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tempo tiranno: perchè dovremmo rileggere i classici

Se alcuni capolavori vengono definiti classici ci sarà un motivo.

tempoL'aggettivo "classico" significa fondamento di cultura e civiltà. E forse ogni tanto sarebbe utile ricordarselo.

Quando siamo attanagliati dai dubbi o ci sentiamo come barche in balìa degli eventi della vita, rileggere le massime di Seneca o Aristotele non può che farci bene.

Soprattutto quando il tempo sembra diventato una ghigliottina a cui cerchiamo di sfuggire continuamente.

Nel De brevitate vitae Seneca diceva che gli affaccendati, gli occupati, ovvero coloro che sono sempre impegnati negli affari pubblici non sono liberi né sapienti.

La concezione dello scorrere del tempo degli antichi può essere ben riassunta nell'uso dei tempi verbali dei Greci: gli ellenici usavano i verbi per definire limpatto di un’azione sull’esistenza, concentrandosi maggiormente sul come che sul quando, sulla qualità dell’agire piuttosto che sulla collocazione temporale. Prendete l’aoristo: è un tempo universale, che esprime un’azione senza tempo né fine.

La supremazia del quando sul come è una condanna dei nostri tempi.

Sarà che una volta vivevano meno e quindi era piùtempo2 facile concentrarsi sul godersi le piccole cose, togliendosi di dosso inutili ansie.

A che serve aumentare le aspettative di vita se dobbiamo passare metà del tempo a stressarci per i ritmi lavorativi o a sentirci in colpa se non riusciamo a stare dietro alle richieste di perfezione della società?

«Lo scopo del lavoro è il tempo libero» diceva Aristotele. Una frase scritta secoli fa ma che fa ancora discutere molto.

Oggi sembra che la situazione si sia ribaltata: è il lavoro a renderci liberi? Secondo questo assunto se non c’è lavoro non esiste libertà, e quindi non esiste vita. Se non riusciamo a stare dietro a questo tempo tiranno siamo falliti, inappropriati, esclusi.

Ma dimentichiamo un punto fondamentale: siamo padroni del nostro tempo. Credo che il succo del discorso stia in questa frase, sempre tratta dal De brevitate vitae: "Avete paura di tutto come mortali, desiderate tutto come immortali".

Non sarà forse che non è la vita a essere breve ma siamo noi a non avere il coraggio di rendere questo tempo realmente nostro?

Invito tutti a rileggere il classico del filosofo latino. Nonostante l’età, è ancora una delle analisi più lucide che si possano fare sullo scorrere del tempo e della natura umana. 

 

di Irene Caltabiano

 

 
 

 

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Surf in Madagascar: come Marco ha cavalcato l'onda del cambiamento

Le storie di chi molla tutto per vivere all’estero hanno quasi tutte un punto in comune: il momento di crisi.

marco-dianinQuel periodo in cui non ti riconosci più nella vita che fai, sempre di corsa, senza nemmeno il tempo di capire dove stai andando e se ti piace l'esistenza che stai conducendo. Domande che si è posto Marco Dianin, quarantunenne di origine padovane, ex agente di commercio del settore cosmetico e farmaceutico. Nel 2000 scopre ciò che lo aiuta a superare la depressione in cui era caduto a causa dei ritmi troppo serrati, mettendolo a contatto con la sua vera passione: il surf. Percorre così l’Italia in lungo e largo per trovare un mare adatto alla sua voglia di sfidare le onde. «Mi chiamavano Marco il mattoNon sono bravo ma l’acqua mi dona una serenità interiore a cui non sono riuscito a rinunciare per inseguire fatturati, obiettivi e carriera in nome di aziende per cui sei solo un numero».

Così, spinto da questa passione, inizia la ricerca del posto in cui creare un' attività legata a tale interesse, un luogo in cui finalmente avrebbe potuto vivere al caldo e vicino al mare. In Madagascar trova clima mite e ventoso quanto basta per praticare windsurf ma, soprattutto, la giusta soglia economica per dar vita a un proprio esercizio. «La mia idea era  un resort per surfisti e kiter che volevano venire qui a provare lo sport a prezzi ragionevoli. Oppure chi, dovendo partecipare a competizioni, aveva bisogno di soggiornare in Madagascar per sostenere periodi di allenamento».

Si stabilisce infine Diego Suarez, anche detta Perla del Nord, alla sommità dell’isola. L’attività concepita da Marco non surfingrana, ma lui, insieme alla compagna, non si perde d’animo: acquista una porzione di spiaggia dove inizia la costruzione di un piccolo resort eco-sostenibile. Conosce poi Nello Benedetti, amministratore dell’associazione italiana Amici del parco, che consente a molti bambini adottati a distanza di vivere con un euro al giorno. Nasce così l’idea di creare corsi di taliano, dal momento che è una lingua molto usata nel settore turistico grazie alla vicinanza con Nosy Be, meta prediletta degli abitanti del Bel Paese.

Marco è talmente entusiasta della sua nuova vita da provare ben poca nostalgia per l’Italia. «Direi che la cosa che più apprezzo è il Madagascar nella sua interezza, i molteplici scenari naturalistici le spiagge bianche, il mare turchese, gli altipiani, le foreste. Qui il consumismo non esiste, si cambia completamente ottica. Gli oggetti, i vestiti, i telefonini, le automobili tornano ad avere senso in funzione dell’uso per cui sono create, e non in funzione della moda. Le cose non si cambiano perché imboniti dalla pubblicità ma per necessità».

