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I social? Come alcol e fumo

Cinque ore al giorno, 2617 volte.

Facebook1Questo è l’incontro ravvicinato che viviamo ogni giorno con il cellulare.  Nemmeno in macchina gli italiani riescono a stare lontani dallo smartphone, fino a giungere a quattro incidenti gravi su cinque causati dall’uso smodato del telefonino.

I social? Come alcol e fumo

 E se un giorno ponessero limiti d’età anche per l’uso di Facebook e simili? L’antropologo Simon Sinek, in un’intervista su YouTube da più di 6 milioni di visualizzazioni, afferma che i social funzionano esattamente con lo stesso meccanismo, perché rilasciano dopamina, l’ormone del benessere...fittizio. Lo stesso che viene rilasciato quando si beve o si fuma. 

«Andiamo verso una colossale dipendenza da internet. Alcuni di più, altri meno, ma la verità è che tutti stiamo entrando nel tunnel. Ho conosciuto un paziente sui 40 anni, malato di Tinder, il sito di appuntamenti. Ne combinava decine, centinaia, con l’aiuto di Wathsapp. Ora è separato.  Soprattutto per gli adolescenti, l’uso smodato di Facebook è come aprire  l’armadietto degli alcolici e dire: “Serviti pure”».

Gianmarco Simoncini, giovane di Capraia fiorentina, fresco laureato in psicologia con una tesi sulla dipendenza da Facebook, ha aperto un punto di ascolto per ragazzi che abusano di internet. La prova per capire se si è di fronte a una patologia? Si preferisce parlare con amici e conoscenti solo online.

 Sentirsi speciali

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La storia di Claudio, dipendente dal videogioco online multigiocatore Dofus, è emblematica. «Il percorso per riprendere in mano la propria vita è lungo e doloroso» afferma il ventunenne .«Giocavo anche di notte, fino a 1ore al giorno e se smettevo era per parlare di Dofus. Era un’emozione fortissima. Avevamo obiettivi e strategie, un ruolo, un compito. Sapevo sempre come fare la mossa giusta. Le relazioni umane non mi interessavano».

Strategie genitoriali sbagliate

facebook-3Sinek ha le idee molto chiare anche su altre variabili che spesso tendono a lasciare che i ragazzi si rifugino nella tecnologia. «I genitori convincono i figli che sono speciali e che possono avere qualcosa solo perché la vogliono. Molti di loro ottengono risultati scolastici non perché lo meritano ma perché i genitori si lamentano per farglieli ottenere. Al momento di buttarsi nel mondo reale però si rendono conto di non essere poi così speciali, che non possono ottenere quello che vogliono solo perché lo desiderano e questo genera una bassa autostima. Su Instagram e Facebook siamo tutti bravi  a mettere filtri, a far credere che tutto vada bene anche se siamo depressi. Così questa è la generazione con meno autostima rispetto a tutte le precedenti. E la cerca nel mondo virtuale».

I genitori oggi usano spesso smartphone o Youtube come baby sitter,regalando una visione distorta della realtà. Risultato? I ragazzi non sanno affrontare le emozioni. 

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di Irene Caltabiano

 

Ecco l'intervento di Sinek...GUARDA IL VIDEO

 

 
 
 
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Voglia di...shabby chic!

Avete deciso di compiere il grande passo ed iniziare la convivenza? 

shabby chic Buon per voi. Dovete cominciare a fare i conti con stile e logistica dell'appartamento ma non riuscite ad accordare il vostro gusto con quello del/ della  partner? Un po’ meno buono per voi.

Arredare  un appartamento, si sa, è una questione delicata. Dimostrare fedeltà al design classico o sbilanciarsi verso un moderno arredamento d’interni? Il cuore unisce … ma non in tutto! L’ambiente casalingo rappresenta ciò che sentiamo più vicino al nostro modo di pensare ed affrontare la vita. La persona più ancorata alle tradizioni troverà difficile gettarsi a capofitto fra arredi total black o angoli cottura sospesi a mezz’aria. Quella più sofisticata e alla moda invece si rifiuterà di trovare un centrino sul comodino al suo risveglio.

C’è uno stile che può aiutare questi/e poveri/e mariti/mogli in preda alla prima crisi di coppia. Una soluzione elegante, classica e raffinata. Lo stile shabby chic.

Un nome all'eleganza

Lo dice la parola stessa: shabby, dall’inglese, letteralmente sta per “logorato”, “usurato”; chic, dal francese (ma ormai dalle shabby chic 2lingue di tutto il mondo), indica il raffinato ed il sofisticato. Uno stile che nasce in Gran Bretagna, originario delle belle e grandi case di campagna che contenevano vecchie pitture, tende, parati e sontuosi lampadari. Elementi sempre presenti nelle case signorili d’epoca.

