Vi è mai capitato di fare una ricarica e dopo una settimana i soldi erano già terminati?
O di trovare tra i messaggi il contenuto di un servizio che non avete mai attivato? Attenzione qualcuno potrebbe star guadagnando soldi alle vostre spalle. Un giro di affari per 800 milioni di euro l’anno, piccole somme che un bravo pirata informatico può spillare a poco a poco in pochi click. La congiunzione tra smart-phone, app e internet è diventata una trappola continua per gli utenti, anche tra quelli più esperti.
Simbolica la storia di Emiliano Sanguigni, fondatore di Digital Mind, azienda informatica romana. Nonostante fosse "del mestiere", si è accorto solo tre mesi dopo di essere abbonato a due servizi di cinque euro la settimana ciascuno. E se c’è cascato lui, figuriamoci i meno navigati.
«Me ne sono accorto quasi per sbaglio, quando ho visto l'estratto conto del telefono e dopo essere passato ad una tariffa flat arrivavo a spendere più di prima e mi sembrava strano. Secondo il mio operatore, H3G, devo aver cliccato sul banner che mi ha avvertito che entravo in un'area a pagamento. Ma non ho mai fatto niente del genere. Poi sinceramente, con tutti servizi gratis sul web vado a fare un abbonamento di chat via sms?»
Dove si nasconde il pericolo
Le vittime di truffe simili nel 2014 sono state circa 500mila. Normalmente l'esca sono contenuti pubblicitari di terze parti, estranei all’operatore telefonico con cui si è sottoscritto l'abbonamento. Servizi di suonerie, erotici, giochi online a cui ci si accorge tempo dopo di essere iscritti (se si è fortunati). A volte le cifre sono talmente irrisorie che l’utente non se ne cura, ma pensate a pochi centesimi moltiplicati per 500mila.
Normalmente la mossa successiva è contattare il proprio operatore per spiegazioni ma nessuno riesce mai a dare particolari chiarimenti. La risposta è quasi sempre: «Non dipende da noi , il servizio è di altri» oppure «I soldi non se li intasca mica la compagnia» . Peccato che in questo business, come dimostrano i dati di Antitrust e l’Agcom, ci sono dentro fino al collo anche i gestori telefonici.
I due organi garanti della concorrenza e del mercato hanno verificato che all’operatore (Tim, Vodafone, Wind) va circa il 30-60% dei costi di abbonamento. Ma c’è anche un terzo “uomo” con il quale smaltire il bottino: il publisher, ovvero chi inserisce le pubblicità di quei servizi per conto degli stessi. Il più delle volte infatti il colpevole è proprio lui, difficilmente perseguibile perché possiede la sede legale in un altro paese.
Come si inganna l’utente
La scusa più banale è essere ambigui, ovvero non specificare con chiarezza che il servizio ha un costo e che cliccandoci su l’utente viene automaticamente abbonato. Per i meno ingenui però sono stati escogitati tutta un’altra serie di trucchetti. È possibile ingannare l’utente attraverso banner invisibili nascosti su qualsiasi app. Mentre facciamo scrolling si apre un’altra pagina, che attiva automaticamente l’abbonamento a un determinato servizio. Qui normalmente servirebbe un altro click dell’utente ma alcune pagine riescono comunque a trovare i codici per simulare il tocco dell’utente.
Esistono metodi ancora più sofisticati per installare malware nel computer, che, ad esempio, fanno apparire pagine commerciali nel momento in cui l’utente riceve una telefonata. Il destinatario, inavvertitamente, clicca sul tasto "Abbonami" appoggiando la guancia o l’orecchio al cellulare. Dopo questo input il fornitore contatta l’operatore che rivela il numero di telefono dell’utente e il gioco è fatto.
Agcom ha già denunciato diversi operatori. In nessun momento infatti è stato detto agli utenti che il loro numero sarebbe stato fornito a terzi. L’Antitrust accusa quindi gli addetti ai lavori di non tutelare abbastanza il cliente invitando ad approvare un servizio solo nel momento in cui sia lo stesso proprietario del dispositivo a digitare sul cellulare il numero. Ma non basta. Altroconsumo, associazione italiana dei consumatori, ha lanciato la campagna Rimborso di massa per gli utenti frodati.
Come tutelarsi?
Purtroppo l’unico modo per evitare truffe è bloccare tutti i servizi a valore aggiunto sul proprio numero, anche, purtroppo, quelli utili come l’avviso di operazioni sul proprio conto in banca. Meglio perdere un po' più di tempo ma evitare di sottoscrivere servizi al di fuori del proprio controllo.
di Irene Caltabiano
ISCRIVITI al canale YouTube