La gente è semplice, molto socievole ed espansiva. La situazione di povertà, dice Marco, non ha ancora stimolato quel senso di rivalsa sociale che sfocia nell’aggressione. Gli italiani inoltre sono molto graditi perché affiancano attività commerciali a iniziative socialmente utili, che per il Paese rappresentano un buono spunto di crescita, soprattutto dove manca l’amministrazione locale. La lingua, il malagascio, può rappresentare un ostacolo iniziale, anche se grammaticalmente è molto legato ad inglese e francese.

marco-dianin-2L’ex agente di commercio, se dovesse cambiare qualcosa, accrescerebbe  l’ attenzione all’ambiente, per consentire di preservare al meglio le bellezze naturali di questo Paese. «Nella loro cultura, essendo stati abituati a utilizzare prodotti naturali, quindi reinseribili nell’ambiente senza causare alcun danno all’ecosistema, l’introduzione di oggetti quali sacchetti e bottiglie di plastica, senza un sistema di raccolta, smaltimento e riciclaggio, sta creando non pochi problemi all’ecosistema». Ulteriore pecca è la mancanza di informatizzazione: la burocrazia è ferma a cinquant’anni fa, tutto cartaceo, zero mail e per quello l’approvazione del permesso di soggiorno ( che non sia quello di tre mesi per fini turistici)  è piuttosto complicata. Superati gli ostacoli iniziali però, può diventare un vero paradiso.

Marco torna in Italia molto poco, giusto per un buon bicchiere di prosecco accompagnato da qualche gustosa fetta di salame. Ma godersi la vita con più relax facendo il pieno di sole e mare riesce a riempire di gran lungo questo piccolo vuoto. 

 

di Irene Caltabiano

 
 
 

 

 
 
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Airbnb, alla discriminazione rispondiamo così

Noi accettiamo.

we-acceptQualsiasi razza, sesso o colore di pelle, l' importante è sentirsi a casa. Lo spot di Airbnb, trasmesso durante la serata d'apertura del Superbowl, finale di campionato del football statunitense, è stato visto da milioni di americani.

Il team di Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Nathan Blecharczyk è stata accusata di opporsi a Trump. Infatti, appena dopo la proclamazione del Muslim ban, regime severo nei confronti dei rifugiati, quelle immagini hanno avuto grande risonanza. La squadra di una delle piattaforme di hosting più famose del mondo, in una lettera comparsa sul sito, scrive così:« Coloro che sono stati sfollati, sia per ragioni legate alla guerra che per altri fattori, hanno un bisogno particolare di essere accettati e compresi. Hanno bisogno, in maniera piuttosto letterale, di un luogo che possano chiamare casa. Ecco perché abbiamo deciso di agire».

Un impegno che vogliono portare avanti grazie ad un piano quinquennale per fornire 100mila alloggi gratuiti a chi nerifugiati dovesse aver bisogno nell'immediato. Rifugiati, superstiti di calamità naturali, volontari, il tutto appellandosi alla collaborazione degli host. Nei prossimi quattro anni AirBnb investirà anche quattro milioni di dollari per aiutare l'International Rescue Commitee a far fronte alle emergenze dei rifugiati dell'intero globo.

Il piano è già in atto.In seguito al bando del presidente che ha bloccato gli immigrati alle frontiere, molte persone hanno trovato ospitalità su Airbnb . «Lavoreremo con gli host della nostra community per fare in modo che chi si trova in queste condizioni possa trovare non solo un luogo dove stare, ma anche una rete sociale dove poter interagire con gli altri, dove sentirsi rispettato e nuovamente parte di una comunità».

Un'iniziativa solidale di cui tutti possiamo diventare protagonisti; sul portale è presente un modulo da compilare nel caso si voglia mettere a disposizione un alloggio. Da lì si entra in contatto con popolazioni locali che si occupano di fornire assistenza a chi ne ha bisogno. Oppure, si può semplicemente effettuare una donazione.

we-accept-2Non è la prima volta che Airbnb si espone per il rispetto e la solidarietà a livello mondiale. Nel giugno 2016 aveva prodotto Open doors, uno statement che tutti gli host hanno dovuto sottoscrivere entro il primo novembre. I proprietari hanno elaborato l'accordo dopo alcuni episodi di discriminazione subiti dagli ospiti. Nel documento si invita a trattare con rispetto, senza giudicare o biasimare, tutti i membri della comunità Air bnb «indipendemente da razza, religione, nazionalità, disabilità, sesso, identità di genere, orientamento sessuale o età». Si deve partire dalle piccole sfide concrete per arrivare a grandi risultati.

«Se lo desideriamo, possiamo fare in modo che i bambini di oggi crescano in un mondo diverso, nel quale possano sentirsi accettati per chi sono, indipendentemente da dove si trovino. Perché siamo sinceramente convinti che più ci accettiamo per ciò che siamo e più il mondo può diventare un luogo migliore».

 

 

di Irene Caltabiano
 

 

 
 
 
 
 

 

 

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