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Talè, Facebook il dialetto parla!

ll dialetto.

Quei suoni che, con tre parole, ci riportano subito alla mente luoghi familiari, rimandano ad uno specifico retroterra culturale, addirittura a un modo di pensare. Una ricchezza che è necessario preservare? Sì. Anche sui social a quanto pare.

Già da un po' di tempo a Cagliari non si commenta ma "si cumenta" e il like diventa "m'agradat". Le ultime arrivate su Facebook sono il maltese, il fula ( un dialetto africano) e il  còrso, per un totale di 101 lingue disponibili. L'idea è gettare un amo alle generazioni più giovani, dal momento che ci sono molti idiomi a rischio, che tra poco meno di un secolo potrebbero andare completamente perduti. I social network ormai pane quotidiano dei millenials, potrebbe essere un mezzo corretto di sensibilizzazione, puntando sul piacere di conoscere le proprie origini linguistiche.

Come proporre a Facebook l'inserimento di una nuova lingua?

Solitamente si sfrutta il crowdsourcing dei parlanti, cioè un supporto esterno al progetto rispetto al promotore dell'idea. In seguito si può collaborare alla traduzione grazie ad un'applicazione apposita. Una squadra di ingegneri del team di Menlo park si occuperà poi di supportare le diverse variazioni. La richiesta viene fatta attraverso un apposito modulo. «Non è il tipo di business che porta ricavi - ha spiegato alla Cnn Iris Orriss, direttore dell'internazionalizzazione e localizzazione di Facebook - la missione del social è consentire alle persone di condividere e rendere il mondo più aperto. La lingua fa parte di questo percorso».

Le minoranze linguistiche sono una ricchezza (e il web lo sa )

Una volta parlare il dialetto era un'onta, significava essere ignoranti, non conoscere la lingua nazionale. Oggi è un'opportunità per ampliare il pubblico a determinate minoranze, lingue dal fascino antico che sono state rivalutate anche dal cinema e dalle serie tv ( vedi Gomorra, o film come Bellas mariposas di Salvatore Mereu o Terraferma di Emanuele Crialese). Basti pensare a come gran parte dell'industria audiovisiva debba la sua fortuna alla meravigliosa varietà dialettale italiana. A sostegno delle minoranze linguistiche ci sono anche numerose star del web, dai Casa Surace, che hanno fatto metà della loro fortuna sfruttando la colorita terminologia meridionale, nonché i The Jackal, che, nonostante trattino argomenti di ampio respiro, hanno un piglio fortemente legato alle origini partenopee.

«Proporre Facebook nei dialetti regionali o in lingue in pericolo è un'iniziativa positiva» racconta lo scoppietante Edoardo Mecca, 29enne regista attore e imitatore dai 545mila fan, protagonista lo scorso anno di un video virale in cui imitava tutti i dialetti italiani. «Sapere che persone da comunità tanto diverse e magari piccole hanno l'opportunità di dire la loro e di interagire con noi è senz'altro stimolante. Dal mio punto di vista, dialetti e lingue forniscono gestualità e movimenti nuovi e diversi dai quali sono in grado di arricchirmi. Insomma, puntare a coinvolgere chi rimarrebbe tagliato fuori con un occhio ai ragazzi è una cosa molto utile e bella».

E voi, quale lingua proporreste? Scrivetelo nei commenti!

 

di Irene Caltabiano

 

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Pineapple pen: il segreto della viralità è un frullato di mele, ananas e penne

Trentanove milioni e oltre.

Ecco il numero di visualizzazioni dell'asiatico di “leopardo vestito”, che sta facendo il giro del web. Cugino di Psy e del nostrano Fabio Rovazzi, sembra che il jingle Pen Apple Pineapple Pen, sia il nuovo tormentone della rete. Lo scioglilingua racconta del “matrimonio” tra una penna, un ananas e una mela il tutto condito con un motivo stupido ma orecchiabile. Ma chi è il misterioso signore la cui sigletta è entrata nelle nostre teste e non accenna a lasciarle?

In arte Piko Taro, nella realtà è il dj e attore comico Kosaka Daimaou, noto anche come Kazuhiko Kosaka e già noto in patria. Vuoi o non vuoi, i giapponesi sembrano sempre saperne una più del diavolo in fatto di tormentoni. Dal momento in cui ha postato la canzoncina "incriminata" sul suo profilo, invitando i followers a ballare con Piko Taro, è scoppiata la bomba social.

Come per ogni video virale che si rispetti, sono già impazzate le relative parodie. Mancherà poco perchè anche le bacheche italiane vengano letteralmente inondate di storpiature e gente che scimmiotta tra mele e penne?

Ogni volta che fanno presa questo tipo di filastrocche, mi domando dove mai avrò sbagliato. Un po' come la pagina Facebook La stessa foto di Toto Cutugno postata ogni giorno di cui parlavamo qualche tempo fa. Vediamo quanto tempo dovremo aspettare prima che ci faccia venire l'orticaria.

Intanto il caro Piko Taro con i soldi che starà guadagnando, altro che mele e ananas...forse champagne in qualche hotel di lusso. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

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EQ-Radio: se il Wi-Fi capisse i tuoi stati d'animo?

La tecnologia, per quanto faccia progressi, assume talvolta risvolti inquietanti quanto affascinanti.

Si può, attraverso una rete wireless, capire che tipo di emozione sta provando una persona? Sembra roba da libri di Asimov, eppure è ciò che hanno inventato gli scienziati del MIT ( Massachussets Institute of technology), un dispositivo che potrà trovare innumerevoli campi di applicazione.

L'esperimento

Si chiama EQ-Radio, strumento che,  analizzando l'eco delle onde che emette, le stesse che vanno a colpire il nostro corpo come un radar, misura il respiro e il battito cardiaco. Le frequenze wireless restituiscono la forma delle onde in base all'accelerazione prodotta dai movimenti del torace.

Più preciso di un elettrocardiogramma, il software scritto per il dispositivo analizza i nostri sentimenti “sotto forma di onde”. Ci dice cioè se ciò che stiamo provando è gioia, tristezza , rabbia o paura.

Il MIT ha chiesto a quattro volontari di individuare ciascuno una canzone che associavano a un determinato stato d'animo. Nel 70% dei casi EQ-Radio ha individuato correttamente l'umore correlato alla canzone. Meglio dei software di riconoscimento facciale o, addirittura, di chi ci conosce meglio.

Quali potranno essere le applicazioni?

Il lavoro del MIT dimostra che esistono tecnologie capaci di catturare informazioni che non sempre sono visibili ad occhio nudo. EQ-radio potrebbe essere un'invenzione importante in campo medico, per diagnosticare stati di ansia o depressione oppure monitorare eventuali stati problematici di anziani e bambini, grazie, per esempio, ad un amplificatore tascabile.

Il dispositivo rappresenta una ghiotta occasione anche a fini commerciali, potendo calcolare in tempo reale gli indici di gradimento di un tipo di musica o di un film. Inoltre, è anche dispositivo d'allarme. È infatti in grado di riconoscere la corporatura di una persona al di là delle pareti, individuando se ad essere intercettato è un inquilino della casa o un perfetto estraneo.

Progressi della tecnologia che, per quanto strabilianti, vanno saputi utilizzare con giudizio. Tra qualche anno, potremmo forse arrivare a farci leggere nel pensiero?

 

di Irene Caltabiano

 

Quando torneremo a casa a parlare con la lavatrice

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