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Domenico Lucano, oro di Riace

Da oggi a Riace ci sarà qualcosa, o meglio qualcuno, più famoso dei bronzi.
Si chiama Domenico Lucano ed è l’unico italiano ad essersi aggiudicato un posto nella classifica dei leader più influenti del mondo della rivista americana Fortune. In mezzo a Jeff Bezos,CEO di Amazon, il Nobel per la Pace Auung San Suu Kyie e Tim Cook, amministratore delegato di Apple , il primo cittadino di questo piccolo paese della Calabria è stato premiato  per il suo impegno nel campo dell’immigrazione. A dimostrare che influenza e potere possono avere molteplici signficati.
 
 Lucano è diventato sindaco nel 2009; da quando ha assunto tale carica il comune ha accolto oltre seimila migranti. « Per decenni l’emigrazione  ha prosciugato la vita a Riace, un villaggio di 2000 abitanti».  Così, quando una barca  di profughi curdi ha raggiunto le sue coste, non ha visto un’ulteriore gatta da pelare ma un’opportunità. Ha offerto perciò ai rifugiati appartamenti abbandonati insieme a una formazione lavorativa. Oggi gli immigrati hanno avviato una serie di attività artigianali ed imprenditoriali, rivitalizzando un centro altrimenti destinato a degrado economico e sociale e progressivo spopolamento. 
 
Il sindaco di Riace è uno dei  pochi che ha avuto il coraggio di fare dell’immigrazione una risorsa, scelta che si è rivelata vincente. Laura Boldrini si è congratulata con Lucano tramite un tweet; il sindaco era infatti una vecchia conoscenza di quando la presidentessa della Camera era portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati. La notizia dovrebbe inorgoglire non solo calabresi e italiani,  ma essere d’esempio  all’intera Europa . Trasformare un problema in risorsa e fare un uso “politico” del potere, inteso nel senso più alto, non è da tutti.  
 
«È un riconoscimento - ha detto il sindaco di Riace - che per la sua importanza ed il suo prestigio mi incute addirittura un po' di disagio. Questo perché io non aspiro né a poltrone, né a carriere perché voglio essere uno del popolo e voglio aiutare le persone che hanno bisogno e nelle quali io stesso mi riconosco». 
 
 
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Se la tecnologia annulla la parola

Un bambino su tre ha difficoltà nel parlare.
Questo il preoccupante risultato di una ricerca svolta in collaborazione tra Asl di Bari, Cnr di Pisa e Università di Locarno. A lanciare l’allarme alcune maestre d’infanzia pugliesi, che hanno sottolineato come una gran quantità di bambini dai tre ai cinque anni  abbia difficoltà a formulare frasi e discorrere speditamente. Così Rossella Peparello, dirigente scolastico  delle scuole d’ infanzia del settore III di Bari, messa a conoscenza dell'accaduto,  ha deciso di procedere con metodo scientifico per capire se non si trattasse di un caso singolo.
 
I risultati sono arrivati sottoponendo genitori e insegnanti a una serie di test.  Il campione d’osservazione era costituito da  350 bambini provenienti da cinque asili comunali di Bari; assieme alle maestre anche un logopedista, che ha notato in molti la difficoltà a pronunciare la lettera g  e a esprimersi senza inciampare nella lingua.
 
Certi bambini  recuperano con soli due mesi di cura, ma se gli errori non vengono corretti subito non è detto che le difficoltà vengano superate con la crescita.  Il problema, in ogni caso, è rischiare di rovinare il percorso scolastico dell’alunno già dalle elementari. 
 
Quali sono le cause di questo gap?
La tecnologia imperante comincia a rivelare le prime storture. Le nuove generazioni sono più abituate a digitare che a parlare. Basta pensare a quanto anche noi adulti ormai scriviamo cose che potremmo tranquillamente dirci faccia a faccia.
 
Ulteriore motivo è la scarsa comunicazione con i genitori. Mamma e papà passano forse troppo tempo su WhatsApp e simili?. La ricerca è comunque servita a dare risposte agli insegnanti; nessun mutismo selettivo ma un fenomeno corale.«Soltanto così possiamo predisporre interventi , in rete, in un contesto non semplice, visto che insegnanti di sostegno ed educatori non sono mai sufficienti» dice la Peparello.
 
