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Lo youtuber più ricco del mondo ha sette anni e recensisce giocattoli

Miliardi di visualizzazioni, 17 milioni di iscritti e22 milioni di dollari nel conto in banca.

Ecco i numeri dello youtuber più ricco del mondo. Tanta ammirazione mescolata a invidia, se non fosse che Ryan, in arte Ryan ToysReviewha solo sette anni.

 Non solo i suoi numeri sulla celebre piattaforma di web streaming sono assurdi ma il piccoletto possiede già una sua catena di abbigliamento e una collezione di giocattoli  a suo nome da Walmart.

Ha persino firmato (o meglio i suoi genitori) un accordo con il canale di intratteni acquistati e ripresi da Amazon e  Hulu.

La rivista americana Forbes l’ha immediatamente inserito in cima alla classifica dei giovani youtuber più pagati al mondo.

Da dove nasce Ryan Toys reviews?

Ryan a tre anni era già una piccola star.  Le sue prime apparizioni su YouTube avvengono grazie alla madre che decide di catturare e condividere i suoi momenti di gioco, mentre costruisce Lego, gioca con le macchinine, va sugli scivoli ad acqua.

Il video che l’ha fatto accedere all’Olimpo degli youtubers è quello in cui Ryan apre un uovo di Pasquagigante di Cars 3. Da quel momento le visualizzazioni del sono cresciute alle stelle. Numeri che non sono sfuggiti nemmeno a star come PewdiePie e Justin Bieber, che hanno trovato in Ryan, a tutti gli effetti, un piccolo competitor.

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Cosa c’è di giusto?

ryan toys reviewL'elemento positivo di questa storia è il poter prendere esempio da canali simili. Potenzialmente, si possono fare recensioni su qualsiasi cosa, cavalcando il trend giusto e sfruttando un corretto mix di elementi.

Il fenomeno delle recensioni di giocattoli su YouTube infatti non è certo nuovo. Precursori sono stati canali come DisneyCollecterBR, gestito da una donna senza volto che, nel 2013, apriva i pacchetti dei giocattoli e parlava con loro.

Infine basti solo pensare che venti sui cento canali migliori di YouTube sono incentrati sul mondo dei giocattoli.

Questo fa sì che il piccolo Ryan venga letteralmente subissato di proposte delle aziende affinché i loro prodotti vengano mostrati nei suoi video.

Cosa c’è di sbagliato?

ryan toys review6Personalmente il fatto che un bambino di appena sette anni sia così ricco e famoso mi inquieta. Non c’è dubbio che Ryan sia la quintessenza del carino e coccoloso, con gli occhioni grandi e la faccetta felice.

Sfido, quale settenne non avrebbe sempre il sorriso a 32 denti se fosse continuamente circondato di giocattoli?

Tuttavia il rischio di essere tremendamente viziato è dietro l’angolo (anzi, da ciò che emerge dai video, il rischio è già realtà).

Sarà giusto avere così tanti soldi a quest’età (per quanto, alla fine, siano i genitori a beneficiarne)? Può essere considerato sfruttamento?

Non ci sono leggi che regolano il lavoro dei bambini performer. Se è gestito dal genitore o dal tutore legale il minorenne può essere impiegato a qualsiasi età, purchè l’attività non sia pericolosa o proibita.

In questo caso i genitori di Ryan non pubblicano più di un video al giorno, cercando di non interferire con l’educazione scolastica di Ryan.

La coppia però sembra avere una vera e propria ossessione per YouTube, dal momento che le sorelle sono apparse sulla piattaforma quando avevano solo poche settimane di vita.

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di Irene Caltabiano

 

 

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Condividere divano e passione: ecco Sofan, Airbnb dello sport

La dura lotta per trovare uno streaming decente.

calcio-divanoO un sito che trasmetta la partita in tempo reale. 

Poi combattere con i cronisti che parlano, a seconda dell’occasione, spagnolo, russo o rumeno. Anche se la partita è Inter-Milan.

