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Falò in spiaggia? Meglio una chat di gruppo..

Cerco l'estate tutto l'anno e all'improvviso...è già finita.
cocktail
 
La vita sotto l'ombrellone e il dolce far niente delle ferie mi regalano la possibilità di compiere analisi sociologiche che durante l'anno, troppo distratta da varie faccende, non posso mettere in atto. 
 
Perciò, tra la pagina di un libro e una rivista, posso ficcanasare e rubare scorci di vita altrui. Con il risultato che a volte sarebbe meglio farsi i fatti propri.
 

Ieri mi è capitato di vedere l'ultimo video dei The Jackal. Argomento? Salutare la ragazza dell'estate, l'archetipo delle adolescenze di tutte le generazioni. Fino ad ora. Tuttavia, l'unica forma di comunicazione che sembrano avere i ragazzini di oggi sembra quella con e attraverso i propri smartphone. Altro che cercare pietre a forma di cuore o intonare canzoni romantiche ai falò.

marshall-mcluhanOgni volta che mi trovo di fronte agli effetti devastanti della tecnologia, mi vengono in mente le parole del compianto Marshall McLuhan, croce e delizia degli studenti di Scienze della comunicazione: «Il medium amplifica le potenzialità fisiche, intellettuali, sensoriali e cognitive dell’individuo modificando di conseguenza le strutture della società».

Parole scritte una settimana fa? No. Uno dei concetti chiave della filosofia del sociologo è contenuta nel saggio Il villaggio globale, scritto nel 1968. Dopo questo excursus didattico, possiamo tranquillamente verificare che il sor Marshall è stato lungimirante. Anche se pare che le potenzialità sopracitate si siano sviluppate a discapito di quelle relazionali.

 

Che esista ormai un'app anche per le adunate estive? Oppure una voce elettronica sostituirà lo strimpellatore da spiaggia? O magari, in un futuro non troppo lontano, i ragazzi non faranno nemmeno più la fatica di inventarsi qualche frase originale per conquistare la ragazza o il ragazzo di turno? Ricordo che uno dei primi amori estivi per fare colpo mi regalò un libro. Oggi si scambieranno mica gli e-book?

falò

È pur vero che un altro classico di ogni generazione è criticare la precedente. Quindi non si può certo dire che una sia meglio dell'altra. Ma che tristezza quei muretti vuoti e quelle dita che stringono più cellulari che mani. 

 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

 

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Settembre, ecco la lista di cose che (non) faremo

Sarà che conserviamo ancora il trauma da inizio anno scolastico, anche se la pubertà è finita da anni.
 

 Sarà che il mare d'inverno è un concetto che nessuno mai considera. O forse che, gli ultimi giorni d'agosto, ci prende quell'ansietta dall' aver rimandato fino all'ultimo la mole di cose da fare, sperando che un novello Cesare inventasse l'agosto-bis.

In questo periodo, forse per evitare il pensiero del ritorno alla routine quotidiana e alle classiche rotture di balle, riempiamo lavagnette e cervello di buoni propositi ( probabilmente, gli stessi che ripescheremo a Capodanno) .Perciò scopriamo gli altarini e non nutriamo false speranze. Ecco cosa, ancora una volta, ci illuderemo di fare.

Andare all'Ikea
 

L'Ikea non è un negozio ma uno status. Andarci significa aver messo la testa a posto e aver scelto igiene e parvenza di una vita normale vs degrado e nuovi eco-sistemi nel frigo. Perciò, imbottiti di senso di colpa inculcati dalla mother durante le vacanze, dilapidiamo lo stipendio in libreria, divano letto, fermalibri, pelapatate, lampade, asciuga-insalata. Risultato? Una pila di pezzi di compensato accanto alla vecchia brandina dalle molle cigolanti e l'asciuga insalata digievoluto in porta frutta.

Diventare ricchi
 

Vi  siete imbucati all'incontro con Zuckerberg alla Luiss e siete convinti che, se ce l'ha fatta lui, anche voi potete inventare il nuovo Facebook. Basta solo mettersi di fronte al pc e attendere un'idea geniale. Mmm, quasi quasi nel frattempo, vedo se c'è qualche notifica...( e qui si va al punto successivo).

