Ladre di bambini, sfruttatrici di donne costrette a vendersi per miseria, sciocche egoiste.
Questi sono solo alcuni degli epiteti affibbiati a signore che hanno scelto di affidarsi alla maternità surrogata. Le rappresentanti di
Snoq ( Se non ora quando) condannano apertamente “queste sfacciate” che vogliono un figlio per forza.
Siete sterili? Rassegnatevi. Evidentemente qualche divinità ha deciso per voi. Alle femministe il compito di farvi aprire gli occhi su come va il mondo.
«Diciamo no a chi vuole un figlio a tutti i costi » è lo slogan usato dal movimento durante le discussioni sulla legge per la fecondazione assistita. Le donne non sono oggetti a disposizione e non si può accettare qualcosa solo perché è possibile farla.
Se scelgo liberamente di donare a una coppia la gioia di un figlio, sarò ancora vittima di una società immorale e di tiranne che vogliono un pargolo come un qualsiasi capriccio? I punti di vista da considerare sono due : quello di chi vuole diventare madre e quello di chi gliene dà possibilità.
Spesso le storie sono illuminanti per comprendere davvero i bisogni di soggetti in questione e dare un volto a sterili battaglie burocratiche. Rita ha provato quindici volte la fecondazione assistita. «
Rimanevo incinta e abortivo. Alla fine mi sono ammalata , mi hanno tolto l’utero e per me è stato come la fine di tutto. Avevo così tanto desiderato un figlio che quando ero in rianimazione e ho scoperto di non potere diventare madre ho detto a mio marito: stacca i tubi, meglio morire ».
Dopo la disperazione, l’India. Una clinica moderna di Nuova Delhi e medici efficienti che garantivano attenzione, protezione e cura alle madri surrogate. E infine Latika, capelli scuri e un gran sorriso, spiraglio di luce per sognare ancora una vita scandita da ritmi di pappe e sonnellini. «Per tutta la gravidanza abbiamo chiacchierato e comunicato via Skype, tenendoci in contatto mentre il desiderio cresceva e si faceva più reale ».
Laura ha invece riposto la sua fiducia in Ekaterina, ventisei anni e due bambini. « Sono arrivata a Kiev dopo tante fecondazioni assistite e inutili operazioni. Avevo tentato anche con madri surrogate in Grecia ma con scarsi risultati». La donna ucraina , forte, serena, convinta, lo faceva per i figli. Il denaro ricevuto ha permesso loro un futuro migliore.
Il fatto che pratiche del genere vengano utilizzate soprattutto da coppie provenienti da Paesi ricchi a carico di donne più povere è un dato oggettivo . Ma non può essere motivazione assoluta per imporre di non regalare una gioia a chi non può procreare. Non credo che ci si dimentichi del fatto che si sta parlando di bambini e non di prodotti al supermercato. Peraltro una scelta del genere richiede molta consapevolezza e una buona dose di sofferenza nel realizzare che un figlio non potrà essere mai totalmente vostro. Inoltre i costi non sono irrilevanti: si parla di settemila euro alla madre surrogata e trentamila alla clinica che gestisce la fecondazione. Senza considerare spese di viaggio.
I dati dimostrano che tra genitori e donne che affittano il proprio utero nasce spesso un rapporto di profonda amicizia e intimità. «Ho passato mesi e mesi a imparare il russo solo per comunicare con Ekaterina » dice Laura. Rita invece ha deciso che, non appena il figlio crescerà, lo renderà partecipe di come è venuto al mondo e che parte ha avuto nella sua nascita quella gentile signora indiana. «Magari lo porterò a Nuova Delhi a conoscere lei e i suoi figli».
Perché difendere qualcuno che forse non l’ha chiesto, arrogandosi di essere le sole detentrici di virtù e conoscenza? Non sono assolutamente temi facili da affrontare ma condannare la scelta come abuso, violazione o forma di schiavitù è un errore grossolano. Passare da «Io non lo farei » a «Nessuno dovrebbe farlo» non è un ottimo argomento.
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