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Harvard: stupri e omertà

Strilli, lacrime di gioia e salti dalla sedia.

Sono solo alcune delle reazioni visibili su YouTube da parte di giovane studentesse ammesse all’università dei loro sogni. Svolazzano gli striscioni di benvenuto mentre le parole dei direttori echeggiano nell’aria: «Siete in un luogo sicuro». Il documentario controverso di Kirby Dick, The Hunting Ground (Il terreno di caccia) oltrepassa l’oceano e ci mostra quel che accade da almeno venticinque anni nei campus americani: più del 16% delle ragazze subisce violenze sessuali. Alcune delle quali ancora prima dell’inizio delle lezioni. 

Stupro

È una brutta parola e non è bello essere considerati una vittima. Si temono ripercussioni e la scuola tace. L’88% delle ragazze stuprate nel campus non espone denuncia. La priorità delle istituzioni è proteggersi da eventuali danni. Le vittime vengono scoraggiate dal recarsi alla polizia perché il caso potrebbe diventare di dominio pubblico. «Avevi la minigonna?», «Hai detto di no?» sono solo alcune delle domande che vengono fatte quando una matricola si presenta in amministrazione. Le università proteggono un marchio, vendono un prodotto. Si difendono gli aggressori a costo di violare un regolamento federale.

La faccia del male

Non è la persona che salta fuori dal cespuglio o dal parcheggio che violenta o molesta. È il compagno di classe, un conoscente, il ragazzo che incontri a una festa. La prassi è sempre la stessa: alcol, fase di isolamento, stupro. Numerose sono le confraternite dedite a questa criminale attività. Non ne fanno un mistero. Durante la notte, fuori dai dormitori delle matricole si trovano gruppi di ragazzi che manifestano il loro istinto animale, urlando in coro:  «No è si, si è anale»  L’8% degli uomini commette più del 90% degli stupri.  Meno del 4% degli studenti maschi sono atleti e commettono il 19% delle violenze sessuali denunciate. Lo stupratore è recidivo ma si sorvola quando è la stella nascente del football. 

Le statistiche
  • Harvard (2009-2013): 135 violenze sessuali denunciate. 10 sospensioni.
  • Berkeley (2008-2013):  78 violenze sessuali denunciate. 3 espulsioni.
  • Dartmouth (2002-2013): 155 violenze sessuali denunciate. 3 espulsioni.
  • Stanford (1996-2013): 259 violenze sessuali denunciate. 1 espulsione.
  • North Carolina (2001-2013): 136 violenze sessuali denunciate. 0 espulsioni.
  • Virginia (1998-2013): 205 violenze sessuali denunciate. 0 espulsioni. 183 espulsioni per imbrogli e altre violazioni alle norme sull’integrità.
La rivolta

Armate di computer, pazienza e coraggio alcune ragazze hanno raccolto storie e percorso chilometri per far sentire il loro grido. La protesta ha suscitato l’attenzione dei media e si è propagata a livello nazionale, coinvolgendo persino il governo.  Cinquanta fra college e università stanno affrontando le indagini sulle molestie. Sessanta atenei hanno ricevuto un avvertimento dal dipartimento dell’istruzione. Più di settanta scuole in tutta la nazione sono indagate.

Le attiviste possono momentaneamente respirare ma se le cose non cambieranno, più di 100 mila studenti del college saranno violentati nel prossimo anno accademico.

 

di Luca Mordenti

 

 
 
 
 
 
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Ecco chi è Girolamo Panzetta, l'italiano che fa impazzire il Giappone

Altro che santi e navigatori.

girolamo-panzettaGli italiani sono un popolo di comunicatori. Se all’estero senti caciara per le strade, urla, risate, conversazioni ad alta voce, al 90% si tratta di un gruppo di compaesani. 

Una caratteristica nostrana che fa spesso sorridere gli stranieri è la curiosa abitudine di identificarci per provenienza regionale. E più italiani degli italiani ci sono solo napoletani, siciliani e romani.

girolamo-panzetta-2

Casualità o meno, è un dato di fatto che gli abitanti del  Belpaese sono quasi sempre identificati con gli italiani del centro-Sud. 

