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Storytelling & Marketing: raccontami il tuo brand

Storytelling, l’arte di raccontare storie.
Chi avrebbe mai pensato che la passione per la scrittura potesse diventare strumento pubblicitario? Eppure esistono corsi che insegnano la nobile arte narrativa applicata a settori commerciali. .
 
Marianna Colantoni, consulente digitale, social media specialist e food blogger, nonché docente alla Wannabe Academy, spiega ciò che distingue questa strategia da una tradizionale campagna pubblicitaria. Lo storytelling trasmette emozioni legate alla storia del prodotto o dell’attività imprenditoriale. Avete presente le recenti pubblicità dell’Ikea, che raccontano la vita di un ragazzino che vive in una casa disseminata di mobili della nota casa svedese? Un classico esempio di posizionamento del brand senza spiegare materiali e modelli del catalogo. O, per rimanere in territorio nostrano, Amadori ha creato la “Amadorabili storie”, che, viaggiando sul web con una simpaticissima Teresa Mannino, presentano una ricetta per ogni puntata, chiaramente usando prodotti by Francesco senza nominarli.
 
Come il vecchio Carosello, si fa pubblicità senza farla direttamente.  Dalla notte dei tempi l’uomo ha sempre adorato le storie. Che siano film al cinema, fiction, spettacoli a teatro, alla radice non sono altro che racconti. Lo storytelling applicato alle marche è molto legato alla sfera sensoriale, con termini nel campo semantico di tatto, gusto, olfatto, creando nella mente di un ascoltatore  una nuova concezione del prodotto. Anche la Barilla sta adottando la strategia. Il testimonial Pier Francesco Favino gira per l’Italia, raccontandoci le storie di chi usa il brand italiano di pasta più famoso del mondo. 
 
L’obiettivo non è convincere, ma coinvolgere, legando i consumatori a valori identitari. Raccontare il modo in cui nasce l’attività, aneddoti, stili di vita, suggestiona il destinatario. Conoscere elementi di un’azienda equivale a scoprire il carattere di una persona, favorendo la fidelizzazione. I momenti di vita quotidiana, comprese le difficoltà, creano empatia e identificazione.
 
Show, don’t tell. Presta al consumatore i tuoi occhi. 
 
 
Ecco un classico esempio di connubio marketing & story telling...Guarda il video
 

 
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Dottore, ci sentiamo su Skype?

Nell’era della comunicazione in tempo reale, anche la psicanalisi si fa online.

 Sono tanti ormai gli psicologi  che offrono servizi su piattaforme come Skype o ooVoo, fruibili sia da pc che da smartphone e tablet. C’è anche possibilità di incontrarsi per la prima volta faccia a faccia per poi proseguire la terapia tramite videochat; la disponibilità del medico alla conversazione verrà indicata tramite il classico pallino verde. 
 
Comunicazione impersonale e poco empatica? I dati dimostrano il contrario. Uno studio di Lancet, rivista inglese di argomenti scientifici,  effettuato su un campione di 297 pazienti, dimostra che la cura online si è dimostrata efficace nel 38% dei casi, a fronte del 28% della terapia face to face
 
Ulteriore indagine è stata pubblicata da ScienceDirect, giornale web punto di riferimento in campo medico-scientifico. Il risultato, ottenuto stavolta su un campione  di 62 persone,  ha evidenziato un 53%  favorevole alla terapia online e un 50%  a quella tradizionale. 
 
Anche il livello di soddisfazione  è alto ( addirittura del 96%) . Quali sono i vantaggi di una terapia del genere? Sicuramente costi minori e, grazie a crittaggio  di informazioni e appositi codici, una maggiore privacy. Inoltre, nei casi più gravi, la seduta online potrebbe facilitare in un primo momento il rapporto medico e paziente . Tuttavia gli svantaggi potrebbero essere comunicazione più lenta, meno empatica e con una diversa disposizione riflessiva ed emotiva. 
 
La psicoanalisi virtuale non potrà mai emulare quella reale, ma potrebbe costituire una valida alternativa. 
 
Irene
 
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Kubrick il lunatico

Ricordate la leggenda  secondo cui sarebbe stato Kubrick a girare lo sbarco sulla luna?
 Il celebre regista statunitense  avrebbe accettato di partecipare al complotto in cambio di tecnologie all’avanguardia per i suoi film successivi.Da un mesetto a questa parte sta girando sul web una video confessione in cui Kubrick , in punto di morte, confermerebbe di aver acconsentito alla messa in scena dell’allunnaggio, dichiarandosi d’accordo con la Nasa.
 
Non c’è voluto molto tempo perché una portavoce della vedova Kubrick dichiarasse che l’intervista è chiaramente un falso. L’attore, che a un certo punto viene persino chiamato Tom, a parte non somigliare per nulla all’anziano Stanley, non ha nemmeno la stessa voce. Peraltro l’intervista risulta datata Maggio ’99;  il regista avrebbe dovuto rilasciare la dichiarazione dall’oltretomba, visto che è morto due mesi prima. 
 
Sembra che il video sia stato diretto da un certo Peter Murray, videomaker che avrebbe ottenuto l'intervista tre giorni prima della morte, e a cui il regista avrebbe richiesto di non rivelare l’oscuro segreto. È stato in seguito appurato che il filmato altro non è che una trovata pubblicitaria dello stesso Murray per acquisire fama. Nonostante la palese contraffazione, molti fan hanno esultato per l’ avvenuta rivelazione, dopo quindici anni di attesa. 
 
Qui il video dell’intera intervista.
 

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