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Pubblicare continuamente post e foto sui social? Deriva dall'ossessione di apparire

Troppa immagine e poco contenuto: lo specchio della società attuale

selfie1Apparire, apparire ed ancora apparire. Il mondo virtuale ci offre la possibilità di metterci in mostra ancora più di un capo firmato o un gioiello prezioso. Ma perché lo facciamo? Perché vogliamo apparire di continuo?

Una cosa è certa: l’immagine è la prima cosa che si usa per interagire con un’altra persona. E poiché l’uomo vive di relazioni è logico che l’apparenza diventi una manifestazione necessaria.

Abbiamo bisogno di conferme e di essere accettati, amati e stimati

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Il problema è che la proiezione di noi stessi continua e costante attraverso i social, per i quali l’apparenza è un aspetto fondamentale, e nei confronti di persone che spesso non conosciamo neanche, è una pura illusione o distorsione della realtà.

 

Offriamo a tutti un’immagine di noi stessi con una vita perfetta e senza problemi, cosa che non può matematicamente essere.

Siamo tutti un po’ narcisisti   

E il nostro tanto amato Facebook? Al contrario di ciò che si pensa può essere addirittura uno strumento deprimente perché le vite degli altri appaiono sempre migliori delle nostre.

 Difatti, siamo noi che decidiamo cosa pubblicare e cosa non 

pubblicare, e filtriamo le informazioni in modo da dare un’immagine di noi stessi sempre migliore di quello che nella sostanza siamo.

Apparire è un po’ come un bisogno personale di gloria di cui abbiamo tutti necessità  perché siamo un po’ tutti narcisisti, e i social rappresentano il palcoscenico ideale sul quale il narcisista può mettersi in mostra dando il meglio di se.


In molti sostengono che dietro questo continuo desiderio di apparire si nasconda una profonda solitudine, insicurezza e mancanza di fiducia in se stessi. Si cerca così la notorietà per ottenere consensi. Maggiori sono i “like” e i commenti più ci si sente gratificati, adulati e desiderati. 

Perdere la propria individualità

perdere-individualitàSi finisce così per perdere la propria individualità, che è un valore prezioso, per dare troppo spazio ad un’immagine fasulla che però incrementa il consenso mediatico.

È nel momento in cui non ci sono telefonini , tablet o quant’altro che viene fuori la vera purezza dell’ essere, la nostra unicità ed il nostro contenuto.

Non è la condivisione di un bacio a rendere l’amore più profondo. Perciò godetevi il momento e pensateci prima di pubblicarlo sui social.

 

                Simona Esposito

 

 

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Dispute su Internet? In Cina apre il terzo tribunale dedicato ai diverbi informatici

 Risolvere dispute sul web?

pechino1In Cina sono già al terzo tribunale dedicato esclusivamente alle diatribe informatiche. Con 800 milioni di utenti, in continua crescita, il lavoro non manca davvero. 

La seconda “internet court”

Sabato scorso, infatti, ha preso servizio la seconda “internet court”, cioè la seconda corte del Paese che si occupa di una serie di controversie specifiche anche se piuttosto ampie.

tribunale-cinese3

Si va dallo shopping online ai contratti per i servizi delle piattaforme digitali, dalle norme sul diritto d’autore ai domini e così via passando per tutto ciò che tocca la vita digitale dei cittadini cinesi.

 

Il nuovo tribunale ha aperto a Pechino e il suo nome ufficiale è proprio “Corte internet di Pechino”. Secondo l’agenzia d’informazione governativa Xinhua, che cita An Fengde, vicepresidente dell’Alta corte del popolo di Pechino, il numero dei casi legati a internet sta salendo rapidamente.

Nei primi otto mesi dell’anno le corti pechinesi hanno avuto a che fare con qualcosa come 37mila dispute in qualche modo collegate ai temi della rete, con un aumento del 24,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

In arrivo una terza corte a Guangzhou

guangzhouLa corte è singolare anche per il tipo di funzionamento che seguirà. Sarà per esempio aperta 24 ore su 24 ed è dotata di 38 giudici estremamente competenti, ciascuno con almeno dieci anni di lavoro alle spalle, guidati dal presidente Zhang Wen.

Pure la collocazione non sembra lasciata al caso: il tribunale è collocato allo Zhongguanculn Fengtai Science Park, e ovviamente gran parte dei procedimenti avviene per via digitale, su una piattaforma dove sono a disposizione tutti i documenti e i dettagli del caso.

Così come le sentenze. Segue la prima corte del genere inaugurata lo scorso anno ad Hangzhou, nello Zhejiang, a sud di Shanghai. Stando ai progetti dovrebbe aprirne un’altra fra pochi giorni a Guangzhou.

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di Irene Caltabiano

 

 


 

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In arrivo cerotti smart per percepire suoni al posto degli auricolari

Cuffiette che si attorcigliano o che cascano continuamente dalle orecchie.

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Se avevamo pensato di porre fine a tutto questo con gli auricolari bluetooth, arriva una soluzione ancora meno ingombrante. La nostra pelle diventerà microfono e altoparlante e non dovremmo nemmeno preoccuparci di portarci dietro le cuffiette.

L’idea viene dalla Corea del Sud e, più precisamente, dai laboratori del National Institute of Science and technology di Ulsan, dove un gruppo di ricercatori  è riuscito a realizzare cerotti in grado di condurre segnali acustici.

Tutto ciò grazie a nanomembrane trasparenti e flessibili che contengono un minuscolo reticolo di fili d’argento, rivestiti da strati di polimeri, consentendo di registrare e riprodurre suoni a fior di pelle.

Come funziona

auricolari-sottopelle

L’innovativo materiale trasporta il segnale stesso, operando di conseguenza come un altoparlante indossabile. Il segnale audio  proveniente dalla fonte surriscalda il reticolo di fili del cerotto fino a 33 gradi.

 

In tal modo, il nostro orecchio inizierà a percepire le variazioni della pressione nell’aria circostante, come onde sonore generate dalla voce, vengono convertite in segnali elettrici e poi inviati a un dispositivo esterno, come uno smartphone o un computer, per essere memorizzati ed eventualmente riprodotti.

Quali utilizzi futuri?

auricolari4Potrebbero dunque sostituire cuffie, earbuds, auricolari e tutti gli accessori che oggi si usano per ascoltare musica e aiutare i disabili, fungendo addirittura da speaker per ridare voce a chi l’ha persa. O fungere come tecnologia indossabile per il riconoscimento vocale.

Anche per questo, il prossimo obiettivo dei coreani è quello di migliorarne l’accuratezza nel distinguere voci e parole. Per quanto riguarda la funzione di altoparlante invece, si lavora per migliorare la qualità e il volume del suono. Ma sarà necessario anche trovare materiali adatti.

 Insomma, andiamo sempre più verso una tecnologia innovativa e integrata. E forse avere il ritmo nel sangue non sarà più semplicemente un modo di dire. 

irene-caltabiano

 

di Irene Caltabiano

 

 

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