 Vecchio a chi?!

Ecco qui che questo stile, ormai di tendenza ovunque, introduce la novità di mobili, accessori ed arredi invecchiati. Più usurato è il dettaglio del prodotto, più viene liberata l’anima di questo stile. È la regola  del vintage: il vecchio che non passa di moda ma che torna in auge ed anche con maggior stile. Lo shabby dona all’antico una seconda possibilità, riportando in vita mobili che, altrimenti, non guarderemmo neanche. Al giorno d’oggi, inoltre, lo shabby chic vede aumentare la propria fama grazie anche alla possibiltà di risparmio: il trend consiste infatti nel trasformare un vecchio oggetto in qualcosa di nuovo senza riciclarlo; caratteristica, questa, comunemente conosciuta come upcycling.

 E allora chi, meglio di questa categoria, saprebbe come aiutare le giovani coppie nel valutare gli stili d’arredo se non appellandosi al giusto mix di vecchio e nuovo, garantendo sempre qualità ed eleganza al proprio ambiente?

 

di Giorgia Sollazzo

 

 
 
 
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Sposarsi oggi? Scelta da veri romantici

Vale ancora la pena sposarsi?

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Domanda secca, buttata lì, sul momento. Eppure, quesito che affligge trentenni e ultra-trentenni della nostra epoca. L' articolo omonimo di Miss Laurie Penny del Newsstatesman mi ha ancora una volta fatto aprire gli occhi su un disagio sociale che serpeggia, anche se non ufficialmente riconosciuto.
 

Saghe mentali

Lo chiameremo per comodità “sindrome della zitella”, marchio ignobile delle signorine "in età da marito" (espressione raccapricciante che ancora ci trasciniamo dietro) che non hanno ancora trovato la dolce metà . Questa patologia non riconosciuta comincia a manifestarsi non appena compiuti i 25 anni
 

Quell’ansietta che ti prende spenta la fatidica candelina che segna il passaggio da studentessa a “ Oddio, devo trovarmi un lavoro, devo diventare una persona seria, non posso più ubriacarmi e restare sveglia fino alle 5 del mattino”.  E subito, quella vocina interiore, proveniente  dal cervello o forse dall’utero, automatica e inconscia anche tra le donne più indipendenti ed emancipate: “Sono single, devo figliare sennò verrò etichettata come isterica, sfigata o frigida”.

Si parla di unioni civili e matrimoni gay ma ancora ci sono scogli mentali da superare riguardo le unioni tradizionali. In giro si avverte molta poca tolleranza e accettazione rispetto a un liberatorio “ bastare a sé stesse”, donne in primis. Anche a livello di terminologia, avete mai sentito parlare del femminile di scapolo d’oro?  Io no.

Moglie e mamma? Lavoro emozionale

Credo fermamente nel fatto che non tutte sentano la spinta darwiniana alla riproduzione della specie né che siano adatte a crescere bambini. Anche se piacciono, non è detto che si debba essere disposte a investirci una vita intera. Perché, ricordiamolo, fare la mamma è un’attività a tempo pieno e non riguarda il semplice fatto di mettere al mondo figli. L’espressione che sta sempre più prendendo piede è “lavoro emozionale”: fare le pulizie, preparare pappe, organizzare tempi propri e dei figli. Dopo secoli di imperativi quali sposarsi e procreare, è legittimo essere un po’ stanche?

Per i maschietti: non è un discorso femminista.  È un dato di fatto che il peso di queste cose, nonostante il miglioramento ci sia stato, ricada ancora una volta sulle donne. Sono piccoli segnali fin da quando siamo piccole, dalle bambole al corredo, da film e articoli di giornale in cui la “single lady” deve essere per forza in cerca di un “single man”. Peraltro, numerose ricerche hanno dimostrato che un uomo sposato è molto più sereno di una moglie. E anche i vedovi sono maggiormente spinti  a cercare una nuova compagna, mentre le donne possono gestirsi tranquillamente senza un uomo accanto.

 Ci sarebbero poi altri discorsi parallelli. Il matrimonio è spesso legato a una comodità economica. Lo stipendio di un uomo è infatti tendenzialmente più alto di quello di una donna, perciò la comunanza dei beni diventa un sollievo. Per questo motivo oggi il matrimonio diventa ancora di più una scelta consapevole e romantica. Proprio perché le donne hanno finalmente un’alternativa. E i limiti nel considerarla stanno solo nella nostra testa.

 

 

 

di IRENE CALTABIANO

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