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Natale alternativo

Due San Giuseppe e un Gesù di colore?  L’ennesima provocazione di Arcigay  contro il simbolo della religione cattolica. L’associazione baluardo di diritti omosessuali ha messo nel Presepe anche un Matteo Salvini nel ruolo dell’asinello, Carlo Giovanardi come bue e, tocco finale, Roberto Cota in veste di pecorella. E i Re Magi? Altro che oro, incenso e mirra. I sovrani d’Oriente sono diventati sponsor di Durex e Settebello, dispensando grandi quantità di preservativi.
 
Le reazioni chiaramente sono state immediate. «Si può e si deve ironizzare sui politici ma sono intollerabili parodie blasfeme, patrocinate da gruppi omosessuali a cui il Governo ha affidato strategie educative in materia nelle scuole di ogni ordine e grado», ha affermato Giovanardi. «É lo stesso Governo che sta tentando di imporre a Parlamento e Paese una legge tesa non a evitare discriminazioni e garantire diritti, ma a aprire la porta a adozione di bambini da parte di coppie gay e all’aberrante pratica dell’utero in affitto».
 
Più tollerante invece la risposta di Matteo Salvini: «Buon Natale anche a questi sfigati e mi dispiace per le loro famiglie che si trovano persone così in casa». Forse sotto sotto si identificava nel ruolo?
 

Irene
 
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Bambino affittasi

Ladre di bambini, sfruttatrici di donne costrette a vendersi per miseria, sciocche egoiste. 
Questi sono solo alcuni degli epiteti affibbiati a signore che hanno scelto di affidarsi alla maternità surrogata. Le rappresentanti di Snoq ( Se non ora quando) condannano apertamente “queste sfacciate” che vogliono un figlio per forza. Siete sterili? Rassegnatevi. Evidentemente qualche divinità ha deciso per voi. Alle femministe il compito di farvi aprire gli occhi su come va il mondo.
 
«Diciamo no a chi vuole un figlio a tutti i costi »  è lo slogan usato dal movimento durante le discussioni sulla legge per la fecondazione assistita. Le  donne non sono  oggetti a disposizione e non si può accettare qualcosa solo perché è possibile farla.
 
Se scelgo liberamente di donare a una coppia la gioia di un figlio, sarò ancora vittima di una società immorale e  di tiranne che vogliono un pargolo come un qualsiasi capriccio? I punti di vista da considerare sono due : quello di chi vuole diventare madre e quello di chi gliene dà possibilità.
 
Spesso le storie sono illuminanti per comprendere davvero i bisogni di soggetti in questione e dare un volto a sterili battaglie burocratiche. Rita  ha provato quindici volte la fecondazione assistita. «  Rimanevo incinta e abortivo. Alla fine mi sono ammalata , mi hanno tolto l’utero  e per me è stato come la fine di tutto. Avevo così tanto desiderato un figlio che quando ero in rianimazione e ho scoperto di non potere diventare madre ho detto a mio marito: stacca i tubi, meglio morire ». Dopo la disperazione, l’India. Una clinica moderna di Nuova Delhi e medici efficienti che garantivano attenzione, protezione e cura alle madri surrogate. E infine Latika, capelli scuri e un gran sorriso, spiraglio di luce per sognare ancora una vita scandita da ritmi di pappe e sonnellini. «Per tutta la gravidanza abbiamo chiacchierato e comunicato via Skype, tenendoci in contatto mentre il desiderio cresceva e si faceva più reale ».
 
 Laura ha  invece riposto la sua fiducia in Ekaterina, ventisei anni e due bambini. « Sono arrivata a Kiev dopo tante fecondazioni assistite e inutili operazioni. Avevo tentato anche con madri surrogate in Grecia ma con scarsi risultati». La donna ucraina , forte, serena, convinta, lo faceva per i figli. Il denaro ricevuto ha permesso loro un futuro migliore. 
 
