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Che lavoro fai? Il cacciatore di Pokèmon

Forse la diffusione di Pokèmon Go, tutto sommato, potrebbe rivelarsi utile. 
 

Dopo la ragazza che, cercando uno dei tanti mostriciattoli, ha trovato un cadavere, un'altra notizia vince il premio assurdità. C’è chi, malauguratamente, non può dedicare tutte le ore della sua giornata a cercare Pokèmon. Disgrazia, deve anche lavorare o portare avanti una famiglia. Che fare, per non rimanere indietro in classifica? Pagare qualcuno per giocare al posto tuo.

ProntoPro.it, sito che trova in poche ore la figura che cerchi, si è adattato in poco tempo alle esigenze delle masse. E così, nell’era del precariato, molti si improvvisano cacciatori di mostri professionisti.  Credo che di più qualificante ci siano solo i reclaimer di suonerie per cellulari. Ma tant’è…

I turni di caccia arrivano fino a due ore alla volta, per un costo complessivo di trenta euro. Il catcher part-time può farvi salire di livello giocando battaglie, covando  esserini e conquistando una Pokè Gym nemica. Basta digitare "Pokèmon" sulla barra di ricerca della piattaforma per avere un quadro completo della situazione. Un form molto simile a quello per le candidature lavorative, dove si deve persino indicare il  livello attuale da allenatore e quale categoria di mostriciattoli si sta cercando.

Molte persone hanno arrotondato lo stipendio di un centinaio di euro mettendo a disposizione il proprio tempo libero a vantaggio  di chi  vuole scalare le classifiche. Indicativa la storia di Loris Pagano che lavora in un fast food ma sta lentamente abbandonando il lavoro per dedicarsi a tempo pieno a quest’attività.

Un applauso al team di Prontopro.it che è riuscito a capire in fretta le potenzialità del trend e ha risposto immediatamente alle richieste degli utenti. Uno sguardo attonito per chi decide di spendere trenta euro o più del proprio conto in banca per questa c…retinata.

E c’è di più. Chi assolda un cacciatore può decidere di fornire il proprio account Google con password o prestare il cellulare all’allenatore per il tempo necessario. Ladri e hacker, è il vostro momento. 

 

di IRENE CALTABIANO

 

 

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La classe operaia va su Facebook, i miliardari su Netropolitan

Che noia i poveri.

Con loro non si può parlare di cene con caviale, domeniche al circolo del tennis e degustazione di vini costosi. Nel web 2.0 c’è un social per qualsiasi categoria. Non sia mai che anche gli straricchi non abbiano il loro.

Si chiama Netropolitan Club ed è la piattaforma per chi sul conto è abituato a vedere nove zeri e non ha tempo per cose futili come cercare l’amore tra la vile plebe. La quota di iscrizione è già un criterio di scrematura. Novemila dollari (6000 euro)  per creare il  profilo e diventare amico di altri utenti. Una cifra abbastanza alta da scoraggiare la classe media ma non così tanto da intimidire gli interessati. Altri tremila vanno invece sborsati come quota annuale.

Al diavolo i moralismi di chi pensa che quei soldi andrebbero spesi per cause più nobili. Qui i riccastri possono postare foto di vacanze alle Seychelles e case da sogno senza suscitare critiche e reazioni stizzite. E c’è una garanzia in più: il social non è indicizzato dai motori di ricerca e le comunicazioni via browser o app vengono automaticamente criptate. Zero pubblicità, peraltro.

La "geniale" idea è di James Touchi Peters,  ex direttore dell’orchestra filarmonica del  Minnesota. «La reazione ha superato le nostre aspettative. Il nostro modello di business è relativamente unico, quindi sapevamo che avremmo attirato l'attenzione, ma non ci aspettavamo di certo una cosa del genere ».

L’età minima di partecipazione è ventun’anni, dal momento che parlare d’alcol o pornografia con un diciottenne in America sarebbe sconveniente. Una volta iscritti, non è possibile ottenere un rimborso. Se non si è soddisfatti del servizio, trascorso l’anno di prova si può bloccare o non rinnovare, ma il profilo rimane nel database a vita. Anche se disgraziatamente il "ricco" dovesse convertirsi in "povero".

Netropolitan Club fa coppia con piattaforme di luxury matchmaking, ovvero app di dating che accoppiano esclusivamente principesse con scapoli d’oro. Quella fascia di popolazione che non ha tempo per una cena fuori o conoscere a fondo una persona. Quindi paga profumatamente qualcun altro per selezionare i candidati/ le candidate.

Si sono evoluti i mezzi e si è dato un nome più carino alle cose. Ma il Netropolitan Club non è altro che la versione web dei castelli di cristallo. E i "poveri" a regalare traffico a Facebook e Tinder.  

 

di IRENE CALTABIANO

 

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Dreambit, il software che prevede il futuro

Curiosi di sapere come saremmo tra vent’anni?  

Se staremmo meglio coi capelli ricci o lisci? Come appariremmo se fossimo indiani o africani? Dreambit, software  presentato al Siggrapph, una dei più importanti eventi di computer grafica americani, può darci una risposta.

Nuovo nato dell’Università di Washinghton, il software agisce affidandosi a un motore di ricerca per immagini. Tutto ciò che serve è una foto di partenza; successivamente Dreambit elabora i parametri impostati sulla base di riconoscimento facciale, ricostruzione 3D e previsione di invecchiamento, tenendo presente soprattutto posa, forma del viso ed espressione della foto caricata.

La semplice curiosità di proiettarci nel futuro non è certo obiettivo principe del software.  L’invenzione risulta utile nel caso di identikit di ricercati o persone scomparse, per verificarne l’aspetto dopo tanto tempo. È complicato infatti  riconoscere una persona solo dal cambiamento dei tratti facciali. Spesso è necessario ipotizzare anche un nuovo di taglio di capelli o uso di lentine colorate o addirittura una carnagione diversa.

Dreambit potrebbe entrare in commercio già dall’anno prossimo. Meglio di una sfera di cristallo.

 

di IRENE CALTABIANO

 

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