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Concierge journalism: l'editoria riparte dalle app

In un mondo in cui nascono 547 siti al minuto, il know-how della pubblicazione di contenuti è fondamentale.
È ormai chiaro che il mondo dell’informazione è in costante evoluzione. Qual è dunque la via giusta per emergere da questo calderone? Dopo la diffusione di Facebook e simili, in cui tutti sparavano nel mucchio per vedere chi abboccava, la musica sta cambiando. La nuova tendenza  è il concierge journalism, cioè la pubblicazione di contenuti che creino un rapporto più intimo con l' utente, quindi molto settoriali. 
 
Il futuro dell’editoria dipenderà dunque dal saper giocare bene le proprie carte, agendo con intelligenza e puntando sull’integrazione nei servizi di messaggistica. Questo vorrà dire riconsiderare contenuti, strategie e metodi differenti d monetizzazione. C’è chi ha già scelto di integrare i propri articoli su altre piattaforme. Huffington Post ad esempio ha avuto negli ultimi tempi una diffusione enorme, sfruttando il co-branding con BuzzFeed e riuscendo a ottimizzare la propria presenza sui motori di ricerca.
 
Tuttavia secondo  un report del  ComScore’s 2015 U. S Mobile APP i millenials  trascorrono la maggior parte del proprio tempo sule app per smartphone, utilizzando nella maggioranza messaggistica e social.  Fra le app non c’è un primato particolare, l’utenza passa velocemente da Facebook Messenger a Whatsapp. 
 
Diverse piattaforme hanno già cominciato a sperimentare nuove metodologie di diffusione. BBC news è stata la prima, nel 2014, a sperimentare contenuti editoriali su Whatsapp, in particolare con il servizio “informazioni di salvezza”, che aveva come obiettivo le comunità africane colpite dall’Ebola.  Whatsapp però non è progettato per lavorare in modo efficiente come servizio push, quindi la BBC ha poi veicolato l’utenza su contenuti generati dal pubblico e notizie.
 
Il servizio potrebbe evolversi fino a creare canali specializzati direttamente sui servizi di messaggistica instantanea, includendo avvisi, sticker, curiosità e emoji, stimolando conversazioni ad hoc. Questo tipo di comunicazione si ispira al mondo reale, in cui una persona propone un argomento e ciascuno a ruota esprime la propria opinione. Ciò renderebbe il giornalista una specie di mediatore, che ha la responsabilità di  avviare il dibattito, moderarlo, assicurare la veridicità delle fonti e, quando necessario, fornire ulteriori spunti. Questo meccanismo crea un rapporto più intimo e diretto con l’editor,  evitando di renderlo una sorta di deus ex machina lontano dal lettore. 
 
La comunicazione  sarà così più dinamica e risulterà facile verificare quali argomenti hanno maggiore presa. In poche parole  contenuti specialistici, che renderanno le redazioni completamente mobile.  Come ci si guadagna? Vendita digitale di sticker, e-commerce e micro-eventi con programmazione a pagamento.
 
Siamo ancora alla fase embrionale, ma con questi presupposti potremmo dire addio non solo alla carta stampata ma anche ai siti Internet. 
 
 
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Stereomood, l’app di musica che segue il tuo umore

STEREOMO

Quando il nostro stato d’animo cambia, è come se una sorta di radio interiore cambiasse stazione di frequenza. Inevitabilmente, la musica che preferiamo ascoltare è diversa in base all’umore del momento. Se siamo felici preferiamo qualcosa che alimenti energia e voglia di fare, mentre invece se siamo giù, perlomeno inizialmente, scegliamo qualcosa che quasi ci culli con dolcezza nella tristezza. Stereomood è un sito e un’app per ascoltare musica in streaming, ideati da una startup italiana annoverata tra le migliori del 2015.

 

L’idea è nata dalla nostra passione musicale

STEREOMOODMa la vera molla che ha fatto scattare il progetto è stata la volontà di metterci alla prova nel realizzare qualcosa di totalmente nostro, al di fuori dei rigidi schemi del lavoro di ufficio. 
 
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Così il team di creatori di Stereomood. 

«Giovanni nel febbraio 2008 – quando eravamo tutti colleghi in MTV Italia – ci presentò il progetto di un aggregatore di mp3 che raccogliesse la musica dei migliori blog per facilitare la scoperta di nuovi artisti all’interno di un panorama musicale già immenso in cui risultava difficile orientarsi. Dopo aver scoperto che quanto volevamo realizzare già esisteva, lo abbiamo piegato all’intuizione che è alla base del nostro successo: l’idea di una catalogazione della musica su base emotiva non era stata ancora sviluppata e la sua forza era nella sua semplicità, non poteva essere un’idea sbagliata … ».
 
