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Coachellamare: le eccellenze pugliesi da Al Bano a Checco Zalone

Prendete uno dei festival musicali più importanti e affollati del mondo. Traslocatelo, per goliardia, dall’assolata California alla più piccola città della provincia di Bari, Cellamare, che sconfessa totalmente il suo nome … e avrete uno degli eventi più virali delle ultime settimane il Coachellamare. Risultato? Questa maratona di pugliesità “rischia” di svolgersi davvero. E quasi certamente non coinvolgerà soltanto chi ha radici nel Tacco d’Italia.
 
«Probabilmente abbiamo individuato un’esigenza. Mentre la musica popolare pugliese ha trovato un contenitore nella Notte della Taranta, manca un evento fortemente rappresentativo della produzione regionale nel campo del rock e pop», così Tommaso Bonvino (Giovinazzo Rock Festival), l’ideatore insieme ad Antonio Conte dell’evento, che ha scatenato il popolo di Facebook. 
A ingolosire chi ha “likato” la pagina dell’evento non solo i nomi storici del panorama pugliese (Toti e Tata, Al Bano e Romina…), ma anche le nuove leve emerse negli ultimi anni (Carolina Bubbico, Gianluca De Rubertis, Erica Mou) e i “figli” dei talent come Giosada.
 
«Non ne sapevo nulla, mi state informando voi. Sono però da sempre convinto che la Puglia abbia bisogno di buone idee e che queste meritino sostegno. Non fatemi sbilanciare. Ma se è una cosa seria, perché no?». Questo il commento di Al Bano. Intanto, anche gli assessori del capoluogo pugliese sono stati coinvolti, nel tentativo di verificare se – e come – tradurre il sogno in realtà. E gli organizzatori hanno già promesso ghiotte sorprese…

 
 
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E se facessero pubblicità nei sogni?

Paesaggio onirico,atmosfera leggermente inquietante e grafica curata.
Cosa succederebbe se le pubblicità entrassero nei sogni? Questo il presupposto del corto di Studio Smack, casa di produzione video dei Paesi Bassi, produttrice per Mtv e Greenpeace. Impossibile, direte voi? E se accadesse, in un futuro non troppo remoto?
 
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Il mio grosso grasso pargolo

Bambini affaticati dopo cinque minuti di corsa.

Attaccati ai tablet o spaparanzati sul divano per ore a guardare la tv. In una parola: grassi. Quarantuno milioni, tanti sono oggi i piccoli sotto i cinque anni in sovrappeso o obesi. Dieci in più rispetto al 1990.  I dati di Echo (Commission on Ending Childhood Obesity) stupiscono: il 25% dei bimbi più grassi non sono gli europei, bensì gli africani. Lo stesso continente in cui c’è più malnutrizione.

Una cosa non esclude necessariamente l’altra. La denutrizione durante la prima infanzia infatti aumenta il rischio di diventare obesi quando la disponibilità di cibo aumenta. «Molti paesi» riporta il documento, «affrontano oggi un aumento della malnutrizione in tutte le sue forme, con un’impennata nei tassi di obesità infantile così come di denutrizione e blocco della crescita. Il problema in questo contesti non è riconosciuto come questione pubblica, perché culturalmente un bambino in carne è spesso considerato in salute».
 
In Italia invece , secondo OkKio alla salute, report pubblicato da OMS, sono il 23%, gli obesi il 9, 8%. La situazione è migliorata rispetto al 20,9% e al 12, 3% del 2008. Le percentuali più alte sono concentrate in centro e Sud Italia. Troppe sfogliatelle e parmigiane? Il fenomeno non dipende solo dalla rinomata buona cucina, ma è legato a poco sport, mancanza di mense e scarsa educazione alimentare. La poca disponibilità di risorse purtroppo induce i Comuni a tagliare sulle spese, condannando i più piccoli alla ciccia. 
 
Inoltre, se un bambino ha entrambi i genitori grassi, ha alte probabilità di presentare gli stessi problemi da adulto. In Campania il 26, 2% delle madri è in sovrappeso mentre l’8, 7% è obeso. Per i papà si parla invece di 21,3% e 15,5 %. Peraltro l’obesità è concentrata maggiormente nei piccoli centri ( che panifici e rosticcerie siano più facili da raggiungere?).
 
Meglio dire no a merende troppo abbondanti, poca frutta e  bevande caloriche. Al massimo, una pizza o un cucchiaino di Nutella ogni tanto ( il piccolo Lucio docet). 
 
Irene
 
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