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Unicef dimostra come l'apparenza ci inganna...ancora una volta

L'abito fa il monaco.
 

Purtroppo, nel 2016, rimane un proverbio ancora valido. Molti pregiudizi, troppa diffidenza, nei confronti dei più bisognosi. Soprattutto dei bambini, incapaci di arrecare male fisico. Unicef, con la campagna #FightUnfair,  ha voluto, dimostrare, tramite un esperimento sociale, quanto  siamo ancora legati alle apparenze, come la povertà sia ancora un'onta sociale. Unica attrice  del video Anano, bambina di sei anni.

Nella prima parte del video la piccola protagonista viene vestita e pettinata in modo da sembrare una bambina ricca. Poi viene lasciata in mezzo alla strada ad aspettare. Risultato? Si avvicinano persone che le chiedono come sta, se si è persa, gente che le offre soldi e cibo.

Nella seconda parte, la situazione cambia. La bimba viene sporcata e abiti cenciosi sostituiscono i vestitini eleganti. La reazione è completamente diversa. Per strada, nessuno se ne preoccupa. Al ristorante viene guardata con sospetto e infine cacciata in malo modo. Non è stato possibile continuare oltre perchè la piccola era troppo scossa.

Un bambino rimane un bambino. E, come tutti, vuole essere accettato e amato.

-GUARDA IL VIDEO-

 

di IRENE CALTABIANO

 

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In Africa la strage degli innocenti è servita. Ma stavolta l’AIDS non c’entra

Due scarpine rosse coronate da un bel fiocco bianco. Questa l’istantanea che sigilla la conclusione della parentesi italiana per Oceane e mamma Marthe. Non conosciamo il volto della piccola, perché il bisogno di proteggerla e tutelarla è (stato) doppio. La malattia che l’ha colpita, la spina bifida, rischiava di diventare la sua condanna a morte – letteralmente – a causa dei pregiudizi degli uomini, prima ancora della gravità della patologia in sé.

Nel villaggio della Costa d’Avorio in cui era nata, infatti, la piccola era stata accusata di stregoneria. Fortunatamente, l’intervento dell’associazione Casa Kim, che opera nella regione, aveva permesso di salvare Oceane facendola arrivare in Italia con la madre Marthe.

Ora, dopo otto mesi di cure, grazie alle donazioni raccolte da Casa Kim, mamma e figlia potranno cominciare una nuova vita a Abidjan, dove Oceane riceverà anche il supporto medico necessario. Nel video di Repubblica che racconta il commiato da Roma, è assolutamente palpabile la commozione e gratitudine di Marthe nei confronti dei suoi angeli custodi italiani.

Il massacro che non fa notizia

Uno stillicidio silenzioso. «Una strage invisibile fatta di soprusi quotidiani che avvengono nel silenzio e nell’indifferenza generale, nell’omertà, nella superstizione, nell’inerzia delle autorità e delle forze di polizia corrotte». Così ha definito Annalisa Spinelli il fenomeno dei bambini falcidiati dal marchio d’infamia della stregoneria in Africa.

Quando la tragedia si fa business

Nella parte occidentale del continente, ad esempio, i piccoli colpiti dal mix di pregiudizi e ignoranza vengono abbandonati e subiscono torture. In Nigeria le vittime sono circa 15mila, e nella Repubblica Democratica del Congo 25mila. Come ha evidenziato la rivista Africa in un suo reportage di alcuni anni fa, in quest’ultimo caso un ruolo preminente è esercitato dalle “Chiese del risveglio”, protagoniste di un autentico e redditizio giro d’affari a base di esorcismi.

Il quadro è quindi, complessivamente, drammatico e scoraggiante. Non mancano, tuttavia, note di speranza. Una di queste è incarnata dalla storia di Hope, il bambino nigeriano abbandonato in strada dai genitori perché bollato come Ndoki (stregone). Il piccolo è stato salvato da Anja Ringgren, cooperante danese che da tre anni vive con il marito nello stato africano. 

 

 
 

 

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Lino Bansky, artista di "streda"

Chi ricorda lo spassoso video di Fabio Celenza?

Lino Bansky

Autore del "Mick Jagger salentino"?

L'ironia meridionale colpisce ancora. 

A volte, infatti,  basta una semplice assonanza per  scatenare la scintilla della genialità. 

E dopo il musicista bontempone, è un altro pugliese a rendere omaggio a due facce della medaglia dell’arte, creando l’ ideale asse Andria-Bristol. 

Lino Bansky

E' la fusione perfetta tra lo street writer inglese e il comico pugliese Lino Banfi. 

Ad unirli, la provenienza dalle stesse lande. 

 

Un nuovo tormentone made in Italy

Lino BanfiChe unisce l’arte dissacrante di Bansky e le perle dialettali dell'attore. Il risultato è esilarante. 

Il bambino inginocchiato con la scritta Forgive us our trespassing, diventa un omaggio alla classica battuta di Banfi «Oh madonna benedetta dell’incoroneta!».  

Lo stencil con il teppista che lancia i fiori diventa un ragazzo con in mano un corno rosso, la bambina che si dondola dalla scritta Parking diventa un’altalena appesa a Castel del Monte. 

Ma non solo 

Il faccione di Banfi comincia a sbucare in tutti le versioni sui muri di Andria, scatenando un incredibile effetto comico.

Una parodia leggera, che pare anch’essa erede della commedia all’italiana. Perché la marcia in più degli abitanti del Bel Paese è sempre stata la vis comica e la capacità di ironizzare, soprattutto su se stessi. 

Ulteriore punto in comune con il collega di Bristol ? Non si conosce il volto dell’artista, che rimane nell’anonimato, Anzi, nell' anonimeto. 

Irene Catabiano

 

di IRENE CALTABIANO

 

 
 

 

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