In breve tempo Stereomood raggiunge un volume di traffico di circa 1 milione di visitatori unici da tutto il mondo, e a quel punto lo staff comincia a muoversi per intercettare investitori. Da qui, la partecipazione a concorsi e business plan competitions che sanciscono il pieno riconoscimento del progetto. Secondo premio per Wind Business Factor, Official Honoree ai Webby Awards 2011 e accesso alla fase finale di Mind The Bridge. 
 
 

Quali sono i consigli per i tanti aspiranti startupper che sperano di seguire le loro “orme”? 

STEREOMOOD

Prima di tutto crederci e confrontarsi subito con il mercato, lanciando una beta del prodotto il più rapidamente possibile
Bisogna puntare sulla qualità, questa è una priorità assoluta: se risponde a effettive esigenze degli utenti e lo fa migliorando la vita delle persone (anche per un piccolo semplice aspetto) sarà destinato a circolare sul web, a partire dai social network e dai blog, catturando sempre più utenti che saranno felici di condividerlo con gli altri. Il word of mouth è stato l’unico strumento di marketing che potevamo permetterci, ma ci ha portato in alto grazie alla validità del servizio che proponevamo: guadagnata una solida base utenti, si possono testare più modelli di business e scegliere quello più adeguato e valido.
 
 

 

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Jasmine, un blog in italiano per raccontarci l'Iran

Un nome che già di per sé evoca dolcezza, accompagnato da occhi intelligenti e sguardo acuto. 
Jasmine Mirage, trentenne iraniana di Isfahan (in arte Jasmine Efte) non smette di ragionare sul suo Paese. E ama il nostro, così tanto che ha imparato l’italiano da  autodidatta, scrivendo diversi blog. In un luogo in cui è complicatissimo esprimere le proprie idee, soprattutto per una donna, scegliere parole di un idioma diverso rende i suo scritti ancora più significativi. 
 
Dal blog Le flaneur persiana e dalla pagina Facebook Alba persiana parla di diritto e dovere di sperare. E lo fa attraverso le poesie, belle e amare nello stesso tempo. «Per il cielo sarò una testa ,per la terra due piedi forse. Sanno solo le pallottole che ho anche un cuore».  Ci sono tantissimi post come questo, giornalmente pubblicati e dalle centinaia di visualizzazioni e condivisioni. Un inno alla libertà d’informazione,  alla voglia di raccontare e diffondere la voglia di pace in un  mondo di guerre. « Tutto questo al momento posso realizzarlo solo attraverso i social. Per noi iraniani sono una finestra incredibile, dalla quale possiamo vedere il mondo esterno e far vedere agli altri chi siamo davvero». 
 
Aprire un blog nasce dall’esigenza di condividere con il resto del mondo le proprie esperienze, paure, pensieri su ciò che sta vivendo. «Ne ho avuto uno  in persiano per quasi tre anni. L’ho dovuto chiudere un anno fa perché ho ricevuto una lettera da parte del governo». Così per un po’ la giovane poetessa smette di pubblicare, ma viene notata e contattata dal Trio Medusa di Radio Deejay per parlare delle notizie buffe della sua vita quotidiana sotto il regime islamico.  Ironia  che continua a distinguerla in rete. Da lì non ha più smesso di condividere la passione per la scrittura direttamente con il pubblico italiano. «  Il vostro è un Paese meraviglioso, siete un popolo unico. Adoro tantissime cose dell’Italia. La comicità, la letteratura, la lingua l’arte, l’architettura, la cucina. Vivere e lavorare lì è un sogno per me. Dite che da voi c'è crisi, ma qui sto vivendo l' inferno».
 
Uno degli obiettivi di Jasmine è parlare anche della situazione sociale femminile. « Nei paesi islamici una donna di qualsiasi età non ha diritto di lasciare il Paese se non ha il permesso scritto di un membro maschio della famiglia. Ci trattano come animali e vorrei che tutte le bambine nascessero in un mondo in cui hanno  libertà di scegliere la propria strada». Per un’appassionata di letteratura come Jasmine anche leggere diventa un problema. La maggior parte dei libri infatti viene censurata dal Ministero della cultura con l’accusa di essere contro i principi islamici. Jasmine parla anche  di giornalisti imprigionati, di voci fuori dal coro messe a tacere, di notizie positive che vengono accuratamente nascoste. Come la liberazione dell’attivista e poetessa Hila Sedighi, arrestata a Teheran e rilascita da pochi giorni. Jasmine aveva postato la notizia, ma è stata cancellata dal suo account in poche ore.
 
«Sono sempre sotto controllo per via del mio lavoro. Mi hanno oscurato molte volte ma tornerò. Ritorno sempre».  Gli stessi social che  a volte abbiamo quasi a noia in altri Paesi rappresentano una finestra sul mondo. E la possibilità di far giustizia. 
 
 
 
 
 
 
 
 
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