Essere patiti di una squadra, alle volte, può diventare un problema. Soprattutto se vivi all’estero, non hai un abbonamento Sky e sei vittima di quella nostalgia canaglia di divano, Nastro azzurro e di altri super tifosi che, come te, sospirano per vedere la squadra del cuore.

È proprio partendo da questo bisogno che Federico Torno insieme ad Antonio Gullotti e Luciano Monteleoni ha creato Sofan, applicazione che promette di essere l’Airbnb del "divano da partita".

Sofan: la sharing economy dei salotti

antonio gulloti e luciano monteleoniPoco più di vent’anni,  due siciliani e un milanese, i tre moschettieri hanno urlato all’ eureka! durante i rispettivi soggiorni all’estero ad Amsterdam, Londra e Madrid.

Arrivare in una città sconosciuta è infatti entusiasmante e stimolante: posti nuovi, lingua nuova, aria nuova. Ma non sempre è facile. Abitare in un paese diverso dal proprio significa anche doversi ricreare una propria dimensione e un nuovo giro di amicizie.

La passione comune per lo sport dunque può diventare un ottimo collante; partendo dal presupposto che è molto più semplice stringere rapporti in un ambiente composto da cinque persone rispetto a un locale pubblico sovraffollato, dove, normalmente, arrivi già accompagnato.  

Come funziona Sofan

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Come host non paghi nulla. Se invece sei dalla parte del tifoso che busserà alla porta, si chiede un contributo che va dai tre ai sette euro, da stabilire in base ai servizi offerti (da una confortevole poltrona alla ciotola di snack con una bella birra ghiacciata).

Un po’ come succede con Bla bla car per cui l’host recupera i soldi della benzina, il proprietario di casa risparmia un gruzzoletto sui costosi abbonamenti TV, e dall’altra l’ospite risparmia rispetto al vedere la partita nei pub. Infatti, tra birra e cibo, è quasi certo spendere almeno una banconota da dieci.

Certo, qualcuno potrebbe storcere il naso all’idea di “mettersi in casa gente sconosciuta" (anche se, con questo ragionamento, la sharing economy praticamente non esisterebbe).

I tre ideatori hanno però anticipato e risposto questa critica: ci sarà infatti un periodo di tempo iniziale in cui verrà tenuta in sospeso la richiesta per procedere alle opportune verifiche, mentre per quanto riguarda gli ospiti sarà fortemente consigliato l’upload del documento di identità in modo da verificarne il profilo.

Ogni ospite avrà così possibilità di accettare o rifiutare chi invierà la richiesta di partecipazione a un evento di Sofan.

Le prossime mosse dell'Airbnb dello sport

sofan6La prima fase di lancio ha riguardato Milano. A poco, a poco però Sofan si è diffuso nelle principali città italiane e ora è presente anche a Torino, Bologna, Roma, Napoli, Catania, Palermo e Firenze. 

«ll mercato più fertile, peraltro, potrebbe non essere il nostrano. Abbiamo già avuto diverse richieste per arrivare in città straniere, ma per il momento ci vogliamo concentrare sull’Italia» dicono i fondatori.

L’obiettivo infatti è sviluppare un modello di crescita da replicare nei diversi paesi, facendo leva sul desiderio di convivialità e sulla costruzione di una folta community.

E sull’amore per lo sport, naturalmente.

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di Irene Caltabiano

 

 
 

 

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Gli influencer hanno davvero un peso sulle vendite? Pro e contro

L’influencer.

chiara-ferragni1Che piacciano o no, che si condivida o meno che sia stata categorizzata come una delle professioni 2.0, è un dato di fatto che ormai gran parte delle aziende includa nel proprio piano di comunicazione l’influencer marketing.  Il 60% dei brand, per l’esattezza.

Gli influencer guidano il pubblico, sono il faro in mezzo al caos dei consumi, assicurano la fiducia di un determinato target di pubblico. In poche parole, sono l’evoluzione dei vecchi testimonial.

