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Le persone che non salutano, dramma dei nostri tempi

Oggi vi voglio parlare di un problema serio.

Stamattina, mentre attendevo con somma gioia alla stazione Tiburtina il “vuotissimo” treno delle 8.30, all’accogliente temperatura di meno due gradi, è giunta l’occasione per interrogarmi su una determinata categoria umana: le persone che non salutano.

Lo so, direte voi, in effetti è complicato essere lucidi quando stai ballando la zumba per il freddo e l’unico contatto che vorresti è quello con il tuo piumone d’oca. Ma non capisco perché, anche quando l’antipatico di turno si trova di fronte a te, senza possibilità di scampo, abbassa lo sguardo e si immerge nel profilo Facebook o guarda altrove. Come se la tappezzeria dei sedili Trenitalia avesse lo stesso grado di interesse di un piatto di patatine fritte dopo una settimana di dieta. Ma tant’è…

Ciò mi ha spinto a riflettere, tra il serio e il faceto, sul perché le persone in un determinato momento della loro vita ti salutano e se magari ti rincontrano il giorno dopo sono più criptiche del sorriso della Gioconda. Da cosa dipende? Timidezza, pigrizia o semplicemente, per guadagnarsi il paradiso, si è sxxxxxi a giorni alterni, come le targhe?

Tuttavia esistono categorie a statuto speciale per cui il non saluto è giustificato e legittimo:

  • L’EX

Soprattutto se l’hai lasciato tu. Il pover’uomo o la povera donna probabilmente preferisce tacere, guardare, passare e non curarsi di noi anziché ricoprirci di insulti. In alternativa, potrebbe correre il rischio di attaccarsi alla tua caviglia implorando di dargli un’altra possibilità. Stacce, come dicono in Val D’Aosta.

  • IL MIGLIOR AMICO DA SALA D’ASPETTO

Ci siamo fatti con lui grasse risate mentre attendevamo che il nostro povero gattino con la gastroenterite venisse visitato. Lui/lei che ha rappresentato la tua àncora di salvezza nel momento in cui la vecchietta stava per attaccare bottone sui reumatismi che non le danno tregua. Abbiamo condiviso aspetti intimi della nostra vita, dall’infanzia alla pubertà, diviso ricette e segreti della nonna. Poi lo incontri per strada, accenni ad un saluto ma quando vedi l’irrimediabile cambio di direzione fingi di grattarti la testa.

  • L’EX DELL’AMICO

È un dato di fatto che, anche se abbiamo visto quella persona si e no due volte, per lei/lui saremo sempre l’anello di congiunzione tra loro e il punto 1. Quindi indifferentemente dal fatto che tu sia uomo, donna o cane, il suo odio ti colpirà come un missile terra-terra.

  • AMICO O PERSONA DI CUI SIAMO SEGRETAMENTE INNAMORATI 

E di cui abbiamo spulciato il profilo Facebook. La scienza dice che quando abbiamo un picco di serotonina, dettato magari da qualche estatica visione,  non distinguiamo il virtuale dal reale ( non so se è vero ma dovrebbero elaborare una teoria a riguardo). Quando incrociamo per caso la foto di amici di amici fighi, parte il click sulle foto profilo, interessi, stato sentimentale. Ci convinciamo così di conoscere quella persona e se la vediamo per strada la salutiamo come fosse un vecchio compagno di banco. Con conseguente sguardo perplesso del soggetto in questione.

E poi c'è la categoria opposta, i non protetti da statuto speciale: persone che dovrebbero salutarci ma non lo fanno.

  • I "CIRCOSCRITTI"

Chi saluta solo nell’habitat in cui è avvenuto l’incontro.  Che sia all’università, a scuola, al corso di cucito. Se ci incontra a un rave stai sicuro che fingerà di non conoscerti (quello forse per altri motivi). Se il tête-à-tête avviene per strada fingerà una lunga conversazione al cellullare con la madre.

  • I VICINI DI CASA

Questa è forse la categoria più strana di tutte. Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi (e non solo secondo Frankie Hi Nrg). Ci separa solo una parete, ma grazie alle litigate in dolby surround, conosciamo vizi e virtù dei nostri dirimpettai. Tuttavia, quando ci troviamo in ascensore, faccia a faccia, l’argomento più quotato sono le condizioni metereologiche. Usciti dal palazzo,chi si è visto si è visto, sei solo un altro esemplare della giungla urbana.