Difficile che un giapponese ti dica quanto è buona la pizza di Varese o quanto è bello il mare di Livorno.

Sarà ancora una fatalità che l’italiano più famoso del Sol Levante viene dritto dritto da Villanova del Battista, provincia di Avellino?

Chi è Girolamo Panzetta, il latin lover più amato dalle asiatiche

Girolamo's kitchen

Tutto è cominciato con il video di una certa KJ Ericottero, youtuber giapponese. Alla domanda “ Come i giapponesi vedono gli italiani” la webstar fa il nome di un certo Girolamo Panzetta, idolo made in Italy della terra dei noodles. Chi è questo sconosciuto personaggio? L’ Internet ci ha svelato l’arcano.

L’amore di Girolamo, detto Jiro, per il Giappone nasce nel lontano 1962. All’epoca studente, si ritrova ad accompagnare un amico che deve scrivere un libro sull'architettura di Tokyo. 

Nella città ultramoderna però di storia e materiale ce ne sono ben pochi. Così, se la permanenza non si rivela granchè proficua, galeotto sarà il viaggio di ritorno. 

Sul volo direzione casa, Panzetta conosce Kikuki Yazawa, giapponesina diretta a Capodimonte per studiarne le porcellane e futura moglie del nostro uomo. L’amore infatti porterà in poco tempo Girolamo ad attraversare l’oceano e trasferirsi in terra nipponica.

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Girolamos' Kitchen, dalle lezioni di italiano a quelle di cucina

Dal matrimonio in poi c'è un grande salto temporale. Sulla pagina ufficiale di Wikipedia (ebbene sì, ilnostro amico ha anche una official page), apprendo che oltreoceano la sua fama è seconda solo a Leonardo Da Vinci

Jiro è un istrione, un tuttofare diventato il brand di sé stesso. Non solo è protagonista di diversi programmi televisivi, ma è anche doppiatore, autore di libri, esperto di moda e Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà italiana. Com’è possibile?

In principio fu Itariago, programma di lezioni di italiano sulla rete giapponese NHK, una sorta di Rai dell'isola (il padre della moglie è produttore televisivo).  Sembra che la vita di Jiro sia una serie di colpi di fortuna colti al volo. Accompagna un collega ad un provino per conduttore televisivo; scartano l’amico e ingaggiano lui.

Gli si deve dare atto che imparare il giapponese non è esattamente come fare il caffè la mattina e il suo carisma ha fatto il resto. La capacità comunicativa del mattatore fa sempre più breccia nel cuore del pubblico nipponico. E infatti lo ritroviamo qualche anno dopo a discorrere di salumi e cibo nostrano nella Girolamo’s Kitchen.

Girolamo, romantico, appassionato lady killer

Così l'ha definito il direttore della rivista maschile Leon, su cui Panzetta è stato protagonista per ben 151 copertine, entrando a Girolamo-panzetta-3pieno titolo nel guinness dei primati per il maggior numero di prime pagine su uno stesso magazine. 

Probabilmente il sor Girolamo piace tanto perché è diventato lo stereotipo di sé stesso, appiccicandosi addosso come post-it tutti i luoghi comuni sugli italiani. Modaiolo, piacione, affabulatore, con l'aria da simpatico mascalzone. 

Ci toglieremo mai di dosso la maschera dell’italiano che tanto seguito ottiene all'estero? Forse. Però, se questi personaggi fanno tanto successo, semplicemente piacciamo così.

 

di Irene Caltabiano

 

 

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Festa della mamma e del papà: le ricorrenze (in)civili

Ci avevi mai pensato?

Le hanno inventate ufficialmente per onorare la figura materna e paterna, sottolineandone l’influenza sociale, e benché non esista una data univoca sono celebrate in diversi paesi. Stiamo parlando della festa della mamma e del papà, per l'appunto, due ricorrenze civili istituite nei primi decenni del XX secolo che ben presto hanno assunto una connotazione religiosa e soprattutto commerciale.