Il fatto che pratiche del genere vengano utilizzate soprattutto da coppie provenienti da Paesi ricchi a carico di donne più povere è un dato oggettivo . Ma non può essere motivazione assoluta per imporre  di non regalare una gioia a chi non può procreare. Non credo che ci si dimentichi del fatto che si sta parlando di bambini e non di prodotti al supermercato. Peraltro una scelta del genere richiede molta consapevolezza  e una buona dose di sofferenza nel realizzare che un figlio non potrà essere  mai totalmente vostro. Inoltre i costi non sono irrilevanti: si parla di settemila euro alla madre surrogata e trentamila alla clinica che gestisce la fecondazione. Senza considerare spese di viaggio.
 
I dati dimostrano che tra genitori e donne che affittano il proprio utero nasce spesso un rapporto di profonda amicizia e intimità. «Ho passato mesi e mesi a imparare il russo solo per comunicare con Ekaterina » dice Laura. Rita invece ha deciso che, non appena il figlio crescerà, lo renderà partecipe di  come è venuto al mondo e che parte ha avuto nella  sua nascita  quella gentile signora indiana. «Magari lo porterò a Nuova Delhi a conoscere lei e i suoi figli».
 
Perché difendere qualcuno che forse non l’ha chiesto, arrogandosi di essere le sole detentrici di virtù e conoscenza? Non sono assolutamente temi facili da affrontare ma condannare la scelta come abuso, violazione o forma di schiavitù è un errore grossolano. Passare da «Io non lo farei » a «Nessuno dovrebbe farlo» non è un ottimo argomento.
 

 

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Happn: Il treno passa sempre due volte

Avete mai sognato di rincontrare l’affascinante intellettualoide che vi ha lanciato un languido sguardo prima di scendere alla sua fermata? O  la ragazza che, sorseggiando il caffè mattutino, vi ha concesso un po’ di attenzione tra uno sbadiglio  e l’altro?
Nell’era di Internet abbiamo perso gusto dell’azzardo, brivido del rischio, coraggio di farsi avanti.  Happn ( fusione tra happen, happy e app) parte da questo presupposto per  dare al destino una seconda possibilità. L’applicazione, sviluppata per Android e Apple,  ha già conquistato oltre due milioni di utenti, aiutando a ritrovare persone incrociate nel mezzo del cammino di nostra vita. 
 
« A differenza di altre piattaforme, Happn  prende spunto dalla vita di tutti i giorni . Grazie alla geo-localizzazione immediata, ti mostra una timeline di gente che hai visto per strada, che era nel tuo stesso posto allo stesso momento» afferma Didier Rappoport, CEO e co-fondatore della piattaforma.
 
Minaccia per la privacy? Il dirigente non è d’accordo. « L’abbiamo progettata per garantire  sicurezza ai nostri iscritti . L’esatta posizione rimane completamente invisibile agli altri membri. Non importa quanto siano vicini a te, l’indicazione che compare è  “ora sono a 250 metri di distanza”, notifica approssimativa di proposito ». In  ogni momento  inoltre è possibile bloccare profili che non interessano o segnalarli in caso di commenti offensivi. L’app è  aperta  a qualsiasi preferenza, eterosessuale o omosessuale.
 
 In soldoni, se la bellona dell’autobus o il figo della metro sono iscritti al servizio, si potrà avere una seconda chance di seduzione. L’idea è partita proprio analizzando l’industria del dating.  Gli ideatori hanno infatti riscontrato che prerogativa di molte piattaforme è un gap tra quello che le persone vogliono, cioè incontrarsi di  presenza, e ciò  che finiscono per fare: chattare e basta.
 
Happn sfrutta il sistema freemium: il servizio è libero ma con opzioni a pagamento. Un like è gratis , un pacchetto da dieci charm  ( notifiche che il destinatario può accettare o ignorare) costa 1, 99 euro, per dire «ciao, mi piaci» bastano 20 centesimi, evitando imbarazzanti guance rosse. Ogni profilo, oltre a foto, età e interessi  mostra numero di volte che avete incrociato quella persona e data e ora del lieto evento. Oltre a far leva sulla nostra timidezza, l’app  si concentra sulla distrazione. Spesso infatti siamo troppo impegnati a guardare cellulare e tablet per accorgerci di chi sta mostrando interesse per noi.  La piattaforma è da poco disponibile anche  in Italia.
 
Sembra che le nostre fantasticherie potranno dunque trasformarsi in reali tête-à-tête. Ma non  sveglierà dal torpore timidi e impacciati.
 
 
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