  • I COMPAGNI DI CORSO IN PALESTRA

Ti hanno visto nelle condizioni peggiori ( si, ancora peggiori di quando ti svegli sbronza dalla sera prima con il trucco che ha creato un Picasso sulla tua faccia). Devastato dal sudore mentre cercavi di eseguire quel sexyssimo passo di salsa o la complicata coreografia di step . E ti domandi pure perché fanno finta di non conoscerti? Abituati a vederti in quella mise, faticheranno a focalizzarti. Nonostante questo, potresti usare la stessa arma. Quindi salutatevi e siate solidali in nome delle visioni grottesche che conservate l’uno dell’altro.

Soluzione? Cuffie alle orecchie e passa la paura. 

 

 

di Irene Caltabiano

Blogger infreddolita

 

 

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Me anziano youtuber, il programma che unisce (felicemente) nuovo e vecchio entertainment

Unire vecchie volpi e nuove glorie.

Il mondo adolescenziale degli youtuber e lo zoccolo duro dei media nazionali. Bisognava trovare un campo neutro. E quale miglior territorio di una trasmissione radio?

Claudio Di Biagio, 28 anni, ex-youtuber salito alla ribalta grazie al canale nonapritequeltubo, autore di web serie come Freaks e ora inviato speciale per Best movie. Claudio Sabelli Fioretti, 72, decano del giornalismo italiano, autore per Repubblica, Il Tempo, L'Europeo, il Corriere della Sera e anche reduce da Un giorno da pecora, trasmissione satirica condotta insieme a Giorgio Lauro.

Due mondi a confronto ogni settimana su Me anziano youtuber, da lunedì a venerdì dalle 23.30 a mezzanotte su Radio due. Modi di fare intrattenimento che, nonostante la differenza di età, non sono poi così diversi. Anzi. È proprio quella la miccia del programma, la complementarietà dei punti di vista, elemento che rende la coppia Fioretti-Di Biagio vincente.

Un format che ha più il sapore del dialogo, di una discussione a tavola in famiglia, in cui il figlio spiega al papà che vuol dire meme, hashtag o chi sono Cicciogamer e Greta Menchi. Il genitore invece indirizza il figlio sui pericoli del mondo moderno, dandogli dritte spassose dettate dall’esperienza. Una piacevole mezz’ora dal tocco pedagogico, ma mantenendo la leggerezza del caso. «Passa il tempo e l’ascoltatore neanche se ne accorge»afferma Fioretti. E pensare che i due prima del programma, nemmeno si conoscevano. 

Sarà possibile il connubio tra vecchio e nuovo? Di solito è la base del cambiamento.

 

di Irene Caltabiano

 

 

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Beat me: non picchiarmi, ma battimi da pari a pari

Sedici giorni per “rendersi imbattibili” e ribaltare gli stereotipi.

Un gruppo di donne che ti guardano negli occhi e affermano:«Beat me! » (gioco di parole fra battimi e picchiami). Una campagna che inizia in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e termina il 10 dicembre, Giornata dei diritti umani.

#BeatMe, spot  diffuso in rete da Un (United Nation), organizzazione di cooperazione internazionale, rovescia la prospettiva. Le donne non vanno picchiate, ma non perché deboli; gli uomini devono tenere a freno le mani perché sono persone, impegnate e piene di talento e quindi, al pari loro, meritevoli di rispetto e ammirazione.

La violenza sulle donne in Pakistan

Le protagoniste del video sono pakistane, e non per caso. Qui il problema della violenza sulle donne è profondamente radicato . Lo Stato si è impegnato a legiferare, ma tutto rimane  ancora troppo sulla carta. La mentalità è dura da cambiare: secondo l’ideologia comune è ammissibile che un uomo picchi la moglie. Peraltro, nel 2016, 23 casi su 24 riguardano donne sfigurate con l’acido.

Il numero tuttavia potrebbe essere ancora maggiore; molti casi non vengono nemmeno riportati dai mezzi di comunicazione.Le autorità troppo spesso chiudono un occhio sull’omicidio d’onore, attuato perché la vittima avrebbe in qualche modo infangato la reputazione della famiglia o della comunità. La maggioranza dei criminali rimane impunita e questo disincentiva le vittime di violenza a farsi avanti. Fortunatamente, a poco a poco si stanno adottando provvedimenti più severi, ordinando l’ergastolo a chi commette questo tipo di crimini.

Cambiamo la cultura del predominio

«La campagna #BeatMe trasmette in modo molto chiaro il messaggio che in Pakistan e in tutti i paesi la violenza contro le donne, sia essa verbale o non verbale, è inaccettabile» ha affermato Jamshed Kazi, il rappresentante di UN del  paese.«Non è una cosa normale, non può andare avanti.Quello che deve cambiare è la cultura del predominio, del possesso e della disumanizzazione nei confronti delle donne che rende immaginabile e diffusa la violenza contro di loro».

di Irene Caltabiano

 

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