Gli utenti iscritti in Italia sono circa trenta milioni e nel mondo quasi due miliardi.
“Facebook aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita” recita lo slogan in home page. Quanto è vero e quanto è falso? Che sia il social per eccellenza e abbia cambiato la vita delle persone è evidente, ma come? E soprattutto la domanda è: «Farei meglio a cancellare il mio account?»
Identità. Siamo noi che scriviamo e condividiamo quel che ci rappresenta oppure siamo vittime del giudizio altrui? A quanto pare, cercare in tutti i modi di apparire in un certo modo porta ad una depersonalizzazione che crea vuoto e spaesamento. Il risultato? Non siamo nessuno, solo vittime di identità virtuali, nemmeno troppo interessate a noi. Passiamo molto più tempo a cercare di dimostrare quel che vorremmo essere che vivere in maniera autentica la nostra vita. Le conseguenze? Eccesso di vanità, narcisismo e sbalzi d’umore, giusto per citarne alcuni.
Schiavitù. Un uso smoderato provoca dipendenza, difficile da identificare e sconfiggere. Controlliamo l’applicazione appena svegli, in bagno, a colazione, nel traffico o mentre siamo al lavoro. Insomma, ci ruba un tempo che è impossibile recuperare ma allo stesso modo è difficile farne a meno. Il problema però non sembra essere Facebook in sé ma l’individuo. Infatti una persona fragile, con difficoltà a comunicare o caratterizzata da sensazioni che non riesce a gestire, tende più facilmente a rifugiarsi nella realtà virtuale. Conseguenza? Una vera e propria assuefazione.
Gli amici. Quanti sono realmente quelli che abbiamo sul nostro profilo? Se ci soffermassimo a riflettere, molto probabilmente cadremmo vittime della tristezza sentendoci soli al mondo. Secondo una ricerca, il tre - cinque per cento sarebbero nostri amici stretti, tutto il resto non sono altro che nomi e post che visualizziamo, senza considerarli affatto.
Sicurezza. Abbiamo davvero la nostra privacy? No. Foto, video, numeri di telefono, mail, password: tutto sotto controllo. Ciò che spesso si crede è che avere un profilo privato sia un modo per condividere i propri momenti bizzarri o i pensieri ebbri di un giorno. Sbagliato. Non consideriamo che una volta che si clicca “pubblica”, tutto diventa di dominio altrui. Quanti licenziamenti? Quante litigate o atti di gelosia? Un vero e proprio disagio a portata di click, senza poter tornare più indietro.
Lavoro. Se cerchi un impiego sappi che il futuro datore di lavoro prima di assumerti avrà ispezionato il tuo profilo. Una ricerca dice che il 90% controlla gli account privati dei vari candidati e circa il 69% respinge proposte in base ai contenuti che ha visto. Il paradosso? Se non hai un account, risulti un ragazzo strano. Ogni capo ha i suoi segreti come tu i tuoi scheletri nell’armadio, infatti non conoscerai mai le sue valutazioni. Ad ogni modo, se non possiedi un profilo puoi sempre dire di averlo avuto e cancellato per rimanere più concentrato durante le ore di lavoro.
Stare a guardare. Siamo talmente occupati a osservare ciò che fanno gli altri che perdiamo l’energia per attività più utili. Ma vale davvero la pena passare un vita a testa china verso uno schermo? Facendo così non ci dimentichiamo, forse, che in cielo esistono le stelle?