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I bambini di oggi? Malati di fretta

Scuola, lezioni di piano, danza o calcio, nuoto, compiti, cena, letto.

E il tempo per respirare? I bambini di oggi sono iperattivi. Continuamente  connessi, con l'agenda già piena di impegni a otto anni. Ancor prima di arrivare all'adolescenza sono già dei piccoli adulti.
 

Cari genitori, non staremo esagerando? Gli effetti collaterali esistono e non sono nemmeno troppo difficili da individuare. I pargoli 2.0 sono ammalati di fretta. Scrivono come digitano: un lessico da web, rapido e frenetico.  Parlano con scarsa proprietà di linguaggio e non sono sereni in compagnia dei coetanei. Una ricerca del Center  for Disease Control and Prevention (USA), l'11 per cento dei bambini in età scolare, a causa del carico di impegni, ha un deficit d'attenzione e disturbi del sonno.

 

Che fare? Il confine fra pigrizia e vivacità non è facile da definire. Ma si potrebbe cominciare con svuotare da qualche impegno le giornate dei figli. Far riscoprire il piacere della lentezza, la bellezza di una conversazione con un amico, il relax di una passeggiata in mezzo alla natura. Senza bisogno di star sempre dietro alle lancette dell' orologio. Anche quando è ora di andare a letto, non basta spedirli in malo modo sotto le coperte. Proponete di leggere una favola insieme, evitando di mettergli uno smartphone in mano. Inoltre avere un po' di tempo per stare con sè stessi stimola il pensiero creativo e  la capacità critica.

Vogliamo crescere potenziali adulti già stressati? Il tempo è prezioso e bisogna imparare a dosarlo nella giusta maniera. Vedrete che, una volta cresciuti, vi ringrazieranno.

di IRENE CALTABIANO

 

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Baby reborn: figli da collezione

Non piangono, non gridano, non fanno i bisognini e non vi svegliano nel cuore della notte.

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Ma somigliano tanto, forse troppo, a neonati  veri.  Le Baby reborn sono versioni 2.0 di Cicciobello. Bambole in vinile di produzione industriale che vengono successivamente modificate a regola d’arte da professionisti (da qui il nome Reborn, rinate)

Occhi iperrealistici, guanciotte morbide, pelle leggermente grinzosa come quella di un bambino appena nato. La sensazione che suscita la vista du queste creazioni è a metà fra la tenerezza di  Baby mia e l'inquietudine di Chuckie, la bambola assassina. Se tutto questo non fosse abbastanza, alcuni autori di Reborn dolls usano come base pupazzi di troll o elfi, a cui vengono successivamente regalate fattezze umane.

 

«Quante storie per un giocattolo per bambini» direte voi

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Non è proprio così. Le Baby Reborn sono “balocchi” per adulti, pensate per collezionisti piuttosto che per intrattenere i più piccoli. Il prezzo di vendita infatti varia dalle cento alle migliaia di euro

A giudicare da alcuni video di YouTube che mostrano l’arrivo del pacco in cui è contenuto il giocattolo, sembra che Frankestein sia sfuggito al controllo del creatore. Quarantenni che si emozionano come se avessero appena partorito. 

Signore che hanno dedicato un’intera stanza al bambolotto. Qualcuna ha addirittura creato una nursery, con dieci, venti bambini fake. E  li mostra orgogliosa al popolo della rete.  Finora la moda sembra interessare principalmente l’America, ma l'acquisto dei Reborn babies è disponibile online anche in Italia.

GUARDA IL VIDEO

Per chi invece proprio non si può permettere le mini opere d’arte c’è qualcosa a un prezzo molto più accessibile. Una bambola gonfiabile a forma di bebè, a soli 9,90 euro.  Chissà perché chi ha visualizzato il prodotto si è mostrato interessato  a ben altro tipo di bambole.

 Hobby per ricchi? 

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O inquietante deviazione di un più ampio discorso sociale in cui metter di mezzo eugenetica e uteri in affitto? Non voglio scomodare i massimi sistemi. Ma mi sembra di assistere a una generazione a metà fra il desiderio di prole e contemporaneamente bloccata all’infanzia, in un continuo limbo fra il volere ma non potere.  E allora qual è la soluzione, per non scomodare la scienza e sollevarsi da ogni responsabilità? 

Comprare un feticcio da usare e modellare a propria discrezione, biondo o bruno, cinese o africano che sia. Senza perticolare dispendio di energie e attenzioni.

 

di IRENE CALTABIANO

 

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Mathpix: alzare la media scolastica e annientare l'intelligenza

Che rabbia.
 

 Avessi avuto anche io un’app del genere mentre i miei poveri neuroni, ormai votati alla letteratura, si spremevano nel cercare di risolvere un’ equazione. Analfabeti dei numeri, esultate. Da iOs è appena arrivata Mathpix, un’app che risolve operazioni matematiche semplicemente fotografando il foglio su cui sono scritte. Come? Tramite un algoritmo di riconoscimento di simboli e lettere, passaggio per passaggio. Unici requisiti di utilizzo: una connessione Internet per raggiungere i server dell’app e avere una calligrafia chiara.

Poveri professori, che ormai non sanno più cosa inventarsi perché gli studenti non copino o non si avvalgano di supporti elettronici. Serve a poco sequestrare tablet e cellulari. Chi garantisce che non abbiano doppi, tripli, quadrupli dispositivi? Ma soprattutto…chi li controlla una volta a casa? Non possono certo verificarsi scene da perquisizione ogni volta che si deve svolgere un compito in classe.

Mathpix non è unica nel suo genere. Chi maledice Seneca o Platone  ogni volta che deve tradurre una versione non avrà più problemi del genere. Google Translate infatti nasconde le sue insidie. Sappiamo che il motore di ricerca non è proprio un campione nelle trasposizioni coerenti, ma tra le sue opzioni prevede traduzione latino-italiano e viceversa.Con un minimo di logica si può ricostruire il significato corretto del testo. Il colosso di Silicon Valley non è ancora arrivato al greco ma ci hanno pensato alcuni sviluppatori indipendenti, supportando gli studenti con vocabolari online e elenchi dei paradigmi più diffusi (αβ ad esempio). E noi che la terribile professoressa di greco e latino ce la sognavamo la notte. Tremo al sol pensiero di cosa avrebbe fatto se ci avesse colto in flagrante, smartphone alla mano.

E i sotterfugi non si fermano certo qui. Google Goggles fa un baffo alle professoresse di storia dell’arte. In pochi secondi  infatti squarcia il velo di Maya, rivelando autore, stile pittorico e contesto in cui è stato dipinto un quadro. Invece, per chi la fisica proprio non la mastica, c’è IFisica Pro, che, in una manciata di secondi, individua l’argomento di cui si sta parlando, elencando formule e applicazioni.

Insomma, grazie alla tecnologia è difficile che ci sarà qualche ripetente. Ma è pur vero che c’è il pericolo di crescere una generazione di asini e incapaci che, al primo problema, cercano un’app che glielo risolva.

di IRENE CALTABIANO

 

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