Disintossicarsi dai social

Basta con le mail di lavoro, il cellulare continuamente tra le mani, la dipendenza da Instagram e Whatsapp. E poi entriamo nel panico quando non troviamo lo smartphone dentro la borsa e mettiamo like a ogni accenno di foto del mare. Ti sei reso conto del problema e hai deciso di darci un taglio e lo comunichi al mondo con un post. Poi immagini scene alla Trainspotting in cui, con le mani legate, vedi Pokèmon ovunque e emoticon che ti scherniscono. E riprendi l'I-Phone per tornare alla realtà.

Dimagrire
 

Se facessero un elenco di bugie universali, questa sarebbe la più quotata. La vacanza in Sicilia ci è decisamente sfuggita di mano, e forse si, quei cinque cannoli erano davvero troppi. Pieni di volontà e adipe andiamo a chiedere orari e corsi della palestra sotto casa. Quasi quasi l'acqua gym con triplo salto carpiato...o lo spin byke con flagellazione assistita... 

Prevedo la fine di quel foglio, ritrovato mesi dopo sepolto sotto pacchi di patatine.

Iscriversi a qualche corso bislacco
 

Groupon alla mano, spulciate i deal nazionali. Corso di burlesque, tango, immersione subacquea...aspetta...Apericena di salumi e formaggi con prosecco e vino (tornare al punto 4).

Queste sono le illusioni più comuni. Forse manca solo smettere di fumare. (Cxxxo, la cenere sul pantalone!)

 

di Irene Caltabiano

 

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God save the phone!A Londra in arrivo le cabine 2.0

Per qualcuno sará un incubo, per altri una trovata utile.
 

Non bastava lo smartphone a renderci continuamente reperibili. Adesso, perlomeno i londinesi, non potranno più sfruttare la scusa del cellulare scarico quando arriva una e-mail di lavoro. Sarà infatti possibile connettersi persino dalle cabine telefoniche. 

Non è la prima volta che uno dei simboli della capitale inglese viene rimodernato. Ma d'ora in poi le british phone box  diventeranno uffici in piena regola, con tanto di stampanti, wi-fi, monitor e prese di corrente. Ribattezzate Pod works, il costo è circa venti sterline al mese, disponibili giorno e notte, inclusi caffè e thè.  La societá costruttrice si chiama Bar Works ed in passato ha giá  attivato servizi simili a Leeds e Amsterdam.

Gli spazi lavorativi si stanno sempre piú evolvendo all'insegna del co-working. L'idea infatti è  far si che piú persone utilizzino la cabine, evitando tempi di permanenza troppo lunghi  (si puó restare nel mini-ufficio massimo un'ora). Inoltre, le nuove strutture vanno incontro alle esigenze di lavoratori sottoposti a ritmi sempre piú incalzanti, che necessitano di maggior privacy per compiere operazioni di lavoro. 

Altro punto a favore dell'iniziativa? Si tratta di un'ampia opera di riciclo. Le cabine telefoniche, preziose fino a dieci anni fa, contano oggi una chiamata a settimana. Ma , soprattutto nel caso di Londra, sembra impossibile togliere ai turisti la possibilitá di fare una foto con il celebre box rosso. Allora, perchè non regalare ai celebri telefoni una nuova vita?

«Abbiamo scelto luoghi di passaggio e traffico, quelli vicino a centri commerciali e a zone in cui la vita lavorativa è diffusa e confusa. Snodi particolari in cui questi spazi diventeranno fondamentali», afferma Jonhatan Black, CEO di Bar works, in un-intervista rilasciata a Co-exist. La speranza è che il progresso non riguardi solo Londra, ma che un giorno, anche noi potremmo fare una riunione o stampare un documento on the road.

L'unica pecca riguarda i sistemi di protezione delle cabine 2.0, non ancora ben definiti. Ma forse Mr e Mrs inglesi non ne hanno bisogno. 

 

di Irene Caltabiano 

 

 

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