Si tratta di una misura di sicurezza per evitare che si sentano male entrambi nel caso in cui le vivande siano state avvelenate.

7. Perturbazioni e vuoti d’aria sono avvertiti con maggiore intensità negli aerei più piccoli?
Tutti gli aerei sono sottoposti a continui controlli e devono rispettare i medesimi standard indipendentemente dalla quantità di persone che possono ospitare. Le loro dimensioni, quindi, non hanno alcuna rilevanza in merito a questi fenomeni.

Ciononostante, gli aerei che volano su tratte intercontinentali (i più grandi) viaggiano a quote più alte, dove i vuoti d’aria sono meno frequenti. Stesso discorso per le perturbazioni. È dunque la quota, a fare la differenza, in questi casi.

8. Se tutti i motori vanno in avaria, l’aereo precipita?
Assolutamente no, plana. Alcuni aerei possono volare senza motori anche per centinaia di chilometri. Nel 2001, ad esempio, il volo 236 della Air Transat diretto da Toronto a Lisbona, riuscì a planare per venti minuti sopra l’oceano Atlantico, prima di atterrare su una pista nelle Azzorre.

9. Si può aprire un portellone durante il volo?
Anche in questo caso la risposta è no. Quando raggiunge grandi altitudini, l’aereo è sottoposto al processo di pressurizzazione che consente alla pressione interna di rimanere simile a quella abituale per gli esseri umani. La pressione esterna, invece, è molto più bassa poiché l’aria è rarefatta.

Poiché il portellone ha bisogno di una forte spinta verso l’interno, per poter essere aperto verso l’esterno, tale operazione può essere compiuta soltanto a terra, in assenza di pressurizzazione.

10. Esistono posti più sicuri di altri, a bordo?
Nel corso degli anni sono stati condotti numerosi studi per verificare se esistono posti più sicuri di altri, in caso d’incidente aereo. I risultati delle simulazioni hanno confermato che essere seduti in fondo all’aereo garantisce maggiori probabilità di sopravvivenza.

Relax.

Sicuramente chi ha paura di volare continuerà a sentirsi al sicuro solo quando l’aereo avrà terminato la sua corsa sulla pista d’atterraggio. Oppure prendendo il treno…

Tuttavia, poiché sono proprio le cose che non si conoscono a spaventare di più, forse qualcuno adesso potrà affrontare il volo con un minore carico di stress. Del resto i meccanismi che scatenano le crisi d’ansia sono perlopiù irrazionali, per cui aver chiarito alcuni aspetti può essere di grande aiuto.

Come nel caso della domanda numero 9. Leggendo questo articolo, magari, il fobico di turno non si farà più cogliere dall’angoscia al pensiero che qualcuno potrebbe aprire il portellone e provocare una strage. A meno che non abbia una lettera esse disegnata sul petto e un lungo mantello rosso, è impossibile che ci riesca.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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