Le soluzioni
  • Innanzitutto, anche se sembra strano, non sottovalutare la pigrizia dei bambini. Se capiscono che le loro richieste vengono esaudite senza bisogno di aprir bocca, non si sforzeranno  a parlare. Molti deficit dipendono dalla relazione che il genitore instaura con il figlio. Se mamma o papà parlano a monosillabi, non potranno aspettarsi bambini particolarmente loquaci
  • Prima di insistere su un miglioramento, imparare ad ascoltare i bambini e capire quali potrebbero essere le cause reali del problema
  • Farli leggere, tanto e ad alta voce.
  • Stabilire orari di utilizzo della tecnologia,soprattutto per gli adulti. Il bambino ha bisogno di capire l’importanza della comunicazione vocale.
Irene Caltabiano
 
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Automattic, l'azienda dei sogni è completamente virtuale

Lavorare comodamente sdraiati nel giardino di casa o in spiaggia? 

Un ufficio libero da confini spaziali, con dipendenti ai quattro angoli della terra? Si chiama Automattic ed è l’azienda  da un miliardo di dollari fondata da Matt Mullenweg, creatore di  Wordpress e paladino dell’informazione libera. La piattaforma per la produzione di contenuti raccoglie ormai il 75% dei siti a livello mondiale, meccanismo che rende la rete talmente democratica da far sì che il quindicenne che apre un blog usi lo stesso software del New Yorker. 

 
La società ormai fornisce contenuti a 15,8 bilioni di pagine al mese, ma nei suoi annunci di lavoro non troverete mai la voce “ preferibilmente residente a”. La forza dell’azienda è avere 400 dipendenti che abitano in 43 Paesi diversi. « Assumiamo le persone a prescindere da dove si trovano» dice Mullenweg «così possiamo attrarre e tenere con noi i migliori talenti senza obbligarli a stare a New York o San Francisco». 
 
I benefici del telelavoro
Una struttura del genere funziona? A quanto pare sì, e anche molto bene. In Automattic vige la politica dell’open vacation. Niente piano ferie, ciascuno può gestire autonomamente il tempo da dedicare a famiglia, amici, hobbies e sport. L’azienda, dal canto suo fornisce software e hardware necessari per lavorare, assicurazione sui viaggi, libero permesso di paternità e maternità, contributi, buoni per l’infanzia e molti sconti. Inoltre, ogni cinque anni, tre mesi di ferie pagate.
 
I dipendenti vanno “fisicamente” a lavorare solo una volta l’anno, per un brainstorming di sette giorni in cui vengono scelte le strategie aziendali per l'anno successivo. Le location? San Francisco, California, La Paz, Oracle, Las Vegas, San Diego, Santa Cruz. Qualcuno potrebbe pensare che la lontananza non aiuti a creare rapporti interpersonali o non favorisca identità e affezione al luogo di lavoro. Sara Rosso, dipendente dell’Automattic, è di tutt' altro avviso: « Dal momento che non ci vediamo spesso, viviamo intensamente il tempo che passiamo assieme. Ed è utile perché ci confrontiamo con persone che fanno parti di altri team, favorendo la crescita dell’intera azienda».
 
Zero mail, solo chat
Ulteriore curiosità? Automattic non comunica tramite posta elettronica, ma utilizza  Slack, un particolare tipo di blog Wordpress dove i post sono in realtà conversazioni che avvengono in tempo reale. «Avete mai sentito nel mondo del lavoro qualcuno che ama le email, che ne vorrebbe più di quante ne ha già?» commenta sarcastico Mullenweg. 
Le discussioni possono riguardare sia l'intera azienda che semplicemente alcuni membri del team. Le comunicazioni tra dipendenti sono così perfettamente tracciabili. Inoltre il sito dell’azienda viene aggiornato settimanalmente con il numero di messaggi scambiati durante la settimana. Altro vantaggio? Dal momento che i lavoratori sono sparsi in tutto il globo la copertura oraria è pressochè totale. 
 
Qualità fondamentale? Saper scrivere
In un mondo in cui l’ars scribendi è sempre più spesso bistrattata, per Automattic rappresenta invece requisito fondamentale per l'assunzione. «È tra le cose che guardiamo di più quando vogliamo assoldare qualcuno», dice Matt. «Per me scrivere in maniera chiara significa pensare in maniera chiara, indipendentemente dal background di ciascuno o dal proprio ruolo, che sia un programmatore o un designer. Se il messaggio è comprensibile a tutti allora la comunicazione risulterà efficiente. È l’unico modo per poter lavorare bene in un’azienda anche a parecchi fusi orari di distanza».
 
 
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