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Problemi di insonnia? Ci pensano le app

Conti le pecore, ti rigiri nel letto per ore, fai lunghe camminate notturne nel corridoio di casa.

Ma il sonno ristoratore proprio non arriva. Non dormire abbastanza può diventare una vera tortura e condizionare pesantemente le nostre giornate. La tecnologia però ci viene incontro, progettando strumenti capaci di individuare disturbi e cattive abitudini diurne che non permettono di riposare adeguatamente. Non parliamo di costosi centri, ma dispositivi alla portata di tutti.

I disturbi più frequenti

Il minimo di ore di sonno previste per un adulto equivale a otto, dieci per bambini ed adolescenti. Dormire meno del normale apporta problematiche come, nel breve termine, l'insorgenza di deficit di memoria, attenzione e concentrazione; disturbi che, nel lungo termine, possono cronicizzarsi. Attraverso il sonno corpo e cervello si ossigenano e si preparano ad affrontare la giornata, quindi dormire un tot di ore non solo fa bene, ma è necessario alla nostra salute fisica e mentale.

Buonanotte con Sleep Coacher

Chiudete in dispensa camomilla e fiori di Bach. Sleepcoacher è stata messa a punto da un gruppo di medici e informatici dell'università di Providence. L'app non solo monitora i parametri del sonno, come movimenti e respiro, ma successivamente analizza i dati raccolti durante la notte fornendo consigli e raccomandazioni utili. Di giorno raccoglie informazioni sullo stile di vita dell' utente, per capire se l'insonnia possa essere dovuta a una particolare abitudine del soggetto e infine fornisce linee guida su come migliorare le proprie condizioni. Risultato? I primi studi pilota, condotti su 43 volontari hanno prodotto risultati interessanti: l'80% ha migliorato il proprio ritmo sonno-veglia.

I medici? Non del tutto favorevoli

Raffaele Ferri, presidente dell'associazione italiana della medicina del sonno, afferma che i dati rilevati dall'app non possono essere considerati scientificamente validi.«Non possiamo trarre conclusioni cliniche sulla base dei dati digitali soprattutto perché è impossibile interpretarli correttamente se non si è esperti» afferma il neurologo.

È chiaro che vadano fatti esami più approfonditi, che analizzino altri fattori rispetto a quelli considerati, come la profondità e continuità del sonno o numero di microrisvegli notturni. Nonostante non siano ancora state approvate scientificamente, è un dato di fatto che sono strumenti utili, destinati ad ottenere sempre maggior spazio nella medicina moderna.

Se si decidesse di investire su tali dispositivi, aggiungendo nuove funzionalità e parametri (ad esempio, stabilità del sonno e frequenza cardiaca si renderebbe la medicina alla portata di tutti. Con persone più sane e riposate.

di Irene Caltabiano

 

 

 

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Se i robot ci remano contro, elogiamo il fattore umano

Recentemente al cinema ho visto Sully, nuovo film di Clint Eastwood.

Il capitano Chesley Sullenberger, protagonista della vicenda, compì ciò che rimase negli annali dell’aeronautica come "il miracolo sull’Hudson". Il volo US Airways 1549, a causa di un bird strike, perse entrambi i motori. Sarebbe potuta diventare una tragedia se Sully non avesse tentato e portato a termine l’ammaraggio, salvando sé stesso e altri 155 passeggeri.

Al di là di critiche e gusti personali, a colpirmi è stato il messaggio, già anticipato nel lancio del film : “il fattore umano fa la differenza”. Nonostante il protagonista abbia fatto il miracolo, viene chiamato a rispondere delle sue azioni davanti alla NTBA, organo atto a indagare sulle dinamiche dell’incidente. Perché? Le macchine, i robot, i simulatori, avevano detto il contrario: si poteva riportare l’aereo alla base, senza grandi complicazioni.

Fuori dalla sala, la mia mente ha cominciato a viaggiare, a riflettere sulla tecnologia moderna, sempre più evoluta ed efficiente. Ogni giorno un nuovo dispositivo, un’ app all’avanguardia, un nuovo incredibile groviglio di fili, software e hardware. Il cellulare ci ricorda gli appuntamenti, ci sveglia, mette a posto i documenti. A volte è più presente di un partner. I robot rendono la nostra vita più confortevole, più agiata, svolgono le faccende in maniera più rapida. Ma il comfort non sarà forse l’altra faccia della pigrizia? E poi, risparmiare tempo per cosa? Per passare le ore libere davanti al cellulare?

L’ultima inquietante notizia è l’apertura del supermercato Amazon senza personale. Ciascuno potrà accedervi tramite app ad hoc, controllato solo da telecamere. Gli automi aumenteranno produttività ed efficienza, limitando la possibilità di errore. Ok, non c’è dubbio che le lunghe file in cassa non piacciano a nessuno.  Ma devo dire la verità, a volte un cassiere / cassiera è stato capace di strapparmi un sorriso in una giornata nera. Così come un’imprecazione. Ma l’interazione tra individui sarà sempre più genuina di una qualsiasi sequenza di tasti.


Il market del colosso americano è solo la punta dell’iceberg. In Giappone esistono già ristoranti e alberghi gestiti da robot , robot-attori, segretari, addirittura cowboy –robot che badano al bestiame. Sarò un'inguaribile romantica ma a volte mi trovo sinceramente preoccupata di fronte alla novità. E difendo a spada tratta l’essere umano e la sua capacità di sbagliare e crescere attraverso l’errore. La macchina non impara, al massimo viene riprogrammata. Ma ciò che determina la diversità non sarà forse la tipologia di reazione di fronte a un problema, l’intuizione, la sensibilità e l’accortezza di agire diversamente in base al contesto?  Difendo il fattore umano, anche a costo di sorbirmi dieci minuti in più in coda e nel caso in cui si tratti di servire semplicemente un cartone di patatine.

Come diceva Titta Di Girolamo ne Le conseguenze dell’amore«Non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini. Il giorno che accadrà sarà un giorno sbagliato».

 

di  Irene Caltabiano 

 

 

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Etichette 2.0 e sistema touch: ecco a voi il supermercato del futuro

Cartellini all'avanguardia, che informano su origine, valori nutrizionali ed eventuale presenza di fattori allergizzanti. 

Vuoi sapere quanti grassi contiene un pacco di patatine in busta? Basta scansionare il codice a barre e uno schermo risponde. Da dove arriva il pollo che stai comprando, se è stato allevato in maniera eco-sostenibile? Il totem vi dirà anche questo. Nel supermercato del futuro un computer ci comunica come smaltire correttamente i rifiuti e dispensa persino consigli culinari sul prodotto acquistato. In poche parole rende il consumatore più attento e consapevole.  

La spesa 2.0 si fa al Bicocca Village a Milano. Il progetto nasce da una collaborazione tra due big della tecnologia, Accenture e Microsoft, che hanno dato vita alla joint venture Avanade. I due colossi hanno aiutato la Coop a implementare hardware e software e sviluppare funzionamento ed estetica dei touch point. Un progetto che stavano già "incubando" durante l'Expo 2015.  Il risultato è Microsoft Azure, piattaforma cloud replicabile in un ampio numero di negozi. L’idea è partita dallo studio Carlo Ratti, professore del MIT.

Un connubio perfetto tra mondo fisico e digitale, in un ambiente accogliente e innovativo. Personalizzazione dei servizi e accesso ad informazioni approfondite per rendere il consumatore sempre più consapevole, attento al proprio benessere e perché no, anche a quello ambientale. Una tecnologia che si mette al servizio dell’uomo, senza provare a sostituirlo. 

 

 

di Irene Caltabiano

 

 

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