Tuttavia, la domanda che mi sono posta quest'oggi è: conviene davvero includere questa tipologia di guadagno nel proprio range di spese pubblicitarie? "Passeggiando" per diversi siti e prendendo in considerazione le opinioni di esperti, ho raccolto per voi PRO e CONTRO.

PRO dell'influencer marketing

influencer-marketing1) Gli influencer, in virtù della notorietà raggiunta, possono arrivare ad un pubblico molto ampio, raggiungendo nuove fette diclientela per l’azienda. 

Un brand può entrare nel radar di un nuovo target di consumatori: i follower dell’influencer che, seguendo il personaggio, vengono in contatto con la marca. Ciò consente, rispetto ai mezzi tradizionali, di comprendere meglio esigenze e gusti della clientela.

2) Una strategia di influencer marketing ben progettata farà innalzare il volume di traffico sul sito, il che accrescerà le probabilità di successo. Inoltre chi arriva al prodotto tramite gli influencer è già informato e in qualche modo convinto dell’azione da svolgere (ovvero acquistare).

3) È risaputo che i consumatori preferiscano ricevere consigli su prodotti o servizi da persone di cui si fidano, meglioinfluencer-marketing8 se attinenti al settore e davvero esperte. Come succede nella realtà, siamo più propensi ad ascoltare persone di cui normalmente abbiamo stima anziché andare alla cieca.


4) Il ritorno in termini di immagine e reputazione è notevole, dal momento che i consumatori sono pressocchè abituati ad essere corteggiati e bersagliati da pubblicità e da più parti. Se si crede di convincere i clienti puntando tutte sulle caratteristiche del prodotto, ci sbagliamo di grosso. L’unica maniera per portare il cliente finale a preferire noi ai nostri competitor è riuscire a prenderli…sul lato emozionale.

Contro dell'influencer marketing

1) Anche l’influencer marketing va pianificato. Come ogni altro strumento  si deve progettare un percorso continuativo, impegnandosi a costruire una relazione con il target di riferimento, per avvicinarlo davvero al brand.

2) Non si deve mai superare il limite di naturalezza e lasciare che il marketing diventi troppo "marchettaro". Se l’influencer consiglia un determinato prodotto utilizzando il suo stile espositivo allora la promozione potrà risultare autentica.

3)Non si deve dunque chiedere dunque all’influencer di superare i propri limiti o esprimersi in aziendalese. Il rischio è compromettere la veridicità e perdere la credibilità acquisita.

4) Infine, anche se può risultare ovvio, stare attenti a chi si sceglie. Se non viene fatto precedentemente un tipo di studio adeguato, si rischia di buttarsi la zappa sui piedi e anziché incrementare le proprie vendite,penalizzare il proprio prodotto.

Influencer marketing: si o no?

influencer-marketingCertamente l’influencer marketing richiede un importante lavoro di ricerca delle persone più adatte, analisi dei profili e un corretto dialogo per mantenere la relazione lavorativa a livello professionale. 

Gli influencer, mettendoci letteralmente la faccia, vogliono pubblicizzare  prodotti anch’essi già riconosciuti e di una certa qualità.

 Si ottengono risultati migliori nel web marketing con le aziende che hanno già una buona comunicazione interpersonale. Gli influencer, in molti casi, susciteranno commenti, nuove opinioni, passaparola e altre forme di interazione che sarà compito dei responsabili della comunicazione aziendale online tenere sott’occhio ed eventualmente correggere con interventi ad hoc.

Sicuramente non è il caso di introdurre l’influencer marketing nelle proprie strategie di comunicazione online se si commercializzano prodotti privi di carattere o di qualità scadente.

In questo caso la strategia potrebbe anche rivelarsi un vero e proprio boomerang. Infatti, qualche influencer più indipendente potrebbe addirittura iniziare a parlarne male.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

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