Qualunque sia il colore che gli si vuole dare, trattasi di due eventi inutili che servono unicamente a rimpinguare le casse dell’industria dei gadget e a far soffrire un gran numero di persone. Eppure la giostra continua a girare, nonostante il meccanismo che la muove sia perverso. Nessuno sembra accorgersi, infatti, di chi rimane fermo in disparte a guardare.

Una festa non può mai definirsi tale se non coinvolge e diverte tutti, ancor meno se crea divisioni ed è pensata esclusivamente per i più fortunati. Ebbene sì, esistono anche gli orfani, i figli di un Dio minore.



Il danno e la beffa.

Chi ha la mamma e il papà non ha bisogno di una data speciale per celebrarli: si accorge quotidianamente della loro importanza. Chi invece manca di una o entrambe le figure può soffrire, in quell’occasione, specie se è un bambino.
Questa eventualità non ha minimamente sfiorato l’anticamera del cervello di chi ha concepito l’idea e men che meno interessa a chi ha pensato di sfruttarla per meri fini di lucro.

Ci sono bambini che non hanno mai conosciuto né mai conosceranno i propri genitori, così come ce ne sono tanti che li hanno persi o sono stati allevati da uno solo dei due, poiché l’altro non s’è mai palesato. Cosa accade a queste creature, in quei giorni? Semplice, si sentono diverse e non riescono a capire per quale motivo gli sia capitata questa sorte né la ragione per cui qualcuno abbia deciso di mettere il dito nella loro piaga.

Per queste vittime incolpevoli, il 19 marzo e la seconda settimana di maggio rappresentano un vero incubo, specie a scuola. Un tempo, se non altro, le maestre d’asilo e delle elementari si limitavano a far scrivere poesie e pensierini ai propri alunni, oppure a creare i famosi "lavoretti". Oggi, invece, hanno pensato bene di rincarare la dose organizzando le giornate padri-figli, così chi non ha il papà ha l’opportunità di sentirsi ancora più orfano. Geniale, non c’è che dire.

A quanto pare le istituzioni hanno avuto questa “accortezza” per andare incontro ai cambiamenti della società, che rispetto a un tempo non annovera più molti nuclei familiari stabili per via del crescente numero di divorzi. In questo modo i bambini possono passare una giornata insieme alla figura meno presente nella loro quotidianità. Ancora una volta, dunque, le attenzioni sono per chi i genitori li ha entrambi e non per chi non li ha affatto. Per questi ultimi è stata introdotta la figura del papà surrogato: il massimo che gli illuminati dirigenti scolastici siano riusciti a concepire con l’intento di pareggiare i conti. Così il bambino senza padre si sentirà per giunta beffato, presentandosi con lo zio o l’estraneo di turno.

Il giorno del ringraziamento.

Che queste due ricorrenze siano più una manifestazione d’inciviltà che di civiltà dovrebbe essere chiaro a tutti, specie osservando i goffi tentativi di ripararne le falle. Allora perché non cancellarle dal calendario e sostituirle con il giorno del ringraziamento? Una data in cui chiunque, che sia adulto o bambino, festeggia manifestando la propria gratitudine per quel che ha ricevuto durante l’anno trascorso.

Negli Stati Uniti e in Canada, in occasione del Thanksgiving Day si vedono solo facce allegre ed euforiche, nessun muso lungo (tranne forse quello del povero tacchino). Quella sì che è una vera festa dove vige l’uguaglianza, perché chiunque ha almeno un valido motivo per essere grato, nella vita, e non c’è bisogno di specificare quale. Ciò che più conta, infatti, è non dare a nessuno un valido motivo per piangere o essere triste.
Diabolicamente, tuttavia, si persevera nell’errore. Infatti l’unica festa importata di recente dal Nord America è quella di Halloween, ossia l’ennesima inutile celebrazione